Cari lettori, oggi vi parlo di un romanzo intenso e doloroso che porta con se domande alle quali è difficile (se non impossibile) rispondere.
Il romanzo si intitola “La morte bianca” della scrittrice spagnola Eugenia Rico e pubblicato in Italia da Elliot Edizioni.
Con una prosa cristallina e senza perdersi nella retorica, Eugenia Rico racconta la prematura morte del giovane fratello e lo fa utilizzando parole a tratti leggere come piume, come se avesse paura di disturbare il ricordo del fratello, e a tratti pesanti come macigni chiedendosi il perché di questo dolore inconsolabile!
SINOSSI
Quando a sedici anni suo fratello muore, la protagonista deve adattarsi a una realtà completamente nuova. Deve dimostrare a se stessa che si può vivere dopo la morte di una persona molto amata, e nella sua ricerca di senso pervasa da una miracolosa leggerezza scopre che la letteratura è l’unica macchina del tempo davvero funzionante. Ed ecco comparire l’opera, La morte bianca, romanzo di autofiction sull’amore e sulla morte che nel 2002 ha consacrato Eugenia Rico come una delle maggiori scrittrici in Spagna, assicurandole il premio Azorín e il plauso de «El País», e che arriva oggi per la prima volta in Italia.
RECENSIONE
A sedici anni sei troppo giovane per morire, a diciassette – età dell’autrice all’epoca della morte del fratello – sei troppo piccola per capire il perché sia potuta succedere una tragedia così grande a colui con il quale avevi progettato di passare un’intera vita insieme.
Spesso, quasi sempre, non ci sono parole per descrivere la morte di una giovane creatura e se anche ci fossero risulterebbero sterili e prive di ogni conforto proprio perché non è possibile essere confortati o confortare qualcuno che ha subito una perdita così importante.
Ma nonostante tutto, nonostante il dolore, la rabbia e le lacrime, Eugenia Rico ci riesce. Colleziona parole che diano forma al ricordo del fratello. Parola dopo parola, frase dopo frase, l’autrice mette insieme la storia del fratello morto e lascia che siano proprio i ricordi a dar lui voce e, in qualche modo, un’altra vita.
“Se mio fratello non fosse morto io non saprei chi sono, né scriverei quel che scrivo.
Preferirei non fosse morto, sarei forse migliore e direi cose più importanti. Ma è morto e
ho solo una cosa da dire. Questo è il libro. Scriverlo è un suicidio. Le cose accadono senza
che nessuno sappia perché e nessuno sarà più quel che era, né sentirà quel che sentiva.
Dovrà persino dire grazie al dolore, per lasciarlo sedere alla sua mensa e dargli da mangiare.
Questo è il libro che ho sempre voluto scrivere.
Lo scrivo per me ma, soprattutto, lo scrivo per lui.”
L’utilizzo che l’autrice fa delle parole è qualcosa di meraviglioso; prende i prestito solo quelle che servono per descrivere nel dettaglio la vota e la morte del fratello e realizza una narrazione concisa ma completa.
“Volevo andare lo, nella stanza del passato dove stava la morte di mio fratello e mettere indietro l’orologio del tempo per farlo tornare. Pensavo si potesse fare qualcosa. Fare qualcosa era sempre stato il mio modo di vivere
…
Ottenni che non si toccasse nulla della sua stanza. Mia madre tentò di gettare i giornali. Finché vissi nella stessa cosa non glielo permisi”
“IL MONDO CONTINUA AD ESSERE UGUALE CON O SENZA DI LUI,
MA IO NON POTRO’ PIU’ ESSERE LA STESSA”.
L’AUTRICE
Nata a Oviedo, in Spagna, