Ciao lettori, oggi vi parlo di un libro illuminante, un testo che spiega in modo semplice ma dettagliato le realtà editoriale femminista negli anni ’70 e grazie all’analisi delle dinamiche sociali del tempo è possibile capire meglio la realtà editoriale di oggi, nella quale le autrici, donne, sembrano essere relegate in posizione di svantaggio.
Il libro in questione è “I libri delle donne, case editrici femministe negli anni ‘70” scritto da Vera Navarria ed edito da Villaggio Maori Edizioni.
I libri scritti dalle donne sono solo per le donne
Il libro si apre con una triste, quanto vera, constatazione: nell’opinione pubblica, il concetto di editoria femminista sembra essere un’espressione rimandante ad un settore di nicchia. Mi permetto di consigliarvi la lettura dell’articolo che scrissi tempo fa (La letteratura, se fatta dalle donne è solo per le donne: una triste realtà) nella quale analizzai la tendenza a considerate i libri scritti dalle donne come prodotti editoriali destinati esclusivamente alle donne. La tendenza non sembra essere cambiata. Basti pensare alle oltre cento edizioni del Nobel per la Letteratura, il quale è stata vinto da solo 14 donne.
L’editoria femminista
In realtà quello dell’editoria femminista è un insieme abbastanza vario e vasto da includere attività di case editrici e collane delle donne, il patrimonio delle riviste dei gruppi femministi, fino ad arrivare ai prodotti digitali come siti web specializzati, blog e magazine.
Quando Vera Navarria parlò di questo suo libro con amici e parenti, i suoi interlocutori si mostrarono molto stupiti e sorpresi, in particolar modo dall’esistenza di un’editoria femminista presente anche in Italia e le chiesero a cosa servisse.
Ecco, io credo che questo dia esattamente la misura di quanto l’argomento sia veramente poco conosciuto, anche da quelle donne che considerano oggi acquisiti i risultati della lotta femminista degli anni Settanta e tutti quegli argomenti della cultura e diversità femminile a cui certe case editrici offrirono una voce.
Un fine ideale
Nessuna delle case editrici che nacquero in Europa ebbero come fine quello puramente commerciale. Tutte sono nate e hanno vissuto per un fine ideale: dare voce alle donne, alla loro differenza e alla loro creatività.
Ma parlare di editoria femminista significa anche prendere in esame una mole gigantesca di scritti e opere; per questo motivo l’autrice Vera Navarria ha dovuto fare un’importante scelta preliminare; quella di distinguere l’attività editoriale dei gruppi femministi, che pure hanno dato origine ad una ricca editoria informale, dalle case editrici vere e proprie.
Tutte le case editrici citate nel libro in questione hanno le loro radici in un gruppo femminista.
Alcune case editrici
Vera Navarria sceglie, in questo libro, di parlare di scritti di autrici che esulano dal piccolo gruppo. Dal francese “Phychanalyse et Politique” emergono le “Editions des femmes”, dal collettivo comunista di Via Pomponazzi a Roma nascono le “Edizioni delle donne”. Dalla più dirompente delle riviste femministe britanniche “Women’s Liberation Moviment” viene fuori “Virago”.
Dalle riunioni del gruppo di Rivolta Femminile a Milano nascono due tra le esperienze più preziose e feconde, quella delle “Edizioni La Tartaruga” di Laura Lepetit e quella di “Dalla parte delle bambine” di Adela Turin, la prima case editrice femminista per bambini in Europa.
Adela Turin non dovrà solo pubblicare, ma anche scrivere la maggior parte delle opere perché fino ad allora la letteratura per l’infanzia aveva proposto modelli educativi svantaggiosi per le bambine.
L’analisi dell’autrice
Editoria e impegno di vita femminista sono dunque imprescindibili. Benchè si parli di molte case editrici femministe, vera Navarria decide di approfondirne cinque in aprticolare: “Virago” e “The Women’s Press” per l’Inghilterra, “Editiond des femmes” per la Francia e le due italiane “La Tartaruga” e “Dalla parte delle bambine”.
L’inizio dell’editoria femminista
Il cammino dell’editoria femminista inizia nel 1973, data della fondazione di “Virago”, quando in occidente sorgono 140 case editrici delle donne grazie ad una spinta propulsiva molto più energica di quella di fine anni ’70 e degli anni ‘80.
Insieme a queste case editrici nascono, quasi per tacito accordo, librerie delle donne e perfino alcuni distributori che si dichiarano femministi.
Le donne
La scelta delle donne di riunirsi in luoghi che prevedevano la presenza quasi esclusiva delle donne è stato un messaggio chiaro lanciato al mondo che per primo si era separato dalle donne, decidendo che il loro luogo fosse quello domestico “e per il resto se ne poteva fare anche a meno”.
Una volta preso il potere, anche nella sfera pubblica, le donne si resero conto di trovarsi all’interno di un sistema profondamente misogino e patriarcale. Negli anni ’70, quindi, divenne decisivo far slittare le lotte per i diritti dal piano economico a quello giuridico e culturale.
Conclusioni
Le lotte per i diritti delle donne non sono ancora terminate, ci vorrà ancora molto tempo per raggiungere la vera parità con gli uomini. Una parità che deve abbracciare ogni aspetto della vita pubblica: economico, sociale, culturale, ma soprattutto è necessario raggiungere al più presto una parità di considerazione e trattamento. Perché le donne, ancora oggi, sono considerate inferiori agli uomini e invece di promuovere politiche a favore del raggiungimento dell’uguaglianza, vengono indette leggi che favoriscono l’allontanamento della donna dal mondo del lavoro, sono da esempio le ultime, terribili, trovate del governo italiano: la soppressione del congedo di paternità e l’estensione del periodo lavorativo fino al giorno del parto.
0 commenti