Carissime/i Lettrici e Lettori, oggi dialoga con me un caro amico, un Artista che stimo moltissimo: il baritono Marzio Giossi.

Bergamasco, è uno dei baritoni più rappresentativi della sua generazione, 40 anni di carriera artistica di altissimo profilo, ha regalato al pubblico interpretazioni di assoluto pregio, un autentico baritono lirico verdiano, indimenticabile in Rigoletto e in tanti altri importanti ruoli, fraseggio magistrale e ricerca timbrica infinita. Didatta della Voce, rappresentante dell’antica scuola di canto all’italiana, ideatore di concorsi lirici, esperto giurato, citato dal grande musicologo Daniele Rubboli come una delle voci lombarde più belle dal 1500 ai giorni nostri, oggi ci parla della sua carriera, della sua idea del canto e della nuova sezione “canto lirico” del Premio Nazionale di Musica e Canto Bruno Bottiroli.
Quali sono state le tappe più rilevanti ed emozionanti della tua carriera artistica?
Grazie Elena per questa tua domanda, ma innanzitutto, voglio ringraziarti per avermi invitato alla rubrica “Istanze Musicali” di LeggIndipendente.
Le fasi importanti della mia carriera sono tante, (sai, in 40 anni è difficile riassumerle!) prima di tutto le basi, l’inizio della mia carriera, frequentando teatri importanti a fianco di cantanti importanti.
Tu pensa che all’età di 28 anni mi sono ritrovato alla Scala diretto dal Maestro Riccardo Muti, ad esempio. Dopodiché c’è stata una Lucia di Lammermoor al Teatro Regio di Parma a fianco di Alfredo Kraus e Luciana Serra, tutte esperienze di gioventù. Per poi continuare la mia carriera in tutti i teatri d’Europa e del mondo: il Bunka Kaikan di Tokyo con Traviata al fianco di Mariella Devia, il Teatro Donizetti – della nostra amata Bergamo – con Maria Stuarda sempre a fianco di Mariella Devia, Palm Beach Opera con Don Carlo diretto dal Maestro Guadagno, Teatro Antico d’Orange con Traviata a fianco del Maestro Chung e così a seguire.
La carriera è stata un po’ anche per me una sorpresa, perché tu sai che io ho iniziato senza sapere che si sarebbe evoluta in questo modo. Quindi le fasi emozionanti della mia lunga carriera artistica sono tante con tanti ricordi che continuerò a portare nel mio cuore.
Ho bellissimi ricordi anche di colleghi che mi sono stati vicino, che mi hanno voluto bene, di persone che mi hanno stimato come te, ad esempio, con tanta gente che continua a dimostrarmi il suo affetto. Ma sappi che la cosa che porto più nel cuore è sicuramente il sostegno della mia famiglia, che continua anche oggi a sostenermi con tanto amore, con tanta cura, anche nei momenti magari più deboli e più difficili di una carriera artistica, ma i ricordi artistici sono tantissimi…
Quali sono a tuo avviso i requisiti per diventare un cantante che cementa un cognome nella storia dell’opera, come si cavalcano i tempi per 40 anni come hai fatto tu?
I requisiti sono le basi tecniche che ti danno la possibilità di conservare la voce fresca e sempre pronta all’esecuzione di un nuovo spartito. Un altro requisito è lo studio musicale e l’approfondimento ogni volta che affronti un personaggio. Un altro requisito è il sacrificare la propria vita a servizio della musica. La propria vita, intendo proprio anche la vita privata. Nel momento in cui c’è un invito a una festa da qualche parte, ma io devo studiare, all’invito si dice di no. Un’altra cosa alla quale si deve dire di no è la maturità vocale che richiede il personaggio. Mi esprimo meglio. Se in età giovanile non potevo affrontare Otello (Jago) e mi veniva chiesto di interpretarlo, io dicevo di no. Anche questo fa durare la voce nel tempo: cantare le cose giuste nel momento giusto.
Ed è una scelta importante oggi, anche se costa, perché nel momento in cui dici dei no, ci sono dei prezzi da pagare e io ne ho pagati e ne sto pagando tanti. Ma son contento di averli pagati perché, altrimenti, oggi non sarei qui a parlare con te e i teatri non mi scritturerebbero.
Ci sono ancora belle voci?
Assolutamente sì. Ma qual è il problema delle belle voci? Sì confonde la bella voce con la giusta tecnica. La bella voce maschera sempre l’approfondimento, lo studio tecnico, perché c’è un bel suono. Io non mi accontento mai di ascoltare una bella voce se non c’è sotto uno studio tecnico. La mia grande maestra, la professoressa Clotilde Ronchi, diceva che una bella voce deve sempre essere sostenuta da una grande tecnica, perché nel momento in cui c’è un problema di uguaglianza di suono, nella bella voce, lo avverti subito.
Qual è il segreto? Sapere correggere il difetto nella bella voce. E per fortuna, con gli insegnamenti che mi sono stati dati, ho questa grande possibilità.
Mi dedico, come tu hai detto, molto ai giovani. Sento molti giovani cantare e sento sempre grandi e belle voci. Brutte voci ne sento raramente, ma sento purtroppo delle carenze tecniche e i ragazzi non sanno mai dove andare ad attingere per correggere questi difetti. C’è un po’ di pressappochismo, cosa che io non ho mai accettato nella mia professione e nel mio lavoro.
Ci parli dei tuoi prossimi impegni?
Guarda, proprio mentre sto rispondendo a questa tua intervista, sono in prova qui al Teatro Fanin di San Giovanni Persiceto, dove sto interpretando il ruolo di Scarpia con una compagnia di giovani, un teatro con una collaborazione molto importante con l’Orchestra Senza Spine di Bologna, una realtà giovane con un bellissimo allestimento, tecnici giovanissimi, potrebbero essere tutti i miei figli. Addirittura i cantanti sono cantanti giovani e sono così di supporto a questa realtà molto bella che mi carica di tanto entusiasmo. Dopodiché, devo spostarmi a Bressanone per un concerto, poi ho in programma una Cavalleria Rusticana qui nella zona di Bologna, dove c’è un’attività musicale molto importante; tra Bologna e Modena, ad esempio, nella cittadina di Spilamberto, una realtà molto bella. Poi dovrò fare una Traviata quest’estate. L’elenco sarebbe troppo lungo, ma ci tengo a dire che il 20 giugno sarò al Teatro Gavazzeni di Seriate per cantare un ruolo che mi sta molto a cuore: RIGOLETTO e festeggeremo i miei 40 anni di carriera. Sto – inoltre – realizzando un doppio CD di arie verdiane per la Kicco Music di Giovanna Nocetti.
E poi c’è l’attività didattica con i miei ragazzi e con chi vuole approfondire in modo molto serio la conoscenza della tecnica. Mi sto dedicando molto ai giovani, perché meritano di essere aiutati. Non tutti, comunque, accettano di fare, come dicevo prima, dei sacrifici e cantano un po’ di tutto. Io sono un maestro un po’ rigoroso e desidero che i miei allievi mi ascoltino anche sul percorso che devono fare per quel che riguarda il farsi conoscere. Ad esempio, un allievo giovanissimo di 22 anni, un basso, Nicolò Lauteri, mi ha ascoltato, partecipando al Concorso Internazionale Belli di Spoleto, vincendo e debuttando nel ruolo di Banco nel Macbeth di Verdi. È stata anche questa una esperienza che mi ha arricchito professionalmente e umanamente. Mi sto dedicando a molte cose: l’attività artistica che sono i concerti, le opere, ecc. e l’attività didattica, che mi piace seguire dando il meglio di me stesso e trasmettendo la mia esperienza ai ragazzi.
Sei sempre attento a valorizzare e promuovere i giovani artisti, hai fatto uno straordinario lavoro come direttore del Concorso Internazionale di Canto Lirico Giovan Battista Rubini dal 2014 al 2018, organizzi masterclass di alta formazione e oggi ci parli del Premio Nazionale di Musica e Canto Bruno Bottiroli. Mi dicevi telefonicamente che la causa è nobile: il ricordo di un giovane artista prematuramente mancato. Raccontaci.
