Cari lettori, oggi Lina Morselli ci parla di “Educazione Europea“, il romanzo d’esordio di Romain Gary, autore che amo molto, ma non è affatto una “oeuvre de jeunesse“, bensì una delle sue opere più importanti. Gary lo scrisse quando era aviatore delle forze alleate durante la seconda guerra mondiale. Ecco, io penso che non ci sia momento migliore come questo che stiamo vivendo per leggere “Educazione Europea”. Voi cosa ne pensate?
Romain Kacev nasce a Vilnius nel 1914, a 13 anni si trasferisce con i genitori in Francia e diventa Romain Gary, Legion d’Onore come aviatore, ambasciatore di Francia, vincitore per due volte del Premio Goncourt, prima usando il suo nome e poi firmandosi come Emile Ajar. In seconde nozze sposa Jean Seberg, e scoprendo una sua fugace relazione con Clint Eastwood, sfida il rivale a duello, ma l’attore americano rifiuta lo scontro. Incapace di affrontare il declino fisico e spaventato dalla vecchiaia che contagia anche lo spirito, si suicida con un colpo di pistola nel 1980, dopo aver dato alle stampe il suo ultimo romanzo. “Educazione Europea”, scritto durante la guerra e stampato nel 1945, è il suo capolavoro d’esordio, introduzione a una vita, letteraria e non, tale da ergersi a simbolo della nostra cultura e del nostro tempo.
TRAMA E PERSONAGGI
Nella Polonia orientale, la storia del quattordicenne Janek guida questo romanzo corale: la madre, con altre donne, viene rapita dall’esercito tedesco, per servire le truppe, anche sessualmente. Il padre, stimato medico, nasconde il figlio in una buca nella foresta, poi sfoga la sua disperazione assaltando il comando tedesco con un’azione suicida. Janek non saprà come e quando sono morti i suoi genitori, ma seguendo l’ultima raccomandazione del padre si unisce ai partigiani nascosti nei dintorni. Da questo momento inizia per il ragazzo un percorso rapido quanto necessario verso la condizione consapevole di adulto, mentre le sorti della guerra incalzano. Infuria la battaglia di Stalingrado, i bombardamenti in Europa distruggono le città, si spera in un intervento degli USA, si sa della Resistenza nei Balcani e in Grecia, pare che persino il Ghetto a Varsavia sia insorto. Il gruppo di Janek è il più giovane, forse il più sconsiderato, o se si vuole il più ardimentoso: ignora ogni tipo di prudenza negli assalti e nelle decisioni, e il prezzo da pagare è la rappresaglia nazista successiva ad ogni azione. Ma nulla può oscurare la luce che guida i giovani guerrieri: leggono Gogol e Selma Lagerlȍf, sfidano inverni al limite della sopportazione, soffrono la fame e il freddo al punto da morire di tisi, prima ancora di combattere, e si infondono coraggio a vicenda, col solo sostegno di poche patate bollite. Giovani e adulti si ritrovano a resistere contro un nemico esterno e contro quanto si agita dentro di loro: un professore anziano che affronta la morte per dimostrarsi degno della sua giovanissima moglie; un ciabattino esule dall’Ucraina, che si scoprirà essere il padre del più giovane e valoroso generale dell’Armata Rossa a Stalingrado; un giovane colto e ricco che contro il volere del padre guida il piccolo esercito clandestino, ma dovrà cedere alla malattia; un padre disperato per il rapimento di entrambe le sue figlie schiavizzate dai nazisti; la giovane Zosia, dalla delicata bellezza, che si presta a prostituirsi al nemico per carpire i suoi segreti militari, ma poi si innamora di Janek e gli resta fedele per sempre; due fratelli ombrosi e scontrosi che procurano il cibo e le informazioni.
COS’E’ L’EDUCAZIONE EUROPEA?
