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“Il cottage degli uccelli” di Eva Meijer

Autore: Eva Meijer

Editore: Nottetempo

N. pag: 300

Anno: 2022

Valutazione: 5/5

A cura di: Lina Morselli

Categorie: Libri | Lina Morselli

Cari lettori, Lina Morselli oggi condivide con noi la recensione del romanzo “Il cottage degli uccelli” di Eva Meijer, edito da Nottetempo.

Eva Meijer è una filosofa e scienziata olandese, specializzata in filosofia ambientale, l’ultima frontiera nello studio del rapporto fra esseri umani e natura.  La scrittrice scienziata stavolta si dedica alla biografia di una singolarissima studiosa di ornitologia, i cui metodi non corrispondono ad alcun protocollo accettato dalla società scientifica, tanto da lasciarla ai margini dell’indagine ambientale, nonostante il grande successo dei suoi scritti in materia.  Eva Meijer, alla sua prima prova narrativa, ci restituisce qui il ritratto di Gwendolen Howard, detta Len, della sua vita da romanzo, della sua scienza, della sua musica e delle sue cinciallegre.

LA PRIMA VITA, TRA MUSICA E AMORI

Len nasce in una colta famiglia della campagna britannica, in un contesto famigliare di libri e parole (il padre è scrittore e poeta), di suoni e musica, e di attenzione nei confronti dei molti uccelli che animano il suo giardino. Il primo amico pennuto della piccola Len è un corvo, osservato da lei e dal padre, e considerato come una presenza curiosa, da comprendere e rispettare, da considerare sì come amichevole, ma soprattutto come essere vivente, con le sue abitudini e i suoi modi di comunicare. La bambina mette da parte, dentro di sé, modi e tempi di quella comprensione fra chi vola e chi cammina, e continua nella sua crescita personale, confrontandosi con sorelle e amiche, alle prese con amori e progetti per il futuro. Lo studio del violino la spinge a una decisione rivoluzionaria per il suo tempo: si trasferisce a Londra al compimento della maggiore età, per entrare come violinista in una famosa orchestra sinfonica. Corrono gli anni ’20 del secolo scorso, le donne sono ancora lontanissime dall’affermazione della propria autonomia, ma Len affronta con decisione e serenità la sua scelta controcorrente, si fida di se stessa, e di un contesto urbano in cui le differenze riescono ad essere più sfumate, non si fa condizionare dalle amiche che soffocano le loro iniziali ribellioni in vissuti da mogli e madri e continua con determinazione la sua carriera concertistica, in un sodalizio di reciproca stima col suo direttore d’orchestra. Certo, c’è anche l’amore: prima Paul, il primo amore giovanile, lei poco più che bambina e lui già giovanotto, un amore destinato a restare sognato e la cui intensità, per Len, non avrà simili negli anni a venire. E poi, a Londra, c’è stato Thomas, libero e un po’ folle, e attento quanto lei alla vita e ai suoni degli uccelli, che Len non ha mai smesso di ascoltare, di osservare, ora come terapia nei suoi momenti di sconforto, ora come presenza salvifica contro le difficoltà inevitabili per ogni essere umano. Eppure, quando le chiede di sposarla, Thomas ottiene un pacato rifiuto: entrambi non sono fatti per il matrimonio, meglio vivere con realismo la propria autonomia.

LA SECONDA VITA, DA ORNITOLOGA

Ma torniamo allo scorrere degli anni e degli avvenimenti. Len riesce a mantenere una certa distanza dalle tragedie che scuotono l’Europa mentre lei, invece, è presa da un sempre crescente interesse per gli uccelli, con una predilezione per le cinciallegre. Quando ansia, solitudine, stanchezza e incertezza le pesano troppo, si rifugia negli spazi che le consentono vicinanza e attenzione per le sue nuove amiche. Finchè, nel 1938, arriva la seconda grande svolta della sua vita: lascia l’orchestra, se ne va da Londra e cerca un luogo in cui poter vivere in simbiosi con gli uccelli, cerca, per l’appunto, il Cottage degli Uccelli, in Galles. Gli anni di guerra saranno terribili anche per lei, ma nulla riesce ad allontanarla dal suo mondo, o meglio, dal mondo delle cinciallegre. 

Da questo momento in avanti, Len ed Eva Mejier si prendono a braccetto e conducono il lettore attraverso la cronaca delle giornate, scandite dalle osservazioni e dai diari della prima, e da considerazioni e chiarimenti della seconda. Len accetta con entusiasmo sia una collaborazione con una celebre rivista di ornitologia, sia la pubblicazione delle sue osservazioni sulle cinciallegre e il successo di pubblico è immediato e travolgente, tanto da indurre il suo editore a spronarla per un secondo libro. 

KONRAD LORENZ E LEN HOWARD

Prendiamo due grandi osservatori scientifici, tra loro contemporanei, e mettiamoli brevemente a confronto.

Lorenz impone un suo imprintig agli animali che vivono con lui, favorisce il loro adattamento ai suoi spazi e studia le loro reazioni, in una dinamica che prevede, per l’appunto, che sia l’umano a condurre il gioco.

Len Howard parte dall’opposto: è lei ad adattarsi al mondo degli uccelli, a vivere in modo da non disturbarli né spaventarli, aprendo la sua casa (che davvero ha sempre le finestre aperte, anche in inverno!) e realizzando ogni possibile strategia per indurre i volatili a convincersi che lì da lei non ci sono pericoli, né rumori, né altri ostacoli per loro. 

Da un punto di vista scientifico, Lorenz la fa da padrone, mentre Len, invece, manca di un supporto scientifico universalmente accettato. Aggiungiamo anche la sua formazione non accademica, con la conseguente accusa di dilettantismo e di improvvisazione, e poco importa se i suoi risultati sono d’eccezione, la società scientifica ufficiale non le perdona di essere quello che è, e la tratta come un’originale zitella. Eppure, eppure… Le sue cinciallegre, i suoi corvi, ogni suo amico pennuto, riescono a far emergere tutte le loro differenze caratteriali, le loro debolezze, i loro successi e le loro sconfitte, persino i tradimenti di coppia, le vedovanze, le allegrie e le depressioni. Insomma, Len Howard riesce ad entrare sommessamente nel mondo delle cinciallegre senza umanizzarle, senza condizionarle, e le descrive come nessuno ha mai fatto prima.

CONCLUDENDO

“Qualcuno crede che attribuisca caratteristiche umane agli uccelli. Senza capire che quelle caratteristiche non sono esclusivamente umane. Anche gli uccelli provano amore, tristezza, litigano. Scrivo solo quello che vedo”. E fra tutte le cose viste, fra nidi e voli, c’è un personaggio indimenticabile: la cinciallegra Star, la cui vita ha capitoli a parte, una storia nella storia. Cosa le accada, come esca dai suoi guai, cosa significhi per Len, lo lascio alla scoperta del lettore. 

Un commento a parte lo merita la prosa di Eva Meijer, elegante e suggestiva, che divide in due tutta la storia. La prima parte, quella della Len adolescente e poi musicista ribelle a Londra, segue le vicende con lo stile di Virginia Woolf, ogni evento è vissuto momento per momento, in un intreccio contemporaneo fra i personaggi e i loro sentimenti. Poi incontriamo la scrittura della Len ornitologa, quando la dedizione all’osservazione delle cinciallegre fa emergere un’anima descrittiva, capace di una profonda riflessione sul mondo e su se stessa. Il modo di raccontare, quindi, segue l’evoluzione della protagonista e apre alla filosofa Eva Meijer le porte della Letteratura.

Concludendo, hanno ragione Len ed Eva: maggiore attenzione agli esseri viventi, di ogni specie, ci rende più attenti e arriva ad esprimere la parte migliore di noi, giovani Primati, ancora alla ricerca di un equilibrio degno del nostro essere sapiens sapiens. 

Chi sono

31 anni, blogger, agente letteraria e mamma di Gemma e Tessa. Credo fermamente nella bibliodiversità e nelle realtà editoriali indipendenti, le quali spesso nascondono perle di cui pochi sono a conoscenza.

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