Ero sicuro che prima o poi sarebbe arrivata questa domanda. Sì, ho fondato nel 2014 il concorso Giovan Battista Rubini proprio per dare la possibilità ai concorrenti di poter fare una esperienza artistica completa, cantando un’opera con l’orchestra, con scene, costumi e un regista, un direttore d’orchestra, insomma una cosa bella completa, con una settimana di preparazione – che seguivo io – con questi ragazzi e si metteva in scena il tutto in questa location bellissima che era Casa Giovan Battista Rubini, Palazzo Rubini. Questa bell’opera, questo sogno poi si è interrotto e non è detto che venga ripreso, ma la vita va avanti e mi sono dedicato ad altro. Ad esempio, mi sono dedicato alla Associazione Mario Del Monaco di Modena dove ho fatto la stessa cosa, facendo audizioni. Queste audizioni hanno portato molti iscritti, abbiamo dato concerti, in questo caso, perché non c’erano gli spazi per poter fare un’opera e questi ragazzi hanno potuto esibirsi davanti a un pubblico ed è una cosa veramente molto bella.
Quest’anno mi sto dedicando al concorso Premio Bruno Bottiroli, che è un concorso memorial in ricordo di un giovane artista mancato nel 2017, interrompendo così il suo sogno di cantautore, perché il premio nasce come concorso pop. Quest’anno l’organizzatrice Mabel ha voluto aggiungere la categoria lirica, quindi io sarò il testimone lirico e sto cercando talenti. Mi piace scoprire i talenti nei ragazzi e passar sopra, diciamo così, alle problematiche tecniche. Mi spiego meglio, se un ragazzo ha talento e lo si sente, lo si avverte, ma non ha completato i suoi studi, mi piacerebbe poter dare delle possibilità e nel premio Premio Bruno Bottiroli le possibilità ci sono e ce ne sono tante.

La cosa interessante di questo concorso premio Bruno Bottiroli è che il candidato può partecipare gratuitamente inviando un file audio con una canzone o una romanza d’opera che verrà poi valutata e solo se il candidato viene ritenuto idoneo ci sarà l’audizione in presenza al Teatro di Alfonsine.
La musica parla una lingua sola. La musica è trasmissione di sentimenti, di pace, di serenità, di condivisione. Questa è la cosa importante, in questo momento così difficile, perché vediamo un mondo veramente quasi senza speranze di ripresa, con delle guerre, con queste malattie che hanno segnato la nostra vita, con questa esperienza drammatica del Covid. Vedo questa unione tra pop e lirica come una sorta di trasmissione di sentimenti. La musica parla una lingua sola, che è la lingua della pace, della condivisione, dell’amicizia e della serenità. Basta guerre, basta divisioni, basta il voler fare qualcosa per ricevere qualcosa, si fa qualcosa col cuore. E veramente questo premio Bruno Bottiroli mi ha coinvolto talmente tanto, perché essendo io genitore, se pensassi alla mancanza dei miei figli veramente impazzirei. Quindi, una mamma che porta avanti il ricordo del figlio, attraverso questo premio che lo ricorda veramente in tutti i suoi aspetti, per me è stato un coinvolgimento, una bomba di emotività grandissima. Quindi invito tutti a partecipare a questo premio Bruno Bottiroli, a questo concorso.
Quali voci cercate per il concorso, quali sono gli obiettivi del concorso?
Non abbiamo preferenze vocali, cerchiamo di dare delle possibilità a degli artisti di mettersi in gioco e di iniziare il loro percorso artistico. Si chiama concorso, ma effettivamente è un “voler scoprire talenti”, se una persona, un ragazzo, non ha ancora completato i suoi studi, ma vuol fare un’esperienza mettendosi in gioco, è il momento giusto, perché dal premio Bruno Bottiroli per il pop sono partiti dei nomi veramente molto importanti, cosa che vorrei fare anche con la lirica. Avranno la possibilità di essere ascoltati, valutati e anche giudicati, senza troppi stress, per costruire una carriera, qualcosa di importante e duraturo nel tempo.
Consultate il sito www.premiobrunobottiroli.it e troverete tutti i dettagli.
Grazie infinite per il dono che mi hai fatto accettando questa intervista. Invito i giovani artisti lirici ed i giovani cantautori pop a presentarsi al Concorso Nazionale dedicato alla memoria di Bruno Bottiroli.
Carissima Elena, grazie infinite di questo spazio e del tempo che mi hai dedicato. Sono onorato di essere stato intervistato da te che sei sempre stata una cara Collega e sempre attenta alla mia carriera.
Un saluto a tutti i lettori che abbraccio con affetto.
Photo credits di Elena Bresciani: Collettivo Margot
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