Recensisco oggi il romanzo di Brian Turner, “La mia vita è un paese straniero“, edito NNEDITORE.
Questo romanzo è una sorta di diario che racchiude i ricordi della guerra combattuta dall’autore e i pensieri che, una volta tornato a casa dal conflitto, hanno iniziato ad attanagliarlo, costringendolo a notti insonni e sogni di violenza e sangue.
“La mia vita è un paese straniero” sembra essere diviso in due parti: il prima della guerra e il dopo la guerra, due periodi che hanno caratterizzato la vita di Brian Turner e l’hanno sconvolta completamente.
“Alzai la mano e dissi Giuro perchè sapevo,
a un livello profondissimo e immutabile,
che sarei partito e mai tornato”.
Nel 2003 il sergente Turner è a capo di un convoglio di soldati nel distretto iracheno. Grazie alla narrazione di Turner anche noi viviamo quei momenti quasi come se ci trovassimo sul campo di battaglia.
I pensieri che l’autore confida al lettore per mezzo di questo romanzo sono tanti e profondi, direi intimi:
“Nel giro di pochissimo tempo, qualche giorno al massimo,
l’America scompare. Strade e città si allontanano e
svaniscono, sostituite da frutteti e boschetti di datteri
e dal Tigri, dal paesaggio iracheno di un’epoca di violenza”.
Durante la lettura di “La mia vita è un paese straniero” viviamo le stesse emozioni e gli stessi sentimenti dell’autore e sergente Turner, le sue paure e i suoi timori.
“Quasi sempre ho paura. Sono profondamente spaventato.
Una paura così lunga e ininterrotta da diventare normale,
da non farci più caso. Temo di finire a pezzi, con le bandierine
piantate nel terreno accanto a me.
Temo di diventare cieco o storpio. Temo che capiti
lo stesso a qualcun altro della squadra.
Buona parte del libro è dedicata anche al dopo la guerra, a quando il sergente Turner è tornato a casa e racconta di come, anche a distanza di anni, accanto alla moglie addormentata, ha una visione: come un drone sulla mappa del mondo, sorvola Bosnia e Vietnam, Iraq, Europa e Cambogia.
Figlio e nipote di soldati, le sue esperienze si fondono con quelle del nonno e del padre, con i giochi da bambino e le vite degli amici caduti in battaglia.
Così tutti i conflitti si dispiegano sotto di lui in un unico, immenso, territorio di guerra e violenza.
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