Non conoscevo Donatella Tognaccini prima di leggere “Il passo breve delle cose” edito Press&Archeos, così facendo qualche ricerca e parlando con un amico che, invece, aveva già letto suoi libri, sono rimasta sconcertata. Il mio sconcerto riguarda l’assoluto ecclettismo che contraddistingue l’autrice e le sue opere.
Donatella Tognaccini, docente di Lettere in un Liceo di Siena e membro del Centro di Studi Storici Chiantigiani, inizia la sua carriera di scrittrice trattando per lo più narrativa storica, saggi sull’arte e sull’architettura.
Con “Il passo breve delle cose” passa alla narrativa d’invenzione
Con “Il passo breve delle cose”, titolo che si ispira ad un verso della poetessa Alda Merini, passa alla narrativa d’invenzione. L’invenzione, però, viene a fondersi con la vita reale attraverso uno stile narrativo superiore. Questa tecnica di calare il fantastico nel reale ci viene presentata fin dalle prime righe del libro, dove l’autrice dice:
“Immaginiamo un uomo che va a visitare il Louvre, guarda ammirato i famosi dipinti
e vorrebbe averne qualcuno per sé. È un desiderio innocente che hanno tutti”.
Sono due i termini in questa frase che sottolineano la tecnica narrativa invenzione-realtà: “immaginate” e “tutti”. Invitandoci ad immaginare, l’autrice sta dichiarando che quanto segue non è reale, ma poi dicendo “è un sentimento che hanno tutti” ecco che ci riporta alla realtà, o meglio, porta la fantasia all’interno della vita reale.
Parlando dello stile narrativo della Tognaccini è importante sottolineare la presenza di un registro colto, denso e teso, che non va però ad appesantire la storia in quanto il libro è permeato da una continua vena ironica che stimola il lettore a girare pagina ed andare avanti con la lettura.
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