Cari lettori, alla fine di un anno così difficile è meglio aggrapparsi alle poche certezze che abbiamo, tra queste c’è sicuramente quella di leggere e regalare libri. Una bella storia da scartare sotto l’albero di Natale vale più di tanti regali costosi, ma è anche vero che regalare un libro non è semplice. Ecco che LeggIndipendente corre in vostro aiuto! Ho preparato per voi una piccola guida con idee regalo da sfogliare per amici, fratelli, genitori, partner, persone speciali. Ce n’è per tutti i gusti!
Il primo consiglio per regalare il libro giusto per questo strano Natale 2020 non può che essere “Il Dottor lì e il virus con in testa una corona” di Francesca Cavallo, edito da Feltrinelli.
Chi era il Dottor Li Wenliang? Fu il primo a lanciare l’allarme per un virus a Wuhan. La polizia ha cercato di zittirlo, accusandolo di diffondere il falso. Il Dottor Li è morto a causa del Covid-19 il 7 febbraio, ma è diventato un simbolo universale dell’importanza della ricerca scientifica e della libertà. Un virus con la corona! L’importanza di fornire ai più piccoli informazioni chiare sugli aspetti scientifici: come gli scienziati lavorano per risalire alle origini di un virus e perché siamo dovuti rimanere tutti in casa così a lungo. Un libro illustrato che parla di quello che è successo e sta ancora succedendo, offrendo ai bambini uno spazio per esplorare i propri sentimenti durante la pandemia attraverso le storie di tenacia e coraggio di chi ha lottato in prima linea.
Chi segue LeggIndipendente da qualche anno, saprà che un autore che ho avuto il piacere di presentare è stato Michele Rocchetta, autore di diverse pubblicazioni, tra le quali “L’ombra del Duce” e “Extrema Ratio“, entrambi editi da Edizioni Epokè.
1944 l’operazione Valchiria ha avuto successo ponendo fine alla guerra prima che gli alleati arrivassero nel cuore della Germania nazista. Hitler è morto, Mussolini è fuggito. Un’Europa neutrale si frappone ai due grandi protagonisti della guerra fredda: USA e URSS. L’Italia è divisa in due. A sud i Savoia, a nord la Repubblica Federale dell’Alta Italia, nata dalla lotta partigiana. Ma la pace duramente conquistata è solamente apparente. A metà degli anni ’50 le nazioni giocano una partita a scacchi, che potrebbe riaprire laceranti ferite nel cuore dell’Europa. In questo equilibrio precario l’ago della bilancia è un’atipica coppia di spie: Alberto Scandellari e Georges Leconte.
1944 l’operazione Valchiria ha avuto successo ponendo fine alla guerra prima che gli alleati arrivassero nel cuore della Germania nazista. Hitler è morto, Mussolini è fuggito. Un’Europa neutrale si frappone ai due grandi protagonisti della guerra fredda: USA e URSS. L’Italia è divisa in due. A sud i Savoia, a nord la Repubblica Federale dell’Alta Italia, nata dalla lotta partigiana. La missione di Scandellari e Leconte per uccidere il Duce, però, è fallita e l’Europa deve affrontare la sfida di una nuova guerra. Ancora una volta il destino dei più è legato a una missione segreta che porta con sé il più grave dei dilemmi: cosa può essere sacrificato in nome della pace?
Missioni segrete, intrighi e azione tornano nell’atteso seguito de L’ombra del Duce.
Non sono un’amante dei fumetti, ma come resistere a Zerocalcare e alle sue storie? Quest’anno è uscito “Scheletri” e ve lo consiglio davvero tanto!
Diciotto anni, e una bugia ingombrante: Zero ogni mattina dice alla madre che va all’università, ma in realtà passa cinque ore seduto in metropolitana, da capolinea a capolinea. È così che fa la conoscenza di Arloc, un ragazzo un poco più piccolo di lui che ha altri motivi per voler perdere le sue giornate in un vagone della metro B di Roma. Man mano che la loro amicizia si fa più profonda, le ombre nella vita e nella psiche di Arloc si fondono con le tenebre del mondo dello spaccio di droga della periferia romana. Un romanzo grafico che l’autore definisce “più efferato del solito” a cavallo tra realtà e invenzione, tra oggi e vent’anni fa, tra la paura del futuro e quella del presente.
Quest’anno ha visto la luce “Il disegnatore di nuvole” di Giorgia Simoncelli, il primo volume della collana “I Codici” ideata da me e da Francesca Di Martino, editrice di Edizioni Piuma. Si tratta di una storia meravigliosa, ideale per ragazzi, ma perfetta anche per gli adulti!
Un breve messaggio è l’ultima cosa che Ally Mills ha ricevuto da suo padre Grover, il più grande disegnatore di nuvole di tutta l’Inghilterra, sparito dopo essersi recato a Lettelton con la White Wings. Quando riceve la visita del segretario del Primo Ministro, che chiede che fine hanno fatto “le nuvole” e il loro disegnatore, Ally capisce che il padre si trova in serio pericolo. Da qui ha inizio per Ally un viaggio sorprendente e ricco di colpi di scena alla ricerca del caro padre.
Per chi ama la montagna e, soprattutto, la poesia che questa gigante naturale sprigiona, consiglio “Senza mai arrivare in cima” di Paolo Cognetti, edito da Einaudi. La copertina è del bravissimo Nicola Magrin.
Che cos’è l’andare in montagna senza la conquista della cima? Un atto di non violenza, un desiderio di comprensione, un girare intorno al senso del proprio camminare. Questo libro è un taccuino di viaggio, ma anche il racconto illustrato, caldo, dettagliato, di come vacillano le certezze col mal di montagna, di come si dialoga con un cane tibetano, di come il paesaggio diventa trama del corpo e dello spirito.
Perché l’Himalaya non è una terra in cui addentrarsi alla leggera: è una montagna viva, abitata, usata, a volte subita, molto lontana dalla nostra. Per affrontarla serve una vera spedizione, con guide, portatori, muli, un campo da montare ogni sera e smontare ogni mattina, e soprattutto buoni compagni di viaggio. Se è vero che in montagna si cammina da soli anche quando si cammina con qualcuno, il senso di lontananza e di esplorazione rinsalda le amicizie.
Le notti infinite in tenda con Nicola, l’assoluta magnificenza della montagna contemplata con Remigio, il saliscendi del cammino in alta quota, l’alterità dei luoghi e delle persone incontrate. Questo è il viaggio che Paolo Cognetti intraprende sul finire del suo quarantesimo anno, poco prima di superare il crinale della giovinezza.
Cambiamo genere per parlare del giallo storico “Scandalo in casa Mitford” di Jessica Fellowes, edito da Neri Pozza.
Inghilterra, 1928. È una tiepida sera di giugno, Hyde Park è in piena fioritura e il ballo dei Guinness, al culmine della stagione londinese, vede radunata negli ampi saloni di Grosvenor Place tutta l’élite della società. Anche Nancy e Diana Mitford sono lì, e la loro presenza non sfugge a Louisa Cannon, la quale, dopo aver lasciato l’impiego di dama di compagnia delle sorelle Mitford, ha dovuto ripiegare su un lavoro come cameriera nelle cucine di Grosvenor Place. Sono trascorsi alcuni anni dal loro ultimo incontro e Diana, a differenza di Nancy, appare molto cambiata. La bellezza del suo viso, che nell’adolescenza era stata come un abbozzo a gessetto, è ora un dipinto a olio dalle magistrali sfumature rosa pallido e crema. In virtù di questo straordinario fascino, su di lei ha messo gli occhi nientemeno che Bryan Guinness, aristocratico irlandese ed erede della birra.
A un tratto, nonostante la musica e il vociare, Louisa ha l’impressione di udire uno scricchiolio, seguito da un grido acuto e da uno schianto. A terra, tra i frammenti di vetro, una giovane cameriera giace morta, mentre in alto, sopra di lei, un’altra è aggrappata al lampadario, gli occhi serrati e la bocca spalancata.
L’indagine, affidata al detective Guy Sullivan, viene presto archiviata: le due cameriere stavano osservando la festa dal lucernario, quando questo ha ceduto e le due giovani sono precipitate. Un caso tragico, ma semplice.
Sette mesi dopo, Diana e Bryan convolano a nozze e partono per una scintillante luna di miele a Parigi, tra ricevimenti glamour e serate con gli amici a teatro e nei locali notturni. Diana è accompagnata da Louisa, che ha voluto con sé come cameriera personale. Ma quello che promette di essere un viaggio incantevole si trasforma ben presto in un vero e proprio incubo per i coniugi Guinness, coinvolti nello scandalo dell’improvviso e misterioso decesso di un amico di famiglia, Shaun Mulloney, trovato morto nel suo letto dopo una cena trascorsa assieme. Tutto porta a pensare a una tragedia senza spiegazione. Solo a Louisa Cannon sembra di scorgere un collegamento tra Shaun Mulloney e la giovane cameriera precipitata dal lucernario a Grosvenor Place mesi prima…
Per chi ama viaggiare e scoprire nuovo posti non posso non consigliare “Guida ai luoghi geniali” di Davis Bellucci, edito da Ediciclo Edizioni.
Avrete tra le mani una guida speciale, dedicata a chi non smette di farsi domande. Più di 100 destinazioni tra musei, parchi tecnologici, planetari, miniere, orti botanici, vulcani, acquari e siti d’interesse geo-paleontologico. Si va dallo straordinario MUSE di Trento alla Città della Scienza di Napoli, dal Museo Ferrari di Maranello a quello di Antropologia Criminale di Torino. Un patrimonio davvero straordinario in grado di nutrire la più famelica curiosità di grandi e piccini.
Michela Marzano è per me una certezza e il suo romanzo “L’amore che resta” è meraviglioso.
La sera in cui Giada si ammazza, Daria precipita in una sofferenza che nutre con devozione religiosa, perché è tutto ciò che le resta della figlia. Una sofferenza che la letteratura non deve aver paura di affrontare. Per questo siamo disposti a seguire Daria nel suo buio, dove neanche il marito e l’altro figlio riescono ad aiutarla; davanti allo scandalo di una simile perdita, ricominciare a vivere sembra un sacrilegio. Daria si barrica dietro i ricordi: quando non riusciva ad avere bambini e ne voleva uno a ogni costo, quando finalmente ha adottato Giada e il mondo «si è aggiustato», quando credeva di essere una mamma perfetta e che l’amore curasse ogni ferita. Con il calore avvolgente di una melodia, Michela Marzano dà voce a una madre e al suo struggente de profundis. Scavando nella verità delle relazioni umane, parla di tutti noi. Del nostro desiderio di essere accolti e capiti, della paura di essere abbandonati, del nostro ostinato bisogno di amore, perché «senza amore si è morti, prima ancora di morire».
Quando si parla di certezze, mi viene in mente lei, Queen J.K. Rowling. Il libro che vi consiglio non fa parte della saga di Harry Potter, ma è “Buona vita a tutti” edito da Salani Editore.
Quando J.K. Rowling è stata invitata a tenere il discorso per la cerimonia di laurea di Harvard, ha deciso di parlare di due temi che le stanno molto a cuore: i benefici del fallimento e l’importanza dell’immaginazione. Avere il coraggio di fallire, ha detto, è fondamentale per una buona vita, proprio come ogni altro traguardo considerato di successo. Immaginare sé stessi al posto degli altri, soprattutto dei meno fortunati, è una capacità unica dell’essere umano e va coltivata a ogni costo. Raccontando la propria esperienza e ponendo domande provocatorie, J.K. Rowling spiega cosa significa per lei vivere una “buona vita”. Un piccolo libro pieno di saggezza, umanità e senso dell’umorismo, ricco di ispirazione per chiunque si trovi a un punto di svolta della sua esistenza. Per imparare a osare e ad aprirsi alle opportunità della vita. “Come un racconto, così è la vita: non importa che sia lunga, ma che sia buona”. (Seneca).
Infine, voglio consigliarvi un romanzo uscito quest’anno e che ho avuto il piacere di recensire su LeggIndipendente. Si tratta de “Le città di carta” di Dominique Fortier, edito da Alter Ego Edizioni.
Chi era Emily Dickinson? Più di un secolo dopo la sua morte, di lei non sappiamo quasi nulla. Nacque nel 1830 in Massachusetts, morì nel 1886 nella stessa casa. Non si sposò e non ebbe figli, gli ultimi anni li trascorse in clausura nella sua stanza. Tra quelle mura ha scritto centinaia di poesie, che ha sempre rifiutato di pubblicare. Oggi viene considerata una delle figure più importanti della letteratura mondiale. Partendo dai luoghi in cui la poetessa ha vissuto – Amherst, Boston, il seminario femminile di Mount Holyoke, Homestead -, Dominique Fortier tratteggia la sua vita: un’esistenza essenzialmente interiore, vissuta tra giardini, fantasmi familiari e viaggi attraverso le pagine dei libri. “Le città di carta” ci restituisce un delicato riflesso della Dickinson e ci fa riflettere sulla libertà, sul potere della creazione, sui luoghi in cui abitiamo e che a loro volta ci abitano. Un cammino incantato di grazia e bellezza.
Questi sono i miei consigli per un Natale all’insegna della lettura. Fatemi sapere quale libro avete regalato voi!
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