Riccardo Bruni scrive romanzi gialli, noir e thriller. Collabora con quotidiani, riviste e varie realtà del web, occupandosi di cronaca e di cultura. Segue da sempre il mondo dell’editoria digitale e cura laboratori e seminari sulla scrittura.

Riccardo, iniziamo con una domanda che riguarda il protagonista Dante Baldini. Come è nato questo personaggio e come si è evoluto nel corso del tempo?
Cercavo il protagonista per una serie di gialli e l’idea è andata subito a un investigatore privato. Un classico della letteratura. Quando ho pensato a come declinarlo in un contesto che mi è familiare, come la costa tirrenica, Baldini si è presentato già pronto a entrare in azione. Le storie che lo riguardano sono sempre frutto di ricerche e lavoro di tessitura, ma lui mi è stato chiaro in testa da subito, come se ci fosse sempre stato.
Lo hai sempre amato o, in certe occasioni, gli hai fatto compiere delle azioni e prendere delle scelte molto lontane da te?
Con Baldini condivido il mio punto di vista sulle cose, la mia visione del mondo. La scelta di campo è la mia, in linea di massima. Il senso di giustizia lo condividiamo. Però lui è una persona ruvida, un ex poliziotto, un uomo d’azione. E in questo ci somigliamo poco. Io mi trovo molto più a mio agio a scrivere che a correre dietro ai cattivi o lanciarmi in qualche manovra folle con un’auto dal motore truccato. Però a entrambi piace passare del tempo a guardare il mare o giocare a biliardo (anche se lui è più bravo di me, ma non glielo dite, ché si monta la testa).
Parliamo di Baraka. In questo primo libro, Baldini si trova a indagare su un omicidio in un contesto di lusso e corruzione. Cosa ti ha spinto a dar vita questa ambientazione, Rocca Tirrenica?
In realtà, Rocca Tirrenica è costruita come un puzzle delle varie località sulla costa in cui ho vissuto e ho lavorato come giornalista. Oggi vivo a Siena, ma per diverso tempo ho fatto in su e in giù tra Orbetello (dove sono nato), Capalbio e l’Argentario, Grosseto e Follonica. E le mie giornate scorrevano in un non-luogo composto da pezzi di tutti questi posti. Alla fine, Rocca Tirrenica è nata così, rimettendo insieme quelle giornate. E un po’ di storie che, come cronista, ho annusato qua e là.
In Mistral, invece, il tema della scomparsa di una donna si intreccia con traffici illeciti e un passato oscuro. Come hai sviluppato questo tema e quali sono stati gli spunti principali per la trama?
Purtroppo, tutta la costa della Toscana (e non solo la costa) è interessata da fenomeni di questo tipo. Anche se personaggi e fatti dei miei libri sono rigorosamente frutto di fantasia, il contesto in cui si svolgono è invece piuttosto realistico. Basta leggere un po’ di cronaca, qualche rapporto sulle penetrazioni criminali nei territori, gli atti di un processo in cui si spiegano certi meccanismi. Poi, su questo sfondo, si muovono vicende personali, segreti, bugie. Ci aggiungi un ex poliziotto disincantato e un po’ rude, e il gioco è fatto.
E ora arriviamo a Domino. In questo libro, Baldini si trova a investigare su un misterioso denaro nascosto, un senatore in pericolo e un calciatore che sembra maledetto. Qual è l’elemento centrale che lega tutte queste storie insieme?
L’esistenza di un livello sommerso. La nostra realtà, le nostre città, i nostri luoghi in generale, tutti vivono su due livelli. Il primo è quello sotto gli occhi di tutti, il secondo è quello che non vediamo. Ma è in quel livello, quello nascosto, che di solito vengono stretti accordi, conclusi affari, prese decisioni che poi si riflettono in superficie e condizionano la vita di tutti noi, anche se non lo sappiamo. Baldini è un essere anfibio, perché sa muoversi in entrambi i livelli passando dall’uno all’altro, sulle tracce della storia che sta seguendo.
Zelda è una presenza costante accanto a Dante. Cosa puoi dirci sul loro rapporto?
Zelda l’ho scoperta strada facendo. È nata per la prima storia di questa serie, ma poi ho capito che poteva diventare una presenza fissa, per il modo in cui ogni volta mette in crisi Baldini. Porta con sé un po’ di quel sano disordine che riesce a mettere in luce aspetti diversi di Dante. Alla fine, anche se lui non lo ammetterà mai, credo che sia nato un legame profondo tra loro due. E a ogni romanzo mi sorprendo di quante cose io stesso abbia in comune con lei.
Hai dichiarato che il giallo è un “romanzo sociale per eccellenza”. Cosa intendi esattamente?
È il romanzo che oggi più di ogni altro riesce a descrivere e raccontare la nostra società. I conflitti, le tensioni, gli aspetti meno evidenti, le cose che non vogliamo mostrare. Il giallo è per sua natura una storia di indagine, ma oltre a indagare su un crimine o un mistero riesce a esplorare in modo straordinariamente efficace il nostro quotidiano, ciò che ci circonda e ci riguarda. In parte credo dipenda anche dal modo in cui questo genere letterario si nutre di cronaca, e la rielabora cercando di restituirle senso. È per questo che, alla fine, parla di tutti noi.
Se, da giornalista, ti autointervistassi, che domanda ti faresti per poter rispondere a qualcosa che, magari, fin qui non hai mai avuto occasione di dire?
Mi chiederei qualcosa sull’editore che pubblica questa serie, Indomitus Publishing. Perché è una piccola realtà che sta facendo strada, reinterpretando il modo di fare editoria e dimostrando che anche in un contesto difficile, come quello editoriale, le buone idee sanno come andare avanti. Il mio rapporto con Indomitus si è sviluppato in totale continuità con quanto fatto in passato insieme ad Amazon Publishing, e sfrutto questa occasione per ringraziare tutte le persone con le quali ho avuto il piacere di collaborare in questo percorso.
In chiusura, cosa ci possiamo aspettare dai futuri romanzi di Dante Baldini? Ci saranno nuove sfide da affrontare?
C’è un nuovo caso che gli sta arrivando proprio in questo periodo. Non posso sbottonarmi più di tanto perché io stesso ne so ancora troppo poco. Ma ormai inizio a sentire il bisogno, di tanto in tanto, di tornarmene un po’ a Rocca Tirrenica. E Baldini, il mio socio, è sempre lì che mi aspetta, insieme a tutti gli altri.
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