Cari lettori, oggi vi parlo di “Fulgore della notte”, un romanzo di Omar Viel, edito da Adiaphora Edizioni e che ha suscitato in me forte emozioni, portandomi a riflettere sull’aspetto “metafisico” e spirituale della vita.
SINOSSI
Sullo sfondo di un’incantevole Bristol e dell’insaziabile Londra, Viel – finalista del Premio Italo Calvino nel 1992 e autore di racconti apparsi su “Nazione Indiana”, “Nuova Prosa” e nell’antologia Venise, collection Bouquins, pubblicata dall’editore francese Robert Laffont – narra con la sua prosa visionaria il viaggio surreale e magnifico della famiglia Wilson, tra i versi immortali di Blake, Keats e Shelley. Un viaggio fatto di incontri bizzarri con personaggi eterei, in equilibrio tra il mondo del visibile e quello dell’invisibile, tra l’universo tangibile e quello dell’immaginazione.
Il professor Gordon Wilson non si sarebbe dovuto trovare in quella strana casa. Inebriato dal fascino di una ragazza sconosciuta, così simile a sua moglie Una, provoca inavvertitamente un incendio; dalle fiamme, scivola nella realtà la sinuosa figura di una tigre. Gordon, spaventato, fugge, lasciando la propria famiglia disorientata.
Sarà Liz, una delle figlie, a recarsi a Londra alla ricerca del padre: un vero e proprio passaggio di testimone tra il professore e la giovane musicista, che incontrerà sul suo percorso antichi prodigi che la condurranno a svelare i misteri degli Wilson. Nella simbologia della specularità, passato e presente si intrecciano dove nulla è certo e tutto è possibile: “Fulgore della notte” è un cammino esistenziale, fisico, letterario, con incursioni nel poetico. Un romanzo composito nel quale si innesta un generoso tributo al Romanticismo inglese, che invita a lasciar andare gli ormeggi della ragione per abbandonarsi al dominio del possibile.
RECENSIONE
“Fulgore della notte” è un libro originale che richiama a se i tratti caratteriali del Romanticismo inglese; il romanzo è infatti intriso da piacevoli citazioni di Blake, Keats, Coleridge e del mio amato Wordsworth.
I PERSONAGGI
I personaggi del romanzo di Viel sono particolari, ognuno con i propri problemi esistenziali da risolvere, ma tutti accomunati dalla figura centrale del romanzo: la tigre del Bengala.
Non possiamo definire la tigre un personaggio vero e proprio, anche se per ognuno dei personaggi veri del romanzo, rappresenta un’entità diversa, quasi come modificasse la propria essenza a seconda della persona che si trova di fronte.
STILE NARRATIVO
Se ho apprezzato così tanto questo romanzo, è anche grazia ad uno stile narrativo impeccabile. La storia è narrata attraverso un lessico ricercato ed elegante e le vicende non si susseguono in modo lineare, ma l’autore conduce il lettore in un vortice narrativo che si posiziona tra il reale e il fantastico, facendo provare al lettore la sensazione di essere in un sogno.
Il lettore ha la possibilità di entrare in contatto con i personaggi, grazie allo “stream of consciuness” (flusso di coscienza), conoscendo in questo modo i pensieri e i desideri di ogni personaggio. D’altra parte è vivo e ben descritto anche il dialogo tra i personaggi, in particolare modo presentato in forma epistolare dalle lettere che le due sorelle Liz e Sid si scambiano e dalla quali possiamo conoscere i loro caratteri.
GIAN LUCA FAVETTO
Gian Luca Favetto, autore ormai conosciuto qui a LeggIndipendente, ha detto di questo romanzo:
“Un libro di magia, e la magia è la scrittura avvolgente. Se entri, preparati a fare i conti con il mistero e la prepotenza dei miracoli. Se hai anche la fortuna di uscirne, torni a casa con un sorriso.”
CONCLUSIONE
E’ stat una lettura molto intensa e particolare, consiglio questo libro a tutti coloro vogliano fare un’esperienza di lettura diversa dalle altre, a chi desidera conoscere il ruolo che ognuno ha ne mondo e a colore che cercano una storia ricca di spunti di riflessioni.
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