“Ape bianca, ti chiamavo. Non so perché quel nome. Forse per la natura conflittuale delle attitudini di un’ape: il pungiglione che inietta veleno e il dolce prodotto del suo lavoro. Il nostro non equilibrio si reggeva proprio su contrasti, tra diffidenze e affinità, rivalità e complicità, noncuranza e ricerca di approvazione. Pungiglione e miele.”
Cari lettori, oggi vi parlo di un libro molto intenso che se non avete letto, dovete andare a recuperare assolutamente: “Ape bianca” di Valentina Villani, edito Adiaphora Edizioni.
Valentina Villani, attraverso una storia commovente e profonda ci rende partecipi delle fasi dell’elaborazione del lutto di sua madre Fiammetta Gioja, l’Ape bianca.
SINOSSI
La perdita precoce di un genitore è un’esperienza dolorosa e paralizzante. Chi la vive subisce una crudele disconnessione da una parte profonda di sé, tanto che pensieri ed emozioni paiono precipitare in un vortice sinuoso e inesorabile come l’interno di una conchiglia. E, quando il rapporto tra madre e figlia si rivela complesso, intricato, conflittuale, eppure intimamente profondo, quell’assenza si manifesta in tutta la sua brutalità dilatandosi in un atroce senso di irresolutezza. La nascita di un figlio durante la malattia fatale della madre conduce l’autrice in un luogo sospeso tra vita e morte, un regno di opposti dominato da un’atmosfera onirica. Le sue parole rievocano la faticosa esplorazione di sé alla ricerca di quell’assenza, di quella madre prima presente ma distante, affettuosa eppure eclissante, e delle sue reliquie ora spezzate e pungenti. L’analisi introspettiva del ricordo diventa, così, evento di riconciliazione.
RECENSIONE
Fiammetta Gioja è stata una donna amante dell’arte e della pittura, una donna creativa che dedicava molto tempo alle sue passioni. Dietro l’apparenza, seppur reale, della donna felice, forte e orgogliosa, si celava una persona delicata e così fragile da potersi sgretolare – si dice nel libro – come le conchiglie. E proprio le conchiglie sono diventate, nel corso degli anni, i soggetti della sua arte prediletti da Fiammetta.
Valentina Villani ci racconta un momento preciso della sua vita e quella della madre; l’autrice infatti diviene mamma di un meraviglioso bimbo nel momento in cui la malattia della madre la sta consumando, sottraendola per sempre all’amore della figlia.
E’ un’immagine incredibilmente forte; la vita che prende il sopravvento nel momento della morte. Valentina Villani, oltre ad essere scrittrice è psicologa e, proprio avvalendosi della sua esperienza professionale, ha trovato la forza di elaborare un lutto così doloroso attraverso delle fasi.
Inevitabilmente la prima fase che ha affrontato e che affrontano le persone che si trovano a vivere la sua stessa situazione è stata la rabbia: rabbia derivante dall’abbandono di una figura che siamo soliti considerare eterna, e rabbia per l’impotenza che si prova nel non poter far nulla se non aspettare che la vita, e la morte, facciano il suo corso.
Quello tra l’autrice e la madre è sempre stato un rapporto controverso e combattuto che, nel momento della fine, quando la mancanza si fa sentire, diviene elemento di elaborazione e riflessione che conduce al ricordo di tutti i momenti felici passati insieme.
CONCLUSIONE
“Ape bianca” è un meraviglioso memoir poetico che consiglio fortemente a chiunque voglia leggere una storia profonda e molto intensa.
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