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Un uomo alla deriva

Autore: Armando Rudi

Editore: Edizioni Convalle

Categorie: Libri

Ciao lettori, oggi vi parlo del romanzo “Un uomo alla deriva” di Armando Rudi, edito Edizioni Convalle.

Un uomo alla deriva” è una di quelle sorprese belle che ti aprono il cuore e l’anima e ti arricchiscono ad ogni pagina.

LA TRAMA IN BREVE

Il romanzo di Armando Rudi ci porta indietro di quasi quarant’anni ed entra subito, fin dalle prime pagine, nella vita tormentata del Professor Mancato, insegnante e musicista del Conservatorio. Il ritrovamento di un taccuino perso di uno studente darà l’avvio ad un percorso di consapevolezza di “un uomo alla deriva”. Sarà, per il lettore, un viaggio in quelli che sono i pensieri, i dubbi, le paure, le contrarietà e infine in quello che è un innamoramento di un uomo di mezza età, arrivando a condividere il quadro complesso dell’essere umano, con le sue fragilità, che sono le stesse nel mondo, sia nel bene che nel male. Un romanzo da gustare con calma, che arricchisce la propria personale cultura e l’anima stessa.

LA RECENSIONE

Un Uomo Alla Deriva esprime l’itinerario interiore del protagonista: un lento ma inesorabile cammino verso la capitolazione dell’anima a un destino inclemente. Il quale destino ha come punto di partenza un fatto, che si rivelerà negativo, già alla prima pagina.

Il personaggio principale del romanzo è un violinista che è anche professore di storia della musica nel Conservatorio di una cittadina  di media grandezza.

Il romanzo prende avvio con il ritrovamento che il professor Mancato fa di un blocchetto di appunti mentre una sera esce dal Conservatorio per tornare a casa.

Dopo cena, ritirato nel suo studio, il professore prende in mano il blocchetto ritrovato, inizia a leggerlo, e trova che le osservazioni musicali in esso contenute sono originalissime.

Ma, procedendo nella lettura, trova un’osservazione riguardante l’Idillio di Sigfrido di Wagner  nel quale si dice che si tratta di musica che possono suonare solo musicisti giovani, aitanti, pulsanti di energia.

Leggere quest’osservazione è per lui come ricevere uno schiaffo: egli non è più giovane, è quasi calvo, un  poco ingobbito, ha un inizio di pancia. No: non può più suonare l’Idillio di Sigfrido.

Questa constatazione lo deprime, e gli impedisce di prendere sonno. Trascorre una notte agitata, e al mattino ne ha sul volto i segni inconfondibili.

UNA CITAZIONE

Quando rimuginava questi pensieri gli pareva che la sua vita si svolgesse in un piano inferiore, quasi sotto l’assito di un palcoscenico. Sul palcoscenico si muovevano gli astuti, i furbi, gli accorti, i diplomatici, quelli che avevano il talismano della parola sciolta, suasiva, raggirante, il portafortuna della battuta pronta, la chiave universale della reazione appropriata. Vivevano tra luci, addobbi, intrecci, diversivi; andavano e venivano: per essi la vita era davvero un teatro, una trama gratificante. Sotto il palcoscenico si muovevano gli altri: gli schivi, gli statici, i taciturni, i ritrosi, i semplici, gli ingenui, gli sprovvisti di mimesi, di parole e di mimetismo, coloro cui il fato non aveva concesso nè talismani, nè portafortuna, ma solo blocchi di ferro pesanti da portare, duri da maneggiare.

Chi sono

31 anni, blogger, agente letteraria e mamma di Gemma e Tessa. Credo fermamente nella bibliodiversità e nelle realtà editoriali indipendenti, le quali spesso nascondono perle di cui pochi sono a conoscenza.

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