“Come tessere di un domino” di Zigmunds Skujins (IPERBOREA) è un libro che mi ha aperto un mondo perché questo libro parla di un paese che conosco molto poco. Se c’è una cosa bella che i libri possono fare è far venire voglia al lettore di andare a conoscere persone e luoghi fino a quel momento sconosciuti e il romanzo di Skujins ci è riuscito.
Il paese in questione è la Lettonia. La storia narrata in questo libro si svolge proprio in questo paese, ma in due distinte fasi storiche: una a cavallo dei secoli XVIII e XIX e l’altro nei momenti immediatamente precedenti la Seconda Guerra Mondiale, fino ad arrivare agli anni successivi ad essa.
Grazie a questo libro ho approfondito la mia conoscenza della Lettonia, scoprendo un paese cosmopolita, democratico, aperto agli altri anche se ha dovuto sopportare difficili dominazioni, tra le quali quella nazista e quella russa.
Due protagonisti per due narrazioni
Il narratore, come ho detto, dà vita a due storie parallele, che vedono una prima e una seconda narrazione le quali hanno protagonisti distinti.
Il protagonista della prima narrazione racconta, con occhio retrospettivo, la sua esistenza e quella della sua famiglia durante il corso del secolo scorso. Le sue storie narrano di un passato privato, quando era un bambino ed evolve poi nel racconto del doloroso ricordo del suo paese vittima di un secolo di dominazioni straniere.
Al contrario, il protagonista della seconda narrazione attraversa il Settecento, il Secolo della Ragione, durante il quale scienze e “magia” hanno convissuto.
È probabile che, per chi ha dimestichezza con Calvino, questo libro ricordi la sua trilogia degli antenati per quanto riguarda il tema del doppio. In realtà tra Skujins e Calvino c’è una grande differenza: mentre il primo racconta le vicende alla fine della sua vita, quando ormai è già vecchio e con il senno di poi, integrando le conoscenze mature con i pensieri della sua infanzia, la prospettiva dataci dalla narrazione di Calvino è quella della pura innocenza, scevra, quindi, da onniscenza di alcun tipo.
La prima narrazione – La bizzarra famiglia baltica del Novecento
La prima storia che ci viene raccontata a come protagonista un ragazzino senza nome, figlio di due artisti circensi che hanno abbandonato la Lettonia e il figlioletto per esibirsi in Europa. Per questo motivo il ragazzo viene cresciuto dal nonno, un uomo al quanto bizzarro che sembra nascondere origini nobili, ma che conduce una vita molto modesta gestendo il noleggio di carrozze e cavalli per cerimonie. I due, nonno e nipote, vivono in un austero maniero nei dintorni di Riga, capitale della Lettonia, insieme ad una Baronessa di origini tedesche ed ebree. A mutare l’equilibrio è l’arrivo, al maniero, di Janis, fratellastro del narratore, figlio della madre e di un uomo giapponese del quale si sa poco. Janis non è l’unico a giungere al maniero; poco dopo, infatti, arriva un personaggio strano che fa l’Aviatore.
La vicenda si snoda dal 1939 al 1991, ossia dalla rottura del Patto Molotov-Ribbentrop e l’indipendenza dalla Lettonia. In questi anni concitati, i due fratellastri cercheranno di seguire le proprie inclinazioni e diventare adulti.
La seconda narrazione – Un corpo per due uomini
Allo stesso tempo, l’autore di “Come tessere di un domino” ci racconta la tanto strana quanto inquietante storia della Baronessa. Il marito di questa, il Barone von Brugger, sembra essere morto in guerra (dico sembra perché c’è chi crede sia morto solo per metà). Un misterioso alchimista, chirurgo improvvisato, ha cucito la parte inferiore del corpo del Barone a quella di un soldato lettone, commilitone del Barone, il quale, durante la stessa battaglia perse la metà inferiore del corpo.
Conclusione
“Come tessere di un domino” è il primo romanzo dell’autore lettone tradotto in Italia. È difficile categorizzarlo sotto un unico genere, perché al suo interno vi troviamo storia, fantasia, riflessione filosofica, ma al contempo è possibile considerarlo anche una saga familiare.
Le due vicende narrate non sono da considerarsi a sé stanti perché entrambe sono caratterizzate da un unico grande punto in comune, che è anche un’esortazione dell’autore al lettore: la ricerca della propria identità.
“Viviamo tutti in un mondo reale e in un altro fantastico. Quello fantastico è probabilmente più comodo”
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