Avevo sei anni quando scoprii Susanna Tamaro con il suo “Cuore di ciccia”, ora di anni ne ho 25 e la mia passione per i romanzi di questa autrice non è cambiata, ma anzi, si è alimentata con il tempo.
Per questo motivo, quando Solferino Libri mi contattò per invitarmi all’anteprima del suo ultimo romanzo, ho fatto i salti di gioia. Il romanzo di cui vi parlerò oggi è “Il tuo sguardo illumina il mondo”. Un atto d’amore puro e disinteressato che Susanna Tamaro rivolge all’amico Pierluigi Cappello, poeta scomparso lo scorso 1 ottobre.
Quelle di questo romanzo sono pagine intrise si tenerezza e poesia destinate a cambiare l’animo di chi le legge.
Come è nato il libro
Dovete sapere che Susanna Tamaro e Pierluigi Cappello si stimavano reciprocamente ben prima di conoscersi fisicamente. Ognuno leggeva le opere dell’altro provando grande empatia. Durante l’incontro in occasione della presentazione del romanzo, Susanna Tamaro, ha confessato che desiderava incontrarlo o, quanto meno, scrivergli, ma la timidezza le impedì di farlo.
Un giorno l’autrice riceve la proposta di presentare un libro di Cappello a Pordenone Legge. Vide in quella proposta la possibilità di conoscere il poeta e non se la fece scappare. Da quel giorno iniziò un’amicizia profonda e sincera, tanto che la stessa Tamaro scrive in questo romanzo:
“Gli anni della nostra amicizia sono stati per me gli anni della grande libertà.
Libertà di essere come sono.”
La promessa onorata
“Il tuo sguardo illumina il mondo” è il consolidarsi di una promessa che Susanna Tamaro fece a Pierluigi Cappello, poco prima della sua morte. I due avevano in programma di scrivere un libro insieme, ma la malattia del poeta lo aveva già debilitato a tal punto di provarlo delle forze fisiche per scrivere.
Dopo un anno dalla morte di Cappello, Susanna Tamaro ha realizzato il loro desiderio adempiendo, così, a quella promessa che, già così, suona molto poetica.
La storia di Susanna Tamaro
La storia del libro è la storia della Tamaro donna e scrittrice. In queste pagine si mette a nudo, completamente, con il lettore. Il racconto ripercorre tutte le tappe della vita dell’autrice: vi è narrata l’infanzia tormentata che ha lasciato ancora dei dubbi da sciogliere nel presente, ma che ha anche donato molti punti fermi. Uno di questi punti fermi è l’amicizia con il poeta Pierluigi Cappello che, sono certa, non verrà meno con la morte di questo.
Qui di seguito vi lascio un passo del libro, quello che più ho preferito:
“La sensibilità non è un dono di tutti. E forse, nella maggior parte delle vite, più che un dono ormai è un peso. Vedere cose che nessun altro scorge, soffrire per cose che i più neppure notano.
Scrivere, prima di ogni altra cosa, è la valvola di sfogo che permette ai sensibili di sopravvivere. Per questo non ci può essere superbia nel giudicare gli arcobaleni, le rugiade, gli infiniti, gli aquiloni, i cristalli, «parole cieche e senza carne» – come dici tu – ma piuttosto tenerezza. Perché sono, comunque e sempre, il tentativo di un essere umano di comprendere sé stesso e il suo mistero, attraverso l’unica via che gli è concessa. Quella della parola”.
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