Come ho già detto in un post precedente pubblicato su Facebook, questo libro mi ha sconvolto.
E’ difficile per me recensire “Di ferro e d’acciaio” di Laura Pariani (nneditore) perchè difficile è trovare le parole giuste per raccontarvelo, per darvi l’idea dell’opera meravigliosa che l’autrice è stata in grado di scrivere. Ci provo, già sapendo di non essere all’altezza di questo capolavoro.
“Il silenzio ha il colore grigio della cenere mista a sabbia che il vento trascina in mulinelli. Da un’altezza di cinquanta metri il nano-drone di sorveglianza inquadra una donna vestita interamente di nero. Per il linguaggio che usano gli addetti ai rilevamenti, si tratta del soggetto-23.017. La si vede intenta a traversare l’incolto cautamente, come sui carboni ardenti. Nei dintorni nessun altro essere vivente, neppure uno di quei cagnacci randagi che sono soliti scorrazzare dove imputridiscono i rifiuti.“
La storia ha come protagonista una madre che è alla ricerca spasmodica e disperata del figlio Jesus. Questo ragazzo, in un primo momento, sembra essere scomparso senza alcun motivo.
Il mondo distopico di “Di ferro e d’acciaio”
Ben presto ci si rende conto di trovarsi in un mondo molto diverso dal nostro; la realtà come la conosciamo e viviamo noi sembra un ricordo lontanissimo. Tutto è grigio, cupo, spersonalizzato e profondamente triste. Ci troviamo, così, catapultati in una sorta di distopia nella quale sono banditi emozioni, bisogni corporali, attaccamenti. Più di ogni altra cosa, però, i libri e le arti umanistiche sono severamente vietate con l’accusa di turbare e deviare l’animo umano.
Tutti coloro che trasgrediscono a tale divieto sono considerati sovversivi ed elementi pericolosi che, con le loro azioni e pensieri, mettono a repentaglio l’Ordine. Questi sovversivi sono, quindi, prelevati dalla Polizia Morale e condotti alla Caserma del Teschio dove, a seguito di violenze e torture, vengono assassinati.
E’ questa la fine che farà anche Jesus, ribelle che ha contribuito a coltivare il piacere della lettura e delle arti quali nutrimento dell’anima.
“L’importante non è ciò che succede, ma il fatto che venga raccontato; e soprattutto il modo in cui viene raccontato“
No è solo questo ad essere tenuti sotto controllo. Tutti i cittadini sono sorvegliati a vista da operatori che ne seguono ogni spostamento grazie a dei nano-droni.
Il controllo dei giovani e degli anziani in “Di ferro e d’acciaio)
I giovani non possono iniziare relazioni se non al raggiungimento dell’Età Fertile, fissata a 35 anni. Prima di quel’età sono costretti ad incontrarsi segretamente, sempre con il rischio di essere scovati da coloro che eseguono perquisizioni a tappeto per arrestare i sovversivi.
Come i giovani, anche gli anziani sono vittime di questa assurda società; essendo bandita l’iperlongevità che ha caratterizzato i tempi passati, gli Operatori Sociali hanno ideato la cosiddetta Torre del Tramonto Sereno. Questo luogo è un lager di novantenni in camice pronti a lasciare la vita (pronti per così dire, sarebbe più corretto dire costretti a lasciarla).
Questa soluzione è stata messa in atto per giustificare la morte (l’uccisione degli anziani) come necessità sociale.
L’intento del romanzo
“Di ferro e d’acciaio” di Laura Pariani gioca con la distopia per dissodare il nostro bisogno di giustificazione e spiegazione delle paure. Tali paure sono l’assuefazione al male, la rimozione del passato e l’impossibilità di sognare il futuro.
All’interno di questa società terribile, però, c’è un barlume di umanità incarnato dalla figura dell’operatrice incaricata di sorvegliare la madre di Jesus. Giorno dopo giorno, seguendo gli spostamenti di questa donna, l’operatrice vive ogni briciola di disperazione, angoscia e orrore della sorvegliata. In lei iniziano ad albergare sensi di colpa e immedesimazione con l’amore materno, tanto che, in un momento decisivo della storia, l’operatrice si troverà davanti ad una scelta: aiutare la donna che sta sorvegliando o denunciarla.
Se c’è un libro che mi sento di consigliare senza se e senza ma è sicuramente questo. Sono sicura che, una volta che lo avrete letto, mi ringrazierete di avervene parlato.
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