Manuela Chiarottino: raccontare l’infanzia tra curiosità, meraviglia e piccoli misteri

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Con una carriera ricca di oltre trenta titoli, Manuela Chiarottino ha attraversato generi molto diversi tra loro: dal romanzo rosa alla narrativa contemporanea, dal romanzo storico fino alla letteratura per l’infanzia, di cui parliamo in questa intervista.

 

Accanto alla scrittura, svolge un’intensa attività nel mondo editoriale come editor, writer coach, ghostwriter, counselor e operatrice di scrittura terapeutica.

 

 

Manuela, avevamo dato notizia alcuni mesi fa dell’uscita di Bea la gatta investigatrice e i suoi nuovi amici e di recente l’abbiamo rivista presente alla Rassegna della Microeditoria di Chiari (Bs). Come è andato l’incontro con i piccoli lettori?
L’incontro è andato bene, come sempre, perché Bea riesce ad attirare l’attenzione, a partire dalla veste grafica fino alle storie ricche di colpi di scena. Bea porta con sé la curiosità, che è il motore di ogni sua indagine ma anche dei bambini e della loro crescita.

 

Cosa ti ha spinto a scrivere anche per l’infanzia e un pubblico giovane?
Mi piace cimentarmi in generi diversi e scrivere per i bambini è qualcosa che mi rilassa e mi diverte, è un po’ tornare a guardare il mondo con curiosità e meraviglia. Non che sia più facile dello scrivere per gli adulti. Bisogna stare attenti al linguaggio, ai temi trattati; ci vuole semplicità ma non banalità. La storia deve essere capace di lasciare un insegnamento o, come dico io, dei piccoli semi che possano germogliare dentro di loro; ma prima di tutto deve saperli divertire, “acchiapparli”, in modo che si sentano coinvolti dalla storia.

 

Oggi i bambini, sollecitati dagli stimoli provenienti dalla tecnologia, sono molto avanti in alcune cose rispetto alle generazioni precedenti. Come divideresti le varie fasce di età a livello editoriale?
Le fasce d’età editoriali sono indicative, oggi credo vadano interpretate con maggiore elasticità. In genere si parte dai 3-5 anni, con storie molto visive e testi brevi; poi dai 6-9 anni, anche 10, quando i bambini iniziano a leggere in autonomia ma hanno ancora bisogno di illustrazioni che sostengano l’immaginazione oppure, per i più grandi, che valorizzino la trama; e infine dai 10 anni, dove si possono affrontare trame più lunghe e temi più complessi. Però, ogni bambino ha il suo ritmo e bisogna assecondarlo. Detto questo, ci sono storie come quelle di Bea che attraversano più fasce d’età. I più piccoli le ascoltano lette dai genitori, i bambini un po’ più grandi iniziano a leggerle da soli aiutandosi con le illustrazioni, e i lettori più autonomi possono apprezzarne maggiormente il testo e i dettagli della trama.

 

Come nascono i tuoi personaggi e le loro avventure?
Nel caso di Bea è stato quasi naturale, perché io amo molto i gatti e desideravo creare un personaggio che ne incarnasse la curiosità, la vivacità e un certo spirito avventuroso. Bea è curiosa, coraggiosa, un po’ testarda, ma sempre sincera e pronta ad aiutare. Poi, attorno a lei, sono arrivati degli amici, dei misteri, che si sono intrecciati quasi da soli. Le avventure nascono dal quotidiano, da quelle piccole cose che agli occhi dei bambini possono diventare grandi.

 

Quanto contano le illustrazioni nel tuo lavoro e nel modo in cui i lettori vivono le tue storie?
Contano tantissimo. Per i bambini l’illustrazione non è solo una decorazione, ma ciò che li accoglie nella storia e li aiuta a comprenderla meglio, che li aiuta a stimolare l’immaginazione e li fa emozionare. In questo caso le illustrazioni le ho realizzate io, utilizzando un programma, e questo mi ha permesso di lavorare in modo ancora più personale sull’atmosfera e sui personaggi. Spesso i bambini ricordano una scena o un personaggio proprio grazie a un dettaglio illustrato, e potere creare quelle immagini per me ha reso tutto ancora più coinvolgente.

 

Che ruolo hanno i temi educativi nei tuoi libri? Cerchi di trasmettere un messaggio preciso o lasci che sia la storia a parlare da sé?
Io credo che le storie più efficaci siano quelle che non “insegnano” in modo diretto, ma che lasciano qualcosa nel cuore. Nei miei libri c’è sempre un tema educativo, l’amicizia, la collaborazione, la fiducia, il rispetto, ma cerco di far sì che emerga in modo naturale, attraverso le scelte dei personaggi. I bambini sentono quando un messaggio è forzato, mentre se nasce dalla storia lo fanno proprio senza accorgersene.

 

C’è un consiglio che daresti ai giovani lettori — o magari ai genitori e insegnanti che li accompagnano nella lettura?
Ai bambini direi di non smettere mai di essere curiosi, perché la curiosità apre porte che gli adulti spesso non vedono più e alimenta la voglia di conoscere, studiare, esplorare e quindi crescere. I libri, in questo, aiutano tantissimo. Ai genitori suggerirei di leggere con i loro figli: la lettura condivisa può essere divertente, crea un legame e stimola il dialogo. Suggerirei anche di portarli in biblioteca quando organizzano letture per i piccoli, a volte accompagnate da laboratori di disegno o giochi, è sempre un modo per avvicinare i bambini ai libri. Agli insegnanti direi di stimolare l’amore per la lettura scegliendo libri adatti all’età e vicini al mondo dei bambini. Non devono essere necessariamente testi “impegnativi” o legati a eventi lontani, ma storie capaci di parlare alla loro immaginazione e che stimolino il loro interesse. In generale l’importante è trovare il libro giusto per la fascia d’età e, soprattutto, per il bambino che lo leggerà.

Chi sono

Virginia, 32 anni, editor, consulente editoriale e mamma di Gemma e Tessa. Credo fermamente nella bibliodiversità, nelle realtà editoriali indipendenti e nella potenza comunicativa degli albi illustrati.

“Amore Immorale” di J.R.

“Amore Immorale”, romanzo dell’enigmatico autore J.R., è un’opera che affonda le mani nel terreno molle e complesso delle passioni umane, sezionando desideri, impulsi e contraddizioni con una scrittura che non teme di essere intensa, spregiudicata e profondamente emotiva. È un libro che non cerca compromessi e si presenta come una sfida aperta al lettore: una sfida morale, psicologica e sensuale.

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