Per statura morale e capacità di comando, il ventitreenne Dobranski diventa il legame fra tutti i compagni grazie al libro che sta scrivendo: si tratta di racconti di guerra, ambientati in Polonia e in Russia, dal titolo“Educazione Europea”. Cosa in realtà sia questa educazione lo si chiarisce man mano che la storia procede, fino ad avere una vera e propria definizione per bocca di chi morirà di tisi e dello stesso Janek: “In Europa abbiamo le cattedrali più antiche … le più grandi biblioteche, ed è qui che si riceve l’educazione migliore. … Ma alla fine, quel che ti insegna tutta questa famosa educazione europea è come trovare il coraggio e delle buone ragioni, valide e convenienti, per ammazzare un uomo che non ti ha fatto nulla …” . Ma Dobranski non ci sta, e alza le sue parole, che suonano come un canto, alla foresta irrigidita nel gelo:
“ … Non ci sarebbero più state guerre, gli americani e i russi avrebbero unito i loro sforzi fraterni per costruire un mondo nuovo e felice dal quale il timore e la paura sarebbero stati banditi per sempre. Tutta l’Europa sarebbe stata libera e unita: ci sarebbe stata una rinascita spirituale … “. Janek ascolta, con commozione mista a disincanto, domandandosi quanti secoli ci vorranno ancora, quanti dovranno ancora morire. Morirà, il suo amico, poco prima della vittoria, come moriranno molti altri compagni della foresta. Janek crescerà, studierà musica e avrà un figlio da Zosia. Terrà chiusa dentro di sé una pietà infinita, per la violenza che ha dovuto esercitare in guerra, per i nemici, a loro volta giovani e increduli verso la morte, per il mondo, la cui crudeltà non risparmia nessuno, ma che è l’unico che abbiamo il dovere di conservare e migliorare.
LO STILE LETTERARIO
Una delle ragioni del successo dirompente di questo romanzo sta senz’altro nello stile adottato dallo scrittore. Uomo coltissimo e attento ad ogni sussulto culturale europeo, fa tesoro senz’altro delle rotture dadaiste e di quanto si sta producendo nei teatri dagli anni ’20 in avanti, in particolare con i testi di Beckett, che già stava rivoluzionando la lingua delle rappresentazioni. Anche il cinema affiora potente nell’articolazione dei dialoghi serrati da copione, nella velocità delle azioni e dei cambi di scena. Ma Gary ci mette del suo: l’amore, la tragedia, il sogno, il dolore, la disillusione, la violenza, la pietà e la rabbia sono sempre presenti, si rincorrono quasi, in un miracolo letterario di leggerezza e freschezza.
ALCUNE CONSIDERAZIONI
Mentre la lettura procede tutta d’un fiato, la sensazione è quella di ripercorrere tutte le nozioni di storia, i racconti sentiti da genitori e nonni, persino le canzoni che hanno accompagnato il lettore, con la precisa coscienza che il nostro presente è partito da quel passato, che quindi tanto lontano non è. I giovani protagonisti di quella lotta, realmente all’ultimo sangue, fra la barbarie e la vita, escono dalle pagine, ci guardano spavaldi, più volte ci domandano quanto sia stato realmente realizzato dopo, a cannoni spenti. Vero è che, da allora, gli europei non si sono più scontrati militarmente, e 74 anni di pace hanno permesso ad almeno due generazioni una vita per lo meno sicura. Ma quella spinta iniziale, quella lucida freschezza che credeva ciecamente in un mondo migliore, quella l’abbiamo persa. Quanto al progetto di un’Europa nuovamente educata e rinnovata, beh, ciò che sta accadendo in questi mesi è sotto gli occhi di tutti.
L’ULTIMA PAROLA A ROMAIN GARY
Questo libro andrebbe letto nelle scuole, tenuto sul comodino come un messale, sfogliato e riletto tutte le volte che sentiamo arrivare gesti, parole, grida di paura, odio e vendetta.
La conclusione di queste riflessioni la lascio a Romain Gary, con uno dei dialoghi più belli fra Dobranski e Janek.
“Janek chiese a Dobranski:
Tu ami i russi, vero?
Amo tutti i popoli, ma nessuna nazione. Sono un patriota, non un nazionalista.
Che differenza c’è?
Il patriottismo è amare la propria gente; il nazionalismo è odiare gli altri. Russi, americani…
Un grande sentimento di fraternità va maturando nel mondo, i tedeschi saranno serviti almeno a questo.”
(RECENSIONE DI LINA MORSELLI)
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