I romanzi distopici fanno parte di un filone letterario da me trascurato per molto tempo. Alla base del mio rifiuto dei libri di questo genere, fatta eccezione per i classici della distopia, vi era quasi certamente un pregiudizio di gusto e interesse.
Ho riscoperto da qualche anno il genere distopico ed ora non posso più farne a meno perché sono in grado di fornire scenari senza confini nell’immaginazione di autori e lettori e permettono di spaziare su grandi temi e spiegare, attraverso alterazioni ed espedienti letterari come potrebbe evolversi la realtà che ci circonda.
MA COS’E’ LA DISTOPIA?
Una delle definizioni più accolte è la seguente:
“per distopia (o antiutopia, pseudo-utopia, utopia negativa o cacotopia) si intende una società indesiderabile sotto tutti i punti di vista. Il termine è stato coniato come opposto di utopia ed è soprattutto utilizzato in riferimento alla rappresentazione di una società fittizia, spesso ambientata in un futuro prossimo, nella quale le tendenze sociali sono portate a esteri apocalittici.
LO SCENARIO DEI ROMANZI DISTOPICI
Partendo dal concetto di distopia, il punto di forza di questo genere letterario si lega a quello che deve essere l’ossatura portante di ogni romanzo: lo scenario.
Le idee forti, immaginifiche, ti costringono alla lettura, ti portano a girare ancora un’altra pagina fino a quando ti ritrovi con gli occhi chiusi immerso in quel mondo maledetto e fantastico da cui non puoi più uscire.
ROMANZI DISTOPICI CONSIGLIATI
Ho letto diversi romanzi distopici, ma ho scelto di segnalarveno cinque che, secondo me, sono i migliori e che tutti dovrebbero leggere.
1984 – GEORGE ORWELL
Forse il più celebre libro del suo genere e più in generale uno dei più famosi romanzi del Novecento, “1984” di George Orwell ha ormai assunto un ruolo molto più ampio, e a tratti discutibile, di quanto non fosse nelle intenzioni del suo autore.
Reduce della Guerra di Spagna, prima anarchico, poi socialista, poi anticomunista di sinistra, Orwell aveva d’altronde molte cose da raccontare, e in parte aveva cominciato a farlo già nel 1947 con “La fattoria degli animali”, che non era un racconto distopico ma poco ci mancava, visto che era comunque un’allegoria dello stalinismo.
La fama di “1984“, come detto, è legata a più fattori. Da un lato c’è la capacità di Orwell di immaginare una nuova forma di totalitarismo, non più basato sulla coercizione fisica ma piuttosto su quella psicologica, sull’annientamento della diversità di pensiero e sulla spinta verso l’uniformità considerata unica vera forma di pace.
Dall’altro lato, l’uso di motti e frasi che non solo manifestavano una profondità d’analisi non indifferente sui problemi della società post-bellica, ma anche una capacità profetica addirittura inquietante. Basti pensare a “Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato”, oppure a “La menzogna diventa realtà e passa alla storia”.
Oppure ancora a “Ortodossia vuol dire non pensare, non aver bisogno di pensare. Ortodossia e inconsapevolezza sono la stessa cosa”, fino al celebre “La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L’ignoranza è forza”.
Infine, è famoso soprattutto per la figura del Grande Fratello (in inglese Big Brother, la cui traduzione più esatta sarebbe stata Fratello Maggiore), personaggio che controlla chi non si ritiene sia in grado di controllarsi da solo, ma che negli ultimi è diventato celebre in un modo che non avrebbe fatto certo piacere a Orwell, cioè tramite il noto reality show che anzi si compiace di una vita influenzata e controllata sempre più dalla televisione.
FAHRENHEIT 451 – RAY BRADBURY
Anche per “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury, l’eco della Seconda guerra mondiale appena finita era pesantissima, visto che probabilmente proprio dall’immagine del rogo dei libri organizzato dai nazisti contro la letteratura giudicata “corrotta” nasce l’idea di fondo del romanzo, certo mescolata ai venti repressivi che spiravano anche in America nel pieno del maccartismo.
