L’undici settembre Raffaella della libreria Virginia & Co. di Monza ha riaperto dopo la pausa estiva e io sono passata a trovarla per augurarle buon anno, perché diciamolo, il vero inizio di anno nuovo è settembre, non gennaio.
L’idea era, appunto, quella di passare per un saluto, la realtà dei fatti mi ha vista uscire dalla libreria con tre libri, uno di questi era “Cani selvaggi” Helen Humphrey (edito Playground) consigliatomi da Raffaella.
“Allora vivevo così. Per me essere selvaggia significava proprio questo:
gettarmi senza riserva dentro qualcosa, verso qualcosa,
lasciandomi coinvolgere, ma senza cadere del tutto.”
C’è poco da dire, “Cani selvaggi” è un libro struggente e commovente che, attraverso il rapporto che gli umani hanno con i propri cani, affronta tante tematiche interessanti che riguardano le persone.
Di che cosa parla “Cani selvaggi”?
La storia è ambientata in un piccolo sobborgo canadese sperduto del mondo dove la tranquillità regna sovrana. A sconvolgere l’equilibrio del paese e dei suoi abitanti è la chiusura di un mobilificio che rende chiara una cosa: a pagare il prezzo sono le persone più “deboli”: donne single, bambini, persone con deficit mentali e i cani, mentre chi vince sembra essere il più violento e crudele.
Il cuore della storia
Il fatto più eclatante, sul quale si basa la storia della Humphreys, è però un altro. Per motivi diversi, ad un certo punto, sei cani vengono allontanati dai loro rispettivi padroni e finiscono per rifugiarsi in un bosco dove formano un branco e dal quale, sembrerebbe, non vogliano più uscire.
I proprietari dei cani, ai quali sono affezionati e mai avrebbero voluto trovarsi in una situazione simile, decidono di andare ogni sera ai margini del bosco e chiamare i propri cani, nella speranza che questi ritornino.
Due domande sorgono immediatamente spontanee nel lettore: “perché i cani non escono dal bosco ritornando dai propri padroni?” e soprattutto “Perché i padroni non si addentrano all’interno del bosco?”
Una narrazione corale
La storia viene raccontata da tutti i sei i padroni dei cani scomparsi, sono voci che si alternano e si intrecciano tra loro dando, infine, un quadro chiaro e definito della situazione.
Ogni voce racconta la propria storia: Alice, il primo personaggio che incontriamo, esce da una storia tormentata con il proprio fidanzato e finisce per innamorarsi di Rachel, anche lei componente del gruppo che ha perso i cani nel bosco. Rechel sembra però sentirsi soffocare da questo amore e cerca di allontanare Alice. Oltre a loro troviamo Lily, una ragazzina con problemi mentali che per sua disgrazia deciderà di addentrarsi nel bosco. Anche Malcom ha problemi mentali e cerca di sfuggire dalla pazzia dedicandosi alla pittura. Infine abbiamo Jamie che ha un patrigno violento dal quale è terrorizzato e Walter, un cacciatore che darà una scossa alla storia.
Come vedete tutto ruota attorno ai sentimenti, i sentimenti che anche a noi capita di provare e questo rende possibile l’immedesimazione del lettore con i personaggi del libro.
I sei protagonisti sono i cosiddetti outsiders, ad un primo sguardo potrebbero essere definiti disadattati, persone che nella vita hanno perso più di quanto abbiano realmente guadagnato e la perdita dei loro cani è stato l’elemento grazie al quale, finalmente, sono riusciti ad aprire gli occhi e vedere le loro vite con sguardo nuovo, forse per la prima volta.
Helen Humphreys con “Cani selvaggi” ci regala una storia indimenticabile dalla narrazione, apparentemente piatta ma che, proprio nel momento in cui ti stai chiedendo “ma non succede nulla in questo libro?”, ecco che senti una fitta allo stomaco che ti lacera dalla bellezza pura e assoluta delle parole della Humphreys.
Concludo con una frase del libro che ho trovato molto esplicativa di come i cani pur vivendo nelle case con i propri padroni, in realtà, non dipendano da nessuno, se non dal proprio istinto. Ogni cosa che fanno è calcolata e frutto di quell’istinto primordiale che in noi umani, purtroppo o per fortuna, è venuto a mancare.
“Il cuore è una creatura selvaggia e in fuga.
Il cuore è un cane che torna a casa.”
Ho letto “Cani selvaggi”, e sono rimasto colpito dal senso poetico e disperato della scrittura dell’autrice.