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ISTANZE MUSICALI FEBBRAIO 2025

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Elena Bresciani

Diario della prima notte del Festival

Scritto mercoledì 12 febbraio 2025

Parte l’audio alla RAI, silenzio, prima controllo l’audio della mia TV poi penso: cominciamo bene.

Ma arrivano i tre moschettieri che sanno far bene il loro mestiere e penso a quanto sia stato generoso ed empatico Carlo Conti a dividere il palco con due colleghi di lusso. Un altro non lo avrebbe fatto e solo per questo merita stima e successo al Festival e oltre. Speriamo di non perderci nelle sere successive con tutta la serie dei Co.Co.Pro. pseudo-conduttori.

 

Clerici ironica QB e grande professionista, ma mettiamole il tailleur l’anno prossimo! Menzione speciale per Jerry Scotti con la cravatta: degno erede di Mike, quanto dobbiamo aspettare per vederlo condurre un Festival tutto suo? Fan al quadrato.

Fra le giovani, Gaia in look conturbante ci snoda la beat da ballare, ma non seduce per identità timbrica. Clara mi piace, ritmo difficile e abito pure, ma lei con una musicalità di prim’ordine e una vocalità che incanta, può permettersi sia la canzone sia l’abito: fisique du role. Arrangiamento che convince. Evviva

Veniamo ai miei (già dichiarati a voi il mese scorso) beniamini: Giorgia, Gabbani, Cristicchi, Brancale.

Giorgia arriva con un brano melismatico, ma moderno, mostrando emozioni ed emozione, qualche imprecisione di troppo che scrupolosamente pulirà nelle sere successive (mi auguro e immagino da sempre che si riguardi in video per annotare gli errori e migliorare di sera in sera, lo ha fatto in modo evidente ad ogni Sanremo che io ricordi, sin dal suo esordio, se lo facessero anche gli altri cantanti, l’Italia esporterebbe più musica…): suoni presi da sotto e linea di canto poco precisa sporcano i passaggi di agilità, ma la parte centrale del brano che sale all’impazzata è scritta sulle sue corde e allora, bravo Blanco, quando non rompe rose sul palco dell’Ariston (come nel 2023) brilla con la sua sensibilità scrivendo per altri artisti. Evviva.

Cristicchi dipinge un quadro che conosciamo in molti e commuove con la sua alta poesia e la sua anima. Chapeau. Forse mezzo tono sopra il brano non lo avrebbe fatto flettere così tanto sull’intonazione nel centro grave, bisognerebbe – tuttavia –  capire se uno spostamento di tonalità avrebbe giovato o meno all’ arrangiamento orchestrale, idea da pensare per i live tour. Tuttavia, l’arte serve a nobilitare l’animo umano e lui lo sa bene, per me premio della critica Mia Martini sin da oggi che mando le mie previews in redazione.

Gabbani entra teso e non riesce a divertirsi e a divertire come sempre, ma questa canzone è bella, va riascoltata più volte, grazie a lui e anche a Pacifico per un testo interessante.

Ho sentito 5 testi degni di plauso: Cristicchi, quel gran Signore del palco che è Achille Lauro con sonorità di vendittiana memoria (finalmente maturo, Achille non si nasconde più nei travestimenti e mostra la sua anima davvero nuda sul palco, sublime), Brunori Sas, il fanciullo con il look alla Tim Burton e appunto Gabbani, bene.

Brancale, donna colta, polistrumentista (che finalmente porta pure la sorella alla direzione d’orchestra con sé) deve dar valore al suo splendido lavoro con un look più raffinato e comunque, mi piaceva di più il suo stile quando cantava “Galleggiare”, uno stile troppo colto per il pubblico italiano non va cambiato per compromesso anche se hai fatto una tesi di laurea per giustificare la nuova ricerca musicale e le nuove sonorità, è il pubblico che si deve elevare! Comunque, ce ne fossero di Brancale in Italia!

Veniamo al pubblico di ieri sera: finalmente un pubblico attento, che capisce, forse la musica italiana avrà una svolta grazie ai nuovi raffinati fruitori che ho visto ieri sera tributare il giusto ai giusti.

Marcella Bella ancora può insegnare a stare sul palco a tanta gente e ad arrivare agli anta con voce solida, Massimo Ranieri del mio cuore è sempre uguale a sé stesso e insegna cosa significa fraseggiare, recitare un testo, sarà “vintage”, ma dimostra che chi sa cantare dal vivo non usa l’autotune e che “chi usa autotune”, salvo rarissime eccezioni dove le canzoni funzionavano con quella sonorità, può starsene a casa a far la calza della Befana.

Michielin grande professionista dalla sublime musicalità ce la mette tutta, però devo riascoltare. La canzone non è immediatamente intelligibile e richiede riflessione per dare un giudizio. Però lei sa fare il suo mestiere.

Coma Cose, non si può dire nulla di male, cantano bene, vestiti suggestivi, ma i cuoricini ci tormenteranno per mesi, posso tollerare questo nuovo tormentone al massimo fino a San Valentino. Forse la canzone più sanremese però, nelle sonorità ho avvertito anche un mix fra Albano e Romina dei tempi d’oro e il primo Vasco, quindi canzone strutturalmente pensata.

Elodie più bella che brava, come sempre. Il lavoro tecnico-vocale sulla sua timbrica non mi convince mai.

Noemi al di sotto del suo standard, non per la canzone magnifica e scritta su misura, ma per la vocalità: usate i graffiati ma non abusatene, altrimenti l’effetto di logoramento vocale modello Loredana Berté è assicurato, altro che R&B. Peccato, avevo grandi aspettative.

Arriva Lucio Corsi che non onestamente nella mia beata ignoranza non conoscevo e … ho un momento di esaltazione personale. Mi ricorda i cantautori, quelli veri, da Cocciante a De Gregori, da Venditti a De André, speriamo che tolga il look inutile e surreale che – comunque –  funziona e si concentri su musica e testi, non ha bisogno di orpelli per incantare, finalmente un giovane che scrive ancora canzoni alla vecchia maniera con uno stile tutto suo e ben chiaro, chitarra e pianoforte alla mano e senza i type beat gratuiti di youtube, avanti così e premiamolo per favore.

Brunori Sas, con un look da ingegnere sulla tratta Milano-Brescia, poteva essere anche una Srl o una Spa, la voce è mediocre, anche quando parla, ma la canzone, accidenti, è molto bella: rime bellissime, canzone che non si fa dimenticare da un anno all’altro, finalmente qualità. Forse il miglior testo.

Irama non valorizza la bella canzone di Blanco, anche se si fa sempre voler bene.

Jovanotti: altro momento di esaltazione personale. Si può essere leggeri e profondi? Sì! Jovanotti come Calvino.

In generale, quest’anno la faglia di Sant’Andrea fra qualità e mediocrità è più marcata, allora la mia proposta è tornare ad un Sanremo più breve, con meno cantanti in gara e tanti bei testi, quest’anno la direzione giusta ha preso il volo. Grazie.

La restante parte non è pervenuta e per ora non mi esprimo per scelta. I casi sono due: o necessito di riascoltare per capire (solo alcuni) o non voglio più riascoltare.

Resto in attesa della serata cover, la mia preferita.

Vi bacio e vi abbraccio, capiremo già a Pasqua cosa valeva davvero la pena di essere ricordato, anche se la radio farà di tutto per tormentarci con ogni cosa.

Chi sono

31 anni, blogger, agente letteraria e mamma di Gemma e Tessa. Credo fermamente nella bibliodiversità e nelle realtà editoriali indipendenti, le quali spesso nascondono perle di cui pochi sono a conoscenza.

Un caso angosciante, una casa intrisa di segreti e una detective che non si ferma davanti a nulla: in uscita dal 20 febbraio per Indomitus Publishing il thriller “Una casa piena di bugie” di D. S. Butler

Dopo il successo di “Nessun ripensamento”, Indomitus Publishing torna a pubblicare in Italia D. S. Butler con “Una casa piena di bugie”, il quarto capitolo della serie thriller poliziesca di successo che ha già conquistato oltre un milione di lettori nel mondo, venduto più di 30.000 copie in Italia e vede come protagonista la detective Karen Hart, un’icona ormai tra gli investigatori del genere grazie alla determinazione, all’acume e alla profonda umanità che la caratterizzano.

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