“Uno di noi era spacciato fin dall’inizio. Era o lei o io. Nella furia divoratrice chiamata amore, avevo trovato la mia pari.”
Premetto che conoscevo la storia di Sylvia Plath, il suo matrimonio con il poeta Ted Hughes, la vita tormentata della scrittrice e il suo tragico epilogo. Non conoscevo, però, Connie Palmen e il suo stile narrativo ed è stata una sorpresa molto gradita.
Il romanzo “Tu l’hai detto” di Connie Palmen (edito IPERBOREA) ha come scopo quello di ripercorrere le tappe del matrimonio della Plath con il poeta Ted Hughes. Lo fa da un punto di vista molto interessenta: quello di lui. In tanti hanno speculato e scritto articoli e romanzi sulla storia di due poeti maledetti, ma “Tu l’hai detto” contiene una novità, infatti a fare da narratore alle vicende e Hughes che racconta della vita trascorsa accanto alla Plath, secondo il suo punto di vista.
Il primo incontro tra Sylvia e Ted
Il 25 febbraio del 1956, ci fu il primo incontro tra la Plath e Hughes, un incontro pieno di violenza amorosa, perché i due appena si videro, si vollero, si desiderarono e finirono con il fare l’amore in modo folle: lui le strappò con furia gli orecchini dai lobi e la fascia che portava tra i capelli, lei lo marchiò con una cicatrice, mordendogli una guancia. Il loro amore fu sempre così, pieno di disperazione, di parole urlate e di genio letterario. Ted tende a presentarsi come un marito premuroso e protettivo nei confronti di una moglie isterica, depressa ed incline al pianto. Una moglie che la famiglia – e soprattutto sua sorella Olwyn – mal sopportava, perché americana, perché sopra le righe e soprattutto instabile.
Nonostante la nascita di due figli, Frieda e Nicholas, la Plath soffrì sempre di disturbi mentali la causa dei quali era da rintracciare, secondo suo marito, nella morte prematura del suo amato ed eroico padre e nella figura di Aurelia, la madre della poetessa americana, che lei vide sempre come una nemica, anche se soffriva tantissimo a saperla lontana da lei.
La svolta nella relazione tra i due poeti avviene nel momento in cui fanno la conoscenza di Assia Wevill, amica comune della coppia, della quale Hughes si innamora così tanto da finire per rivelarlo a sua moglie.
La depressione di Sylvia si radicalizza
Dopo aver ascoltato la prova del tradimento di suo marito, Sylvia finisce in un vortice di disperazione dal quale non si riprenderà più e che la porterà inevitabilmente verso il suicidio: l’11 gennaio 1963 prepara la colazione ai suoi figli, mette la testa all’interno del forno e muore uccisa dal gas.
Ted Hughes, sa di essere il motivo principale che ha spinto sua moglie a farla finita, sa di avere tante colpe, ma nonostante ciò si scaglia contro tutti quegli amici che lo hanno tradito, distorcendo le sue parole e accusandolo di aver avuto comportamenti violenti ed errati nei confronti della moglie.
Scavando tra le opere di entrambi, approfondendo le biografie e i diari di Sylvia, la Palmen ha ricostruito ricordi, avvenimenti, impressioni e presentimenti, l’animo più intimo dei due protagonisti della sua storia, a partire da qualcosa di reale, qualcosa che loro stessi ci hanno lasciato: le parole delle loro opere.
Il romanzo di Sylvia Plath
Riecheggia nella storia la trama dell’unico romanzo che la Plath pubblicò poco prima di morire, “La campana di vetro“, in gran parte autobiografico, in cui il suo alter-ego, Esther, è una brillante studentessa di provincia, travolta dalla vita caotica e ipocrita della New York degli anni Cinquanta, sempre più insofferente a quella campana che giorno dopo giorno la priva di aria vitale. Fu determinante la sua prima grave crisi depressiva, avvenuta poco prima dell’incontro con Ted: tentò di togliersi la vita ingerendo una dose letale di sonniferi e rinchiudendosi in una cantina. Si salvò per miracolo, ma da quel momento in poi nulla fu più lo stesso.
Un romanzo esemplare, che brulica di vita, di sofferenza, d’amore e di letteratura. Un’opera imperdibile per chi, come me, è rimasto affascinato dal romanzo di Sylvia Plath e dalla sua drammatica biografia. Una scrittura di una piacevolezza unica e di una capacità empatica rara. Devastante e indimenticabile.
0 commenti