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La trasparenza del camaleonte

Cari lettori, oggi la nostra Serena Pisaneschi ci parla di un meraviglioso romanzo edito da DeA Planeta.

Ho appena finito di leggere “La trasparenza del camaleonte” di Anita Pulvirenti e mi è venuto subito da fare una considerazione: vi è mai capitato di sentirvi diversi da chi vi circonda? Un po’ alieni perché non rispettate esattamente quelle “norme di comportamento” che la società mediamente impone e/o pretende? Credo che questo pensiero sia passato per la mente di molti, me compresa, e che abbia avuto il potere di farci sentire sbagliati. Anita Pulvirenti ci dice che non è così.

TRAMA

la trasparenza del camaleonteCarminia è una donna di quarant’anni, legata a doppio filo alle proprie abitudini e piuttosto incline alla solitudine. Ha passato tutta la vita a sentirsi lontana da tutti, vivendo una diversità che non ha mai rifiutato ma che la fa sentire costantemente in bilico in un mondo che la spintona da tutti i lati. È molto legata alla nonna che l’ha cresciuta – la madre è andata via quando era ancora una bambina – e ogni fine settimana torna nella casa della sua infanzia, sull’isola, dove finalmente si sente più stabile. Il suo precario equilibrio, però, viene messo in pericolo una un ragazzo gentile, difficili richieste lavorative, una bambina impertinente e una lontana cugina, e Carminia dovrà fare fonte a tutto.

DIVERSI O NORMALI?

Tema centrale del libro è la diversità, ma non è intesa come difetto o sbaglio, quanto come libertà d’essere e successivo desiderio di tranquillità. Ecco così che nasce la trasparenza del camaleonte, l’esigenza di mimetizzarsi per poter vivere in pace secondo i propri schemi e non quelli imposti. Carminia non capisce il bisogno di aggregazione, di stringere amicizie o condividere spazi. Non capisce i baci e gli abbracci, non capisce ma si sforza, si adegua, si nasconde sullo sfondo. È l’unica arma di difesa che è riuscita a trovare e, anche quando acquisterà un’insperata consapevolezza di sé, faticherà a lasciarla cadere a terra.

CONCLUSIONE

A Carminia ci si affeziona come ci si può affezionare a un cucciolo cresciuto in cattività e poi liberato in natura: l’istinto è quello di proteggersi per sopravvivere, ma le regole che conosce sono diverse. Ha imparato ad adattarsi, ma non farà mai parte del branco. E non solo perché ha un odore diverso, sopratutto perché sarà lui a non riconoscere gli animali come propri simili. Carminia, come il cucciolo, sa di essere diversa ma non si ritiene sbagliata. Lei è così e basta, non nuoce a nessuno, e allora perché qualcuno deve nuocere a lei? E invece la massa ferisce sempre coloro che non ritiene “normali”. Ma cos’è la normalità? Per lei è avere solo una sedia, leggere sempre le solite righe di un libro, ripetere ogni giorno gli stessi identici gesti. La sua diversità per lei è “casa” e non pretende si essere compresa, vorrebbe solo non essere giudicata, non sentire sempre, costantemente, il bisogno di nascondersi. Si prova empatia leggendo di questa donna forte, perché di forza ne ha tanta, e alla fine ci viene da pensare che un po’ di quella forza la vorremmo anche noi. Ma soprattutto ci si domanda chi sia mai stato a decidere cosa è va bene e cosa no e perché chi non segue la massa sia da bollare come diverso, nell’accezione più dispregiativa del termine. Ognuno è se stesso e perfetto com’è, non c’è altra verità che questa. Anita Pulvirenti ci dà una bella lezione con il suo romanzo: non esiste giusto o sbagliato, esiste solo la libertà dell’io.

Chi sono

31 anni, blogger, agente letteraria e mamma di Gemma e Tessa. Credo fermamente nella bibliodiversità e nelle realtà editoriali indipendenti, le quali spesso nascondono perle di cui pochi sono a conoscenza.

“Ferla: dove l’editoria incontra la terra”

ἁπαλός (Apalós) è la Casa Editrice più a sud d’Europa, nata nel 2023, a Siracusa, “ultimo avamposto dell’impero” e pone al centro del suo progetto culturale la “gravità”, intesa come importanza, profondità e qualità dell’offerta culturale. La pubblicazione di pochi titoli l’anno, scrupolosamente selezionati, di voci per lo più affermate ed un catalogo pensato come un solo grande corpo, fatto di episodi irripetibili ed eterodossi, La allontanano dal facile impegno, dall’appiattimento, dall’omologazione e dalla banalità postmodernista.

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