Intervista al giovane soprano e cantautrice Giulia Serotti: la forza delle idee
Oggi intervisto una cara allieva e amica, il giovanissimo soprano Giulia Serotti, esperta del repertorio lirico crossover e cantautrice in questo genere musicale innovativo che strizza l’occhio alla tradizione e ad artisti come Il Volo, Bocelli, Filippa Giordano, Katherine Jenkins.
È appena uscito su tutte le piattaforme la metà di un album composito che comprenderà ben 14 brani. Il nome completo è SIN-FONIA.
“FONIA” uscirà prossimamente, mentre proprio questo mese, il 6 giugno, è uscita la prima parte di questo grande progetto musicale dal titolo “SIN”.
Giulia ci racconterà di sé, della sua passione per la lirica, ma anche per la scrittura musicale e della sua collaborazione con il produttore Giancarlo Prandelli della GNE Records che – credendo fortemente nella sua voce ed in questo progetto discografico – ha fatto con Lei un lungo e straordinario lavoro.
Cara Giulia,
Ti do’ il benvenuto a nome dei Lettori di LeggIndipendente. Raccontaci come è iniziato tutto questo percorso, partendo dalla tua formazione.
La mia formazione musicale è cominciata molto presto. Avevo 9 anni quando sono entrata a far parte del coro polifonico Nuove Armonie, presso la Scuola Sacra Famiglia di Martinengo, affrontando un repertorio molto ampio, sia sacro che profano e debuttando in concerto anche in Santa Maria Maggiore a Bergamo.
A 13 anni, ho sentito l’esigenza di approfondire lo studio della voce in modo più tecnico. Così ho iniziato a studiare canto lirico come soprano leggero con Te.
Ho potuto esprimere me stessa esplorando il repertorio classico da Mozart in poi ed anche il barocco grazie alla collaborazione con l’orchestra della violinista Arianna Moretto.
Tutto questo studio mi ha permesso di conoscere a fondo la mia voce e le sue possibilità espressive.
Ho sostenuto anche gli esami di musica classica del Trinity College of Music di Londra, un percorso accademico che mi ha dato solidità e consapevolezza, ora sto preparando il Grade 7, ma tu lo sai!
Parallelamente, la musica ha sempre avuto per me un significato molto profondo. È stata una costante, un rifugio, una forma di guarigione. Anche per questo, col tempo, ho sentito il bisogno di trovare un linguaggio più personale, capace di unire la mia formazione classica a una sensibilità più contemporanea. Ho iniziato così a scrivere testi e a metterli in musica.
La mia musica nasce proprio da questo incontro: da una tecnica che è frutto di anni di studio e dedizione, e da un’urgenza emotiva che mi spinge a creare spazi sonori in cui chi ascolta può sentirsi accolto, compreso, magari anche guarito.
Parlaci di questo album: cosa c’è all’interno di SIN? Perché si chiama così?
Il 6 giugno è uscito il mio primo album dal titolo “SIN”. Esso è il primo di un secondo album di prossima uscita dal titolo “FONIA”; è curioso come i due titoli da soli significhino “SIN” inteso come “fino a..” e “FONIA” inteso come “suono acustico”.
Unendo i due titoli si crea questo connubio che significa: arrivare fino al suono delle idee.
Le prime sette canzoni dell’album sono correlate da uno stato emotivo di porcellana, fragile, alcuni di questi brani sono la colla che cerca di nascondere drammi interiori.
“Cielo Stellato” parla di come al mondo esista solo un’anima gemella, che viene consacrata in queste parole dedicate all’amore dai poeti dell’Ottocento e riportata in chiave moderna dagli occhi di una ragazza dei nostri tempi, che dimostra, che i veri sentimenti, non hanno né tempo né luogo e in tutto ciò l’universo assiste incuriosito.
“Utopia” parla di un momento “no” nel quale ti sembra di affondare nel buio più profondo, ma poi arriva quella persona, che con una semplice parola, cambia tutto il tuo mondo e quella sensazione di calore ti sembra così surreale che non vuoi crederci e quindi, ti sembra di vivere in un sogno utopico.
“Sinfonia del Male” parla di ferite che come un mantra si ripetono nella mia testa, i ricordi delle persone che mi hanno emarginata e bullizzata nel corso della vita che – come cicatrici – non si levano mai veramente, ma restano e si trasformano in forza, per affrontare meglio il futuro. Come si dice: ciò che non ci uccide ci fortifica. Il tema del bullismo è stato subìto da molti ed è sentito fortemente dalla mia generazione.
“Maschere” parla di tutte le volte in cui ci sentiamo costretti a indossare una maschera, per non dare troppo nell’occhio, per non essere giudicati, per sembrare forti. Ma sotto quella maschera, c’è la voglia di essere veri, di essere visti davvero. È per chi si sente perso in mezzo alla folla, ma sta ancora cercando il proprio riflesso.
“Cosa Vuoi” è la domanda che ci siamo sentiti dire almeno una volta nella vita. Troppo spesso le persone si perdono in un loop e non riescono a trovare la loro dimensione per uscire. Nonostante ciò vi è sempre un aiuto dall’esterno ma… solo se lo si cerca. E allora “cosa vuoi” è la domanda che muove questo brano e questo messaggio.
“Un Altro Giorno” è per chi ha creduto in qualcuno, per chi ha dato tutto, anche quando non veniva ricambiato, parla di sogni che si spezzano piano, tra le lacrime nascoste e le notti senza sonno, di quando capisci che l’amore non basta, se l’altro non è pronto. Ma anche della forza di rialzarsi, di ripulire il passato e tornare a brillare.
“Sabbia al Polo Nord” è il racconto amaro di chi sa che potrebbe essere tutto, ma davvero tutto, molto più semplice se solo ci fosse più ascolto, più umanità, meno paura. Ma in fondo, anche se il mondo non cambia, forse qualcosa cambia dentro di noi e quella trasformazione, silenziosa e profonda, vale più di mille vittorie apparenti.
SIN è il tuo primo album, ma hai già debuttato con successo sulle piattaforme con singoli molto apprezzati. Vuoi parlarcene ?
Sino ad ora ho pubblicato tre brani inediti affiancata dalla GNE records.
“Catene” è il primo inedito con il quale ho debuttato come cantautrice, pubblicata il 22 dicembre 2023. “Catene” racconta la battaglia tra il desiderio di libertà e il peso di ciò che ci tiene legati. È una canzone sulla vulnerabilità, ma anche sulla forza nascosta in ognuno di noi: quella che ci spinge, nonostante tutto, a cercare la luce anche nel buio più profondo.
“Eclissi”, pubblicata il 29 marzo 2024, è un brano che ci invita a guardare dentro di noi, usa l’eclissi, quel momento raro in cui sole e luna si incontrano, come simbolo delle connessioni umane: forti, intense, ma – talvolta – fugaci. Proprio come un’eclissi, certi legami ci colpiscono profondamente, anche se durano poco. L’ho scritta per una persona a me cara, che sta combattendo una lotta personale.
“Eroi di Carta”, pubblicato il 28 giugno 2024, è il mio urlo di sofferenza e di fiducia spezzata, quando perdo qualcuno che doveva essere per me un “rifugio”, ritrovandomi sola.
Accusa, denuncia, mette a nudo il dolore facendo crollare l’immagine dell’“eroe” e resta solo la realtà di una persona egoista, incapace di amare, che ha lasciato dietro di sé solo bugie e cicatrici. È un urlo liberatorio di chi, dopo tanto silenzio, trova finalmente il coraggio di dire la verità e va oltre la sofferenza.
Com’è il tuo lavoro con Giancarlo Prandelli in studio?
Siamo veloci, affini, c’è molto rispetto e collaborazione sincera nell’elaborazione di testi, musica, idee.
So che recentemente sei stata Finalista per la Lirica al Concorso Nazionale di Musica e Canto “Bruno Bottiroli” che si è svolto in Emilia Romagna. Nel tuo futuro, mi sembra di capire che ci sarà tanta “canzone d’autore”, ma anche tanta musica classica. Qual è il tuo rapporto con la musica classica? Cosa vuoi trasmettere al tuo pubblico e che “pubblico” ti segue e sogni per Te?
La musica classica mi accompagna fin da quando ero bambina. Nei momenti difficili, mi ci sono immersa completamente: tra le sue note trovo sempre rifugio, forza e guarigione. È sempre stata la mia àncora di salvezza, un porto sicuro in cui rifugiarmi quando mi sentivo smarrita.
Ed è proprio questo che desidero trasmettere con la mia musica: creare uno spazio in cui le ferite possano guarire, offrire conforto e calore, proprio come la musica classica ha fatto con me. Voglio farlo attraverso una chiave più moderna, mantenendo però intatta quell’anima profonda e autentica che mi ha fatto innamorare della musica.
Credo che la mia musica possa parlare a diverse tipologie di persone, ma in generale, penso di attrarre un pubblico sensibile, che cerca nella musica qualcosa di più profondo. Persone che, come me, hanno trovato rifugio e guarigione tra le note.
Mi rivolgo a chi ama la musica classica, ma è anche curioso di ascoltarla in una chiave più moderna, più vicina alle emozioni del presente.
Allo stesso tempo, la mia musica può essere un abbraccio sonoro per chi attraversa momenti difficili, o semplicemente, ha bisogno di ritagliarsi uno spazio interiore, intimo.
Per concludere: cosa ti ha dato in regalo come “giovane donna” tutto questo percorso nella e con la Musica?
Maggiore autostima, solidità nelle idee, sono una persona “quadrata”, razionale, più adulta della mia età (questo me lo ha dato la musica classica); sicurezza e forza interiore, velocità nel lavoro, sono molto produttiva e non procrastino “quasi” mai, la consapevolezza di quello che so fare e di come posso mettere in musica i miei pensieri, l’elaborazione della vita attraverso l’arte e per i miei vent’anni non è poco!
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