Il titolo fa riferimento alla presunta temperatura di combustione della carta (presunta perché in realtà tale temperatura varia anche parecchio a seconda dello spessore della carta stessa) e proprio il divieto di lettura è la caratteristica fondamentale del mondo futuribile immaginato da Bradbury, in cui i cittadini sono chiamati ad istruirsi e formarsi solo tramite la televisione, che esercita ovviamente una forma di controllo su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Il protagonista del libro, il milite del fuoco Guy Montag, pian piano prende consapevolezza della realtà falsata in cui si trova a vivere e invece di bruciare i libri comincia a leggerli e nasconderli, almeno fino a quando la delazione non lo mette con le spalle al muro e non lo costringe alla fuga tra i reietti, dove la memoria storica della letteratura passata ancora sopravvive.
Il nemico, sembra dire Bradbury in un’epoca in cui la paranoia anticomunista negli Stati Uniti era a livelli altissimi, non è tanto quello esterno ma il nostro stesso governo, che vuole portarci a vivere in un mondo in cui la libertà di leggere ciò che si vuole diviene qualcosa di pericoloso e di conseguenza un reato. Dal romanzo è stato tratto, negli anni Sessanta, pure un bel film omonimo diretto da François Truffaut.
IL RACCONTO DELL’ANCELLA – MARGARET ATWOOD
In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono divenuti uno Stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Difred, la donna che appartiene a Fred, ha solo un dovere da compiere nella neonata Repubblica di Galaad: garantire una discendenza alla élite dominante. Il regime monoteocratico di questa società del futuro, infatti, è fondato sullo sfruttamento delle cosiddette ancelle, le uniche donne che, dopo la catastrofe, sono ancora in grado di procreare. Ma anche lo Stato più repressivo non riesce a schiacciare i desideri e da questo dipenderà la possibilità e, forse, il successo di una ribellione.
Le distopie affondano sempre le loro radici su una base di paure realmente percepite dalle società che le generano. Ciò che spaventa de “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood è l’impressione generale che il sovvertimento che porta al colpo di stato e al regime religioso di Galaad sia stato rapidissimo. Come se una società sonnolenta e stanca – che, attenzione!, è in pratica la nostra – da un giorno all’altro si fosse svegliata in un nuovo Medioevo, dove le donne devono esclusivamente assolvere al “loro destino biologico”, non possono leggere, lavorare o giocare. Tutto è gerarchizzato, controllato e rigorosamente diviso in caste.
Nulla può sfuggire all’Occhio del regime e ogni deviazione contro l’ordine o la natura è crudelmente punita. Lo smarrimento è evidente anche nel racconto di Difred, che spesso viene quasi travolta dai ricordi della vita “com’era prima”. Alle volte il suo tentativo di non dimenticare e le forti pressioni emotive cui è sottoposta giocano brutti scherzi: è allora che il velo tra presente e passato diventa sottilissimo e la memoria si fonde con le percezioni del presente, creando un mix narrativo di grande impatto.
LA FESTA NERA – VIOLETTA BELLOCCHIO
Dopo un terribile caso di shaming che li ha quasi distrutti, Misha, Nicola e Ali tornano dietro la macchina da presa per raccontare il mondo in cui sopravvivono. Sono reporter, ma soprattutto sono ragazzi. Nell’Italia del futuro, fare documentari è un lavoro socialmente utile, l’ultimo stadio di un’umanità che ha scelto il tracollo come aspirazione esistenziale.
L’unica via di fuga è la Val Trebbia, culla di nuove comunità autarchiche. Seguendo il fiume come una linea d’ombra, i protagonisti incontreranno madri che venerano il dolore, uomini convinti che la donna sia un virus invincibile, hipster eremiti che ripudiano la tecnologia, famiglie integraliste che credono in un’Apocalisse ormai passata di moda, un misterioso guaritore, “il Padre”, capace di sanare ogni malattia, a un prezzo.
Usando i colori più vividi del genere, Violetta Bellocchio sfiora i temi brucianti del presente illuminando la narrazione con una scrittura espressiva, caustica, mai arresa. Un racconto tragicomico che non ha paura di colpire dove fa più male, mostrando il lato nascosto della violenza, quello che quando le luci rosse delle telecamere si spengono non fa più notizia, la vera festa nera.
RAGAZZE ELETTRICHE – NAOMI ALDERMAN
In “Ragazze Elettriche” Naomi Alderman immagina un mondo dominato dalle donne, in cui gli uomini sono ridotti in semischiavitù. Le ragazze adolescenti hanno infatti sviluppato una sorta di energia elettrica capace di fulminare chiunque cerchi di molestarle.
Quattro personaggi ci guidano tra i diversi scenari sociali, politici, mediatici e confessionali che il rivoluzionario ribaltamento delle gerarchie e dei rapporti di genere ha innescato, raccontandoci come la diffusione della scintilla del potere femminile sia rapidamente degenerata nella depravazione.
Le donne ora distruggono, violentano, seviziano e uccidono proprio come prima di loro avevano fatto gli uomini. Questa è l’atroce verità. L’universo distopico di Alderman, infatti, cresce e si sviluppa attorno ad una questione attualissima e disturbante: perché le persone, al di là del sesso e della razza, abusano del potere?
Bell’articolo, complimenti.
Aggiungerei anche “Nel paese delle ultime cose” di Paul Auster
Interessante!! Grazie
Articolo interessante.
Avevo letto alcuni dei testi.
Sono appassionata di ucronie dai tempi de La svastica sul sole che lessi negli anni 70 ( sono classe 50).
Che bella cosa internet!
Complimenti
aggiungerei Il mondo nuovo di Huxley e Il signore delle mosche di Golding, no?
Ciao Cristina, si hai ragione. Anche questi titoli da te citati sono molto importati. Il fatto è che, per esigenze di spazio dell’altricolo, ho dovuto fare una selezione ed inserirne solo cinque.
Sto però preparando un articolo molto più completo con altri titoli basandomi anche sui vostri suggerimenti, quindi ti ringrazio per averli citati!
Buona giornata e grazie ancora!
Virginia – LeggIndipendente
Bell’ articolo
Ottimo articolo! Ti consiglio anche di leggere “We” di Yevgeny Zamyatin se non l’hai ancora fatto. Testo del 1921, davvero eccellente e fonte di ispirazione per Huxley, Orwell e tantissimi altri.
Ciao Alessandro, grazie! Mi fa piacere che ti sia piaciuto l’articolo!
Ti ringrazio per avermi segnalato questo titolo. Per esigenza di spazio, ho dovuto effettuare una selezione dei titoli ed inserirne solo 5, ma so che è fin troppo riduttivo. Per questo motivo ho creato un sondaggio al quale chi vi partecipa può suggerire le letture dispotiche che ritiene più belle. Una volta concluso il sondaggio, stilerò una lista, il più possibile completa, dei libri di genere distopico. Mi farebbe piacere se anche tu decidessi di aiutarmi segnalando i titoli che ritieni migliori nel sondaggio che trovi a questo link: https://goo.gl/forms/FmLNHT019blzfE3u2
Complimenti! Giovane e di spessore… Ti leggo per la prima volta e ho trovato l’articolo molto interessante. Grazie
Ciao Federica! Ti ringrazio tanto, sono felice che tu abbia trovato interessante l’articolo è il mio blog!
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Buona giornata!
Articolo molto interessante, complimenti. Se posso permettermi, per restare nel filone distopico, consiglio la lettura del romanzo breve “Il cavallo venduto” di Giorgio Scerbanenco, Rizzoli, 1963.
Bell’articolo, ma la mancanza di Brave New World di Huxley è lancinante, soprattutto per tutta la critica letteraria che è stata scritta sul confronto con 1984. Personalmente ci metterei anche Erewhon di Samuel Butler e La svastica sul sole di Philipp K. Dick.
Ciao Fabio, ti ringrazio per avermi segnalato questi titoli. Per esigenza di spazio, ho dovuto effettuare una selezione dei titoli ed inserirne solo 5, ma so che è fin troppo riduttivo.
Per questo motivo ho creato un sondaggio al quale chi vi partecipa può suggerire le letture dispotiche che ritiene più belle.
Una volta concluso il sondaggio, stilerò una lista, il più possibile completa, dei libri di genere distopico.
Mi farebbe piacere se anche tu decidessi di aiutarmi segnalando i titoli che ritieni migliori nel sondaggio che trovi a questo link: https://goo.gl/forms/FmLNHT019blzfE3u2