Ciao lettori, oggi vi parlo di un romanzo che bramavo di leggere da tempo e che ha soddisfatto ogni mia aspettativa. Sto parlando di “Uno scià alla corte d’Europa” di Kader Abdolah, edito Iperborea.
È un romanzo completo sotto ogni punto di vista; al suo interno si può trovare la letteratura, la politica, la geografia, i rapporti internazionali tra gli Stati europei ed extraeuropei. È un viaggio meraviglioso tra passato e presente, che attraversa culture, lingue e tradizioni diverse e che arricchirà il bagaglio culturale del lettore.
Qualche cenno sull’autore
kader Abdolah è uno scrittore iraniano, naturalizzato olandese. È stato perseguitato dal regime dello scià e dagli ayatollh e da oltre venticinque anni vive in quella che ora considera la sua casa, l’Olanda. Qui ha chiesto l’asilo politico come rifugiato ed è proprio qui che ha potuto ricominciare una vita, facendo propria quella che definisce “la lingua della libertà”.
Come è nato il romanzo
Premessa dovuta: la storia è narrata da Sayed Jamal, alter ego dell’autore che come lui vive in esilio e insegna in una università olandese.
Sayed Jamal (o Kader Abdolah) dichiara di essere incappato per caso nel diario di un re persiano che aveva fatto un viaggio straordinario di sei mesi in Europa alla fine dell’Ottocento.
Questo diario offre la possibilità tanto attesa dal docente di scrivere un racconto sull’Europa a modo suo, come dichiara lui stesso all’interno del romanzo.
La trama in breve
Per il suo racconto sull’Europa, Sajed (Kader Abdolah) sceglie due linee narrative precise, ch poi sono anche linee temporali. Da un lato l’attualità, il presente, la sua storia di docente esiliato alle prese con la scrittura del libro. Dall’altra il passato, il viaggio dello scià in giro per l’Europa.
Il protagonista narratore sceglie di ambientare la storia in un “tempo fittizio”, il 1880, anche se studi successivi hanno mostrato che la durata del viaggio e degli avvenimenti narrati nel romanzo, sono da rintracciarsi tra il 1870 e il 1890.
Lo scià decide di intraprendere un viaggio, con una lunga carovana di uomini e donne del suo harem e, soprattutto, con Banu, la prediletta tra le sue mogli. In questo viaggio abbiamo modo di accompagnare lo scià in giro per l’Europa. La prima tappa è la Russia, dove sarà ospite dello zar Alessandro II e incontrerà Tolstoj. Poi si sposta in Germania dove apprende che ormai il re è privo di poteri e dove conoscerà il capo della Germania, Otto Von Bismark. Interessante è il dialogo tra lo scià e il cancelliere, dal quale apprenderà il destino che spetta ai monarchi come lui. Le tappe successive lo vedono in Belgio, in Inghilterra e in Olanda, fino ad arrivare alla sua ultima meta: la Francia.
Passato e presente
L’autore alterna in modo sapiente il passato e il presente, rimbalzando di continuo dal saggio al romanzo. Al racconto puramente fiabesco del viaggio, fanno contrappunto le molte considerazioni politiche, sociali e culturali legate all’attualità: i profughi siriani, il dramma dell’immigrazione, il dilagare del populismo.
In questo senso, il diario dello scià e il punto di vista del narratore/autore che volge lo sguardo ai fatti recenti che ci circondano, sono un connubio indissolubile che ci permette di affrontare con spirito critico, e con qualche conoscenza in più, il nostro tempo. In una fase storica complicata come questa, fatta di profonde divisioni e paure, Abdolah ci trasporta in un’altra epoca, egualmente pervasa da cambiamenti sostanziali.
Qualcosa di più che un semplice viaggio
Il viaggio dello scià, come tutti i viaggi, è più di un semplice compimento di un lungo tragitto che da A lo porta a B, per poi ritornare a A. È un importante incontro tra culture, lingue e tradizioni diverse. È il confronto tra modi differenti di vedere la vita.
Conclusione
“Uno scià alla corte d’Europa” è un viaggio profondamente attuale, che evidenzia e sottolinea le problematiche e i limiti del nostro tempo. È possibile intravedere, nella storia dello scià, un parallelo con l’attualità. È innegabile la situazione nella quale ci troviamo noi oggi; un’Europa alle prese con la problematica dei migranti, con politici corrotti e populisti che cavalcano l’onda dell’odio per guadagnare punti rispetto all’avversario politico, con i mass media che promulgano false notizie per far scoppiare polemiche e far gridare allo scandalo.
È un libro necessario e importante. Se fossi un’insegnante lo consiglierei ai miei alunni, dando loro anche gli strumenti per comprenderlo al fine che diventi lente attraverso la quale vedere la vera faccia della realtà nella quale ci troviamo immersi.
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