Giovanni Spini, romanziere e saggista, ha dato alla luce un romanzo impegnativo e duro, trattando un tema difficile, così difficile che, spesso, si preferisce non parlarne: lo stupro.
Il romanzo in questione, “Io sono Atropo”, edito Press&Archeos, si basa su questo tema, ma attorno crea una storia interessante fatta di personaggi molto diversi tra loro che, in un modo o nell’altro, cercheranno di collaborare per aiutare la vittima della violenza.
Il libro fonda la sua storia su una domanda interessante quanto dolorosa: “come reagire a uno stupro?” È quello che, nel corso del libro, si chiedono tre sorelle, di cui una omossessuale e apparentemente fragile, che riserverà però sorprese al lettore e alle sue stesse sorelle.
Il romanzo mescola fatti realmente accaduti al mondo onirico e mitologico, restituendo al lettore un’esperienza di lettura indimenticabile. Proprio grazie all’ispirazione derivata da un sogno e dal contributo della mitologia, le tre sorelle giungeranno ad una conclusione scioccante e inquietante che darà filo da torcere ad un’irrequieta coppia di detective.
La figura di Atropo nella mitologia
Vorrei soffermarmi giusto un attimo sulla figura di Atropo. Nella mitologia greca, Atropo è una delle tre Moire – o Parche nella mitologia romana – e il suo significato etimologico è “l’immutabile”, “l’inevitabile”, ecc…
Non a caso l’autore ha deciso di parlare di Atropo in una storia che ha come protagoniste tre sorelle; Atropo, infatti, è la più vecchie delle tre sorelle della mitologia, colei che non si può evitare e che rappresenta il destino finale della morte di ogni individuo poiché a lei era assegnato il compito di recidere, con lucide cesoie, il filo che rappresentava la vita, decretandone il momento della morte.
Questo parallelismo con la mitologia è da tenere ben a mente mentre si legge questo romanzo perché è la pietra fondante dell’intera storia.
Ho adorato questo libro, nonostante il tema trattato. Lo stile narrativo è molto piacevole e scorrevole e tiene il lettore incollato alle pagine.
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