Cari lettori, oggi la nostra Lucrezia Medici ci parla di un libro d’amore capace di lasciare il segno nel lettore: “Settembre 1972” di Imre Oravecz, edito Edizioni Anfora.
“Settembre 1972” edito da Edizioni Anfora è un’opera unica e indimenticabile che travolge il lettore nel fiume di pensieri, parole, sentimenti ed emozioni di un uomo che narra l’inizio e la fine del suo grande amore.
Imre Oravecz
Imre Oravecz nasce nel 1943 in Ungheria e divenne poeta, scrittore e traduttore. Già nel 1962 apparvero le sue prime poesie, pubblicate nella rivista letteraria Alföld ma il suo primo libro lo pubblicò proprio nel 1972. Oravecz è uno dei letterati più acclamati in Ungheria infatti ha ricevuto vari premi: Premio Kossuth , il Premio Prima e il Premio Aegon.
Riflessioni
Ho letto svariati libri che trattano il tema dell’amore, precisamente della fine di un amore e di tutto ciò che ruota attorno a questo argomento che sembra banale, ma che non lo è affatto. Ma mai mi ero imbattuta in una lettura così densa, concreta e dolorosa come in “Settembre 1972”.
Dalle prima pagine mi sono subito sentita partecipe, protagonista del libro. Non riesco a definire questo scritto perché è sia un diario, sia una raccolta poetica, che ho centellinato per timore di finirlo.
La stesura in prima persona e l’originalità dello stile fanno sì che il lettore non riesca a staccarsi dalla storia, come fosse travolto da un torrente in piena senza possibilità di uscirne se non attendere che il tutto si attenui.
In 99 istantanee Oravecz indaga i sentimenti più profondi dell’animo umano e soprattutto mette in luce in modo concreto, doloroso ed emozionante cosa accade ad una coppia quando l’amore nasce e quando finisce. Il narratore accompagna il lettore nei meandri della gelosia, della solitudine, del senso di abbandono e nella disperazione che solo la conclusione di un amore può provocare.
Queste emozioni sono descritte con rara trasparenza, così reale, difficile da trovare, che è impossibile non sentirsi addosso il tumulto di sensazioni che trasmette.
…perché so che non è facile amare se si è amati, come non era facile nemmeno per me
quando ancora mi amavi e io non ti amavo ancora.
Non hanno un nome i protagonisti di questa storia d’amore, e il mistero sulle loro identità mi ha affascinata molto. Le ricche descrizioni di Lei però, saltano subito all’occhio: non è la classica donna che viene descritta di una particolare bellezza o con svariati pregi caratteriali da elogiare in ogni riga. È una donna comune, come tante, con molti difetti, uno di questi è il disinteresse per il loro figlio, continuando poi nel descrivere i tradimenti compiuti dalla donna. Nonostante tutto, Lui la ama di un amore viscerale, passionale, che và oltre a tutto. Anche ai difetti e agli errori di Lei. Si innesca nel protagonista una sorta di ossessione nel volerla incontrare ancora, nel voler leggere altre sue lettere e soprattutto spera che Lei lo ami, ancora.
Questa è la storia di un amore vissuto, nella sua pienezza, con le sue gioie e i tanti dolori, che arriva a sfinire, ma che sarà per sempre incancellabile.
…sei divenuta totalmente astratta, come un pensiero malato o un’ossessione,
di cui ne ho abbastanza, ma di cui non riesco a liberarmi.
Di questo libro potrei inserire praticamente ogni riga: l’ho quasi tutto sottolineato, l’ho letto e riletto, accarezzato, sfogliato e semplicemente ammirato.
Vorrei concludere con un passo che, secondo me, è una delle parti in cui traspare di più il senso di sofferenza di Lui nel vedere che tutto si sta lentamente sgretolando, come roccia al vento.
…stava accadendo, stava inarrestabilmente accadendo a noi, e invano provammo a fronteggiarlo,
ci dimostrammo impotenti, inadatti, non solo nel fronteggiarlo ma anche nel riconoscere a noi stessi
reciprocamente la nostra impotenza, e facemmo come quel certo vignaiolo dopo la grandine,
con i bastoni dei continui maltrattamenti colpimmo e ferimmo quello che
era rimasto ancora in noi dell’altro, del sentimento reciproco…
(RECENSIONE DI LUCREAZIA MEDICI)
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