Cari lettori, oggi Serena Pisaneschi ci parla de “La fine dell’estate”, scritto da Serena Patrignanelli ed edito da NNEDITORE.
Serena Pisaneschi dice del libro: “una storia che mi ha fatto mettere i piedi in un passato troppo “passato”, lasciandomi alla fine una persistente sensazione di malinconia, ma di quella buona.”
TRAMA
Siamo in campagna, durante uno degli anni del Secondo Conflitto Mondiale, ed è appena iniziata l’estate. Al Quartiere si vive di povertà e di speranza, la maggior parte degli uomini è partita per la guerra e gli abitanti che restano cercano di sopravvivere come possono. Ma in mezzo al degrado, alla fame e alla tristezza ci sono loro: i bambini. Tutto il libro gira attorno a loro, in special modo ad Augusto e Pietro, ragazzini di undici anni che si sono messi in testa di realizzare una macchina a gasogeno. Il loro progetto farà da sfondo durante tutta la narrazione, che sarà costellata da personaggi e vicende sia indipendenti che complementari.
I BAMBINI
Nel libro sono loro i protagonisti. Li vediamo giocare, ridere, progettare, litigare, divertirsi, piangere… ma più di tutto li vediamo liberi. Non hanno orari, passano tutto il tempo fuori casa, al fiume, al pratone o in giro per il Quartiere. Hanno piena autonomia d’azione e di pensiero, inventano e organizzano, sono la risorsa più grande in un momento storico così difficile. La guerra la vivono ma non la subiscono, nonostante le difficoltà mantengono l’entusiasmo e l’iniziativa tipiche dell’infanzia. Si potrebbe dire che, da un certo punto in poi, il Quartiere finisce completamente nelle loro mani.
GLI ADULTI
Si vedono poco, e quando si vedono non fanno quasi mai una bella figura. Si leggono perché servono, sono funzionali alla storia, ma ho avuto la sensazione che molti di loro siano solo un contorno messo a mestiere per contrastare con la vitalità e la positività dei bambini.
L’ESTATE
Si percepisce tutta. Nelle giornate afose e infinite, nei bagni alla marrana per rinfrescarsi, nelle passeggiate in mezzo ai prati. Certe estati possono ricordarle solo lettori meno giovani, che hanno trascorso giorni a bighellonare in campagna con il benestare dei genitori. Mangiare i frutti degli alberi, giocare con poco, esplorare la natura… Poi c’erano sbucciature sulle ginocchia, graffi di rovi, pruriti da ortica. Io un po’ di quelle estati le ho vissute e le ricordo con grande nostalgia.
CONCLUSIONE
La storia che racconta Serena Patrignanelli lascia gli occhi pieni d’immagini. Ci regala la spensieratezza dei bambini, il loro entusiasmo, la voglia di fare. Forse per ricordarci che, noi adulti, ogni tanto dovremmo mettere da parte la nostra età anagrafica e concederci quella dimensione che abbiamo un po’ dimenticato. Oppure per istigarci a prendere i nostri figli e portarli in mezzo a quelle estati che non ci sono più, facendo loro capire che, dopotutto, ci si divertiva anche (e soprattutto) quando non si aveva niente.
(RECENSIONE DI SERENA PISANESCHI)
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