Alla ricerca di Nina, la donna magnetica e incostante che non è mai riuscito a dimenticare, Gaspar Carvajal giunge in una Città del Messico anestetizzata dall’inverno.
Nina si è volatilizzata mesi prima, solo una flebile traccia la lega a una psichiatra assassinata e ai vaneggiamenti del Russo, personaggio oscuro e inquietante, ossessionato da una fantomatica foresta: un continente invisibile dai confini sfuggenti, retto da un egemone sanguinario. Eppure non si tratta delle farneticazioni di un folle, la foresta esiste, è un luogo violento e primordiale dove la vita è guidata da pulsioni ancestrali e i desideri degli uomini – inappagati e inappagabili – prendono la forma concreta di demoni pronti a divorarsi l’un l’altro.
Carvajal decide di inoltrarsi in questo territorio selvaggio piegandosi a una nuova esistenza dove sono saltate tutte le regole del contratto sociale e vige un’unica legge: la predazione istituzionalizzata. Ma anche in questo universo immutabile qualcosa sta cambiando. Un condottiero dal demone straordinariamente potente si è messo alla testa di un manipolo di ribelli per annientare la schiavitù del desiderio e raggiungere, muovendo di colonia in colonia, il centro pulsante della foresta: Latitudine 0°.
LA FORESTA
La foresta è molto più che un elemento naturale a far da cornice alla storia. Si tratta di un vero e proprio impero suddiviso in vari regni belligeranti e in continua tensione. Il centro è la cosiddetta Latitudine 0, la capitale del Re dei Re, sovrano del mondo magico e fantastico creato da Lapenna. Gaspar dovrà affrontare questo mondo e vorrà rivedere la sua Nina.
CITAZIONE DAL LIBRO
“Con quella coroncina di piume gualcite e fruste, la gura di Nina rasentava l’ironico. Ma era Nina, era la donna che stava cercando e la ragione per cui era entrato nel matorral, per cui aveva scoperto la foresta e risvegliato il demone. Di colpo Carvajal ricordò: non solo gli ultimi mesi nella casa nella palude, ma tutto quello che aveva preceduto la nascita del David Bowie azzurro. Si ricordò del Russo e di Città del Messico, di Yona il Topo, di Valencia, di Milano, e ancora indietro no a Siviglia e a sua sorella Trinidad. Soprattutto si ricordò di Nina, e la nuova consapevolezza lo investì con tutto il peso che aveva sempre avuto. E di colpo Carvajal ritornò uomo, perché per sottrarsi al dominio di Circe basta ricordare di essere stati uomini. L’impero della duquesa si incrinò silenziosamente. Ma di questo, nemmeno Carvajal si rese conto. Era troppo concentrato sul tempo delle illusioni che gli si riapriva davanti, su quel sentimento invincibile di: ancora tu.“
CONCLUSIONE
Era da tempo che cercavo un romanzo come questo di Lapenna, una vera novità e non perchè lo dice il cartellino sul ripiano dell’espositore. Ultimamente faccio un’immensa fatica ad essere soddisfatta di una lettura perchè trovo che, anche complice la pandemia, l’editoria si sia stagnata e stia promuovendo i “titoli forti”, quelli che “comunque vada” vendono. Io non cerco un libro che vende, ma una storia in grado di portarmi in luoghi non calpestata dalla “letteratura di massa”, cerco un libro in grado di farmi provare emozioni forti e contrastanti, in grado di parlarmi di un mondo nuovo, a volte spaventoso, come lo sono tutte le cose che non si conoscono, ma capace di coinvolgermi e tendermi la mano. “Latitudine 0°” è tutto questo, e molto altro. E’ la boccata d’aria fresca che avevo bisogno, che l’editoria italiana aveva bisogno.
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