Cari lettori, oggi la nostra Serena Pisaneschi ci parla del romanzo “Alla fine dell’asfalto” di Erna Corsi, edito da Il Ponte.
È una storia forte, una storia che ti lascia addosso più di un segno, e io ho commesso l’errore di finirla nel caldo riparo del letto, prima di dormire. Inutile dire che ho fatto fatica ad addormentarmi.
TRAMA
La trama è molto semplice, per niente laboriosa o costellata d’intrecci, ma è proprio questa semplicità che la rende terribilmente credibile, anzi creduta. Si potrebbe anche dire che si tratti della “solita storia di femminicidio”, ma non lo dirò per due motivi: il primo è che qui l’autrice ci porta dentro la testa della protagonista con una confidenza che sembra quasi si tratti di noi stessi, il secondo è che ogni femminicidio non è mai “la solita storia”, è sempre una storia a sé.
LEI
Lei è Anna, una donna rimasta intrappolata in una prigione quasi senza rendersene conto, una donna che si chiede come comportarsi per non dispiacere il marito. È sola, soggiogata, vittima di un servilismo più forte della voglia di scappare. E allora fa di tutto per assecondare chi la tiranneggia, ma lo fa per proteggere se stessa perché ritiene di non avere altra possibilità.
LUI
Lui non meriterebbe nemmeno questa frase.
CONCLUSIONE
È sempre troppo facile dire: “io non mi comporterei così, io mi ribellerei“. È sempre troppo facile stupirsi di come una donna, ai nostri giorni, riesca a cadere nella trappola di un animale del genere. Ci si chiede come sia possibile, perché non si denunci, perché non si scappi via lontano, ma nessuno prova (o osa) entrare nella psiche di quella donna. Qui l’autrice lo fa, ci parla di lei e non solo di quello che le capita. Ce la racconta nell’intimo, ce la fa vedere rinchiusa in una gabbia di cui è consapevole ma dalla quale non riesce a scappare. E allora vorremmo aprire noi quella porta, sbarbarla dai cardini se necessario, e invece dobbiamo assistere impotenti all’ennesima condanna. Erna Corsi è bravissima a farci vedere un animo fragile e spaurito, una donna a cui vorremmo cingere le spalle e offrire protezione. È impossibile non rimanere coinvolti nella lettura, grazie anche a una scrittura asciutta e diretta, ed è impossibile non rimanere turbati una volta finito il libro. Come dicevo prima, “Alla fine dell’asfalto” non racconta solo una storia di violenza, racconta la storia di Anna. Anna è emozioni, è paure, è speranze, è coraggio, è sopportazione. Anna è Anna, Anna potremmo essere noi.
(RECENSIONE DI SERENA PISANESCHI)
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