Dal 3 ottobre è arrivato grazie a Indomitus Publishing “Il fascino della clematide”, l’avvincente historical romance di Joey Elis ambientato in epoca vittoriana che ci trasporta nelle nebbiose e misteriose strade di Londra, in un viaggio emotivo che promette di far battere i cuori e spezzarli con eguale intensità.
Andrew Winter ha smesso di esistere. Nel preciso istante in cui ha lasciato Londra e i tranquilli giardini di Rosenthal Manor, dicendo addio all’unica persona in grado di farlo sentire vivo. Nulla sarebbe bastato a cancellare quella notte, quel bacio rubato tra le rose, la sensazione dei suoi abiti che scivolavano tra le dita, della sua voce tremula intrisa di piacere. Nulla eccetto quanto accaduto un attimo dopo, quando lei gli aveva spezzato il cuore. Fermarsi, rinunciare alla meraviglia di quell’incontro, partire per l’Europa per lui è stato il solo modo di sopravvivere cercando di dimenticare.
Per Dora Coleridge il compromesso è un’arte sopraffina: rimasta senza famiglia e schiacciata dai debiti, non può permettersi il lusso di lasciarsi andare al sentimento. Specie se quel sentimento è l’estremo desiderio per l’ultimo uomo che potrebbe mai amare. Un giovane che non ha mai sopportato e che una notte le ha rubato ben più di un bacio, prendendosi gioco di lei. Un uomo che ha giurato a sé stessa di odiare per sempre.
Ma il destino è deciso a incrociare nuovamente le loro esistenze. Al suo ritorno in Inghilterra, un anno dopo, Andrew si scontra con un’amara verità: Dora è fidanzata e in procinto di sposare un duca colto, affascinante e col quale sembra aver costruito un bellissimo rapporto. Tuttavia rivedersi scatena qualcosa tra loro, ridando vita a quell’attrazione mai davvero dimenticata. Ma Andrew è deciso a non caderne preda, a liberarsi da quella prigione, e l’incontro con una fanciulla bella e gentile forse potrebbe rivelarsi la cura di cui ha bisogno. Dora è determinata a cancellare dalla propria vita ogni traccia del passaggio di Andrew, ad andare avanti, ricostruendo tutto ciò che ha perso.
Eppure tra Andrew e Dora ci sono troppe cose non dette, sentimenti sopiti, un segreto da svelare. E un pericoloso mistero che, se non risolto, metterà in pericolo le loro vite.
Nel libro, il tema dei “fiori segreti” è molto centrale. Perché proprio i fiori, e cosa rappresentano nella storia?
Sono sempre stata affascinata dal mondo delle erbe e dal loro potere. Soprattutto dalle capacità possedute da fiori bellissimi e apparentemente innocui come nel caso di questo romanzo, la clematide. È straordinario come degli elementi tanto piccoli possano avere capacità così grandi.
All’interno di questa storia e in generale della trilogia pensata insieme al mio editore, Davide Radice, è centrale proprio il tema dei fiori che rappresentano appunto l’insospettabile capacità che essi hanno di irretire, uccidere, dominare. È il filo conduttore che lega tutti e tre i romanzi, intrecciandosi naturalmente alla storia d’amore.
Esistono legami intrecciati in maniera inevitabile, attrazioni ingovernabili come tempeste. Insomma: è possibile scegliere chi amare?
Penso di no. Credo che non si possa evitare di innamorarsi così come di soffrire. È semplicemente qualcosa che accade e se cerchiamo di impedirlo, automaticamente non faremo che rafforzare quel sentimento, quell’idea, la visione che abbiamo di quella persona. Si può scegliere di allontanarsi se non si è ricambiati ma occorre ogni volta tempo in attesa che il sentimento svanisca e si riprenda a vivere. Eppure penso che ci sarà sempre una minuscola ma preponderante parte di noi che resterà ancorata a quel ricordo di amore, soprattutto se non corrisposto. Però i miei protagonisti cercano di opporsi a questa convinzione, provano a tutti i costi a impedire all’amore di renderli vulnerabili.
Parlando della tua scrittura, come ti prepari per scrivere un romanzo? Hai qualche rituale o metodo particolare?
La prima cosa che faccio è aspettare uno spunto, un elemento, un oggetto, una canzone, un’immagine per ideare il nocciolo di una trama. Poi cerco di stenderla in maniera più dettagliata possibile insieme alla scaletta di ogni capitolo. Dopodiché inizio a lavorare senza fermarmi mai e in base al tipo di romanzo che sto scrivendo leggo libri di quel determinato genere per non “sporcare” il linguaggio e abituare la mente a quel tipo di setting, specie se si tratta di historical romance.
Come ti sei documentata per l’ambientazione e il periodo storico?
Ho letto diversi romanzi, preso appunti e stampato tutto il materiale possibile riguardante l’epoca vittoriana ma anche Regency in modo da avere una cultura più vasta possibile. Per documentarmi su alcune tecniche particolari ho guardato anche video in inglese che spiegassero dei procedimenti. Cerco di essere il più precisa possibile perché anche se la letteratura è evasione e l’autore può, in un certo senso, prendersi una licenza poetica, è bene che il lettore abbia davvero la sensazione di trovarsi in un determinato posto o quantomeno riesca ad assaporarne la sensazione.
È un libro anche per lettori uomini?
Certo, l’historical romance è letto da un pubblico maggiormente femminile ma nulla vieta agli uomini di immergersi in queste atmosfere. Anche l’età del mio pubblico di lettori ha un range piuttosto ampio questo per dimostrare che non ci sono limiti di sorta.
Quale consiglio daresti a chi sogna di diventare scrittore?
Innanzitutto due cose banali ma importanti: leggere molto e scrivere molto. Abituarsi ai no. Abituarsi a una routine. Non cercare di emulare il successo altrui perché il percorso di ognuno è diverso. Avere una pazienza enorme ma soprattutto non sforzarsi di scrivere un determinato genere solo perché commerciale in quel determinato periodo. La letteratura è come la moda, soggetta a oscillazioni di gusto, ma se si scrive una storia restando fedeli a sé stessi, ci sarà molto più cuore in quelle pagine. E un lettore si accorge sempre di questa piccolezza.
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