Cari lettori, oggi la nostra Lina Morselli ci regala la recensione del romanzo “Il mondo secondo Savelij” di Grigorij Služitel (Francesco Brioschi Editore).
Di animali famosi, in letteratura, ce ne sono per tutti i gusti. Penso all’asino d’oro di Apuleio, al cane Argo, a tutti gli animali della jungla che vivono con Mowgli, penso a Moby Dick, a Zanna Bianca, alla gabbianella, a Cipì, e quando arrivo ai gatti mi soffermo un po’ di più, perché con loro ho un rapporto privilegiato. D’istinto mi viene in mente il gatto che ha ispirato un famoso romanzo di Simenon (“Le chat”, per la precisione), poi corro a “Io sono un gatto” di Natsume Soseki, che ha segnato l’inizio di una rivoluzione letteraria nel Giappone più vicino a noi, e arrivo al gatto Savelij, di cui si parla adesso. Dopo aver letto la sua vita, proprio lui compare per primo, nella mia personale letteratura “animalesca”.
LA TRAMA E MOSCA
Savelij è un gatto della Mosca contemporanea, nasce in una scatola di banane Chiquita, vicino a una vecchia lavatrice, è accolto alla nascita dalla musica dell’Amoroso di Vivaldi (che diventa la sua colonna sonora) e il libro è la storia della sua vita, narrata da lui medesimo.
L’infanzia felice gli lascia un vissuto libero, curioso, e al sicuro con la madre, i fratelli e le sorelle, la comunità dei gatti del quartiere, e anche quelli più lontani spesso imparentati fra loro, che si scambiano storie ed esperienze. Finché arriva il suo primo giovane padrone, e da quel momento per Savelij la vita sarà un’altalena fra gli umani e il proprio libero girovagare. Come ben sanno gli appassionati del felino domestico, è lui a scegliersi i padroni, e non il contrario, e così funziona anche per il nostro protagonista, che vive con un giovane e problematico studente, con un custode della Galleria Tret’jakov, con un fattorino che fa consegne a domicilio in bicicletta. Di ogni suo padrone, Savelij comprende il mondo, i problemi, i difetti, le ingiustizie e i pregi, in un affresco prefetto e coloratissimo della Mosca odierna. Tentacolare e quasi infinita nei suoi mille pertugi e quartieri, diventa simbolica della perdita di identità che ha sconvolto l’ex URSS. Miraggio e favolosa ricchezza per chi sta ai margini della sterminata Russia, in realtà si svela via via come uno spietato mostro urbano, in nulla diverso da altre metropoli nel mondo. Eppure, grazie a Savelij, si incontrano spazi non solo di corruzione, di droga, di abbandono, ma anche di sincera amicizia, di altruismo, di pace e bontà.
IL GRANDE AMORE TRA SAVELIJ E GRETA
Il nostro gatto vive episodi spesso comici, descrive noi umani col disincanto possibile in chi umano non è, e nello stesso tempo subisce la nostra incapacità a capire, a rispettare, ad aiutare, ad esprimere solidarietà. Arriva a rischiare la vita in balia di un maniaco, che si diverte ad inseguirlo e a massacrarlo di botte, ma tanta brutale violenza sarà compensata dall’aiuto disinteressato di un gruppo di ragazzi kirghisi, ancora entusiasti della vita, fiduciosi nell’avvenire e custodi di un’umanità genuina. Savelij resterà zoppicante, orbo e decisamente brutto, ma proprio con questo aspetto non certo accattivante troverà l’amore della sua vita, la bellissima gatta Greta.
La storia d’amore tra Greta e Savelij ha qualcosa di profondamente straordinario: ripercorre tutti i passaggi dell’innamoramento, perché l’amore ha gli stessi ritmi, la stessa grandezza, la stessa totalità, per chi lo vive in ogni sua forma. Greta e Savelij decidono di restare uniti cercandosi rifugi diversi, procurandosi il cibo di giorno in giorno, tenendo vivi i rapporti con i loro amici più cari, e parlando, parlando, parlando: è il dialogo continuo a tenere vivo il loro grande amore, in una condivisione totale di spazi, gesti, racconti, esperienze, sensazioni. Finchè, per trovare riparo dall’inverno moscovita (quello non è mai cambiato), vengono ospitati in un Gattocaffè, uno di quei locali in cui i gatti si mischiano agli umani, che a volte li adottano, e ogni giorno li coccolano e li nutrono. Come sempre, non svelo la fine della storia, ma non posso nascondere la profonda commozione al termine della lettura. Commozione che non è causata solo dall’andamento della vicenda, ma arriva ad un suo apice, dopo essere cresciuta, di pagina in pagina, come raramente accade in letteratura.
IL SENSO DELLA STORIA E IL SUO AUTORE
Il gatto Savelij e la gatta Greta ci parlano di noi stessi, ci indicano un modo per difendere la nostra libertà e ci dicono, ancora una volta, che è l’amore che nuove e sostiene il mondo. Anche se quest’ultimo non meriterebbe nessuna attenzione: non si tratta di celebrare il solito passato che è sempre migliore, ma di riconoscere che un’idea malata di progresso ha ridotto all’osso il potenziale umano, e difenderlo, adesso, comporta un’immensa fatica, e un grandissimo rischio.
L’autore, trentacinquenne, è alla sua opera prima, e spesso, leggendo, ci si chiede come sia possibile che tanta saggezza e tanta poesia escano da una penna così giovane. Forse è perché Grigorij Služitel’ è un attore, forse perché è anche musicista di una band famosa, forse perché è a sua volta innamorato di Mosca e della Russia, e come tutti gli innamorati veri resta rapito anche dai difetti, oltre che dai pregi. O forse perché, dopo anni di sconvolgimento e disillusione, sta riapparendo in tutta la sua grandezza, la tradizione letteraria russa, vestita di nuovo: una solida tradizione, che ha fatto scuola nel mondo, si è liberata dalle pastoie di un regime che ha fallito i suoi scopi e propositi iniziali, e adesso può ritrovare la forza e la creatività che danno alla Letteratura il compito di rappresentare la realtà, e, se possibile, di contribuire a renderla più giusta.
“E i gatti si scambiavano occhiate pensando a come sarebbe stato bello: incominciare a vivere con coscienza e provare almeno un po’ a diventare gatti migliori”.
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