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febbre

Febbre

Autore: Jonathan Bazzi

Editore: Fandango

N. pag: 328

Anno: 2019

Valutazione: 5/5

A cura di: Serena Pisaneschi

Ben trovati, lettori, oggi vi parlo di “Febbre”, di Jonathan Bazzi edito Fandango. Per me è stata una lettura coinvolgente e particolare, intima a tal punto di sentirmi quasi inopportuna leggendola, una lettura che ricorderò per molto tempo e per vari motivi.

SINCERITÀ E CORAGGIO

Jonathan ci parla di sé, lo fa alternando presente e passato e con una voce sfacciatamente sincera. Racconta della sua vita nella periferia difficile di Milano, Rozzano, dove nasce e scresce in una famiglia disgregata. Ci parla dei genitori, dei nonni, della scuola. Ci parla del suo cammino verso l’età adulta, della ricerca del proprio io. Espone la cruda verità, per quanto possa essere scomoda e poco gratificante, e non risparmia colpi a nessuno, soprattutto a se stesso. Ha dimostrato un grande coraggio mettendosi totalmente a nudo, e non una cosa affatto facile.

CHIACCHIERATA A CUORE APERTO

Tutto il romanzo mi ha dato l’impressione di una chiacchierata a cuore aperto. La scrittura in prima persona che spazia tra il ricordo e il sentimento è molto coinvolgente, inglobante direi, tanto che ci sentiamo quasi quell’amico a cui Jonathan sta confessando la sua parte inedita e più profonda.

LATI OSCURI

Una cosa di cui Jonathan non ha affatto paura è mostrare i suoi lati oscuri. In una società che pretende la perfezione, in cui al “come va” si risponde quasi sempre con un falso “bene”, sia per chiusura che per vergogna, lui si espone completamente. Dà voce e risalto a tematiche scomode, ansia e solitudine percorrono tutta la sua storia. Ce ne parla senza timore e più di una volta, leggendo le sue difficoltà, mi sono intenerita pensando a quel ragazzo fermo in piedi davanti a quel mostro che a volte può essere la vita.

CONCLUSIONI

“Febbre” è un libro che ha il grande onere – ma anche l’onore – d’insegnare l’empatia. Forse è perché Jonathan scrive di persone e non personaggi, ma mi sento di affermare che sia stata una lettura intensa, atta ad aprire la mente e il cuore. L’ho sentito parlare questa estate, Jonathan, a una presentazione non lontano da casa mia. In quell’occasione ho preso il suo libro e mi sono fatta fare una dedica. Ha scritto: “A Serena. Fioriscano gli occhi che guardano oltre”. Ed è esattamente oltre che ci porta lui, al di là delle apparenze, dentro la sua anima. Ci vuole insegnare a non fermarci alla superficie ma scavare, e anche a non vergognarci di noi, mai. Quegli occhi sulla bella copertina ci scrutano, sono gli occhi che dovremmo usare con chi ci circonda, perché chiunque è molto di più di quello che mostra. E dovremmo anche riuscire a fare nostro un dualismo che comprenda il coraggio di mostrarsi e la forza di guardare oltre, perché ognuno di noi ha una storia, un passato dal quel viene, e mentre rinnegarlo è da sciocchi, confessarlo e affrontarlo a testa alta è da eroi.

Chi sono

31 anni, blogger, agente letteraria e mamma di Gemma e Tessa. Credo fermamente nella bibliodiversità e nelle realtà editoriali indipendenti, le quali spesso nascondono perle di cui pochi sono a conoscenza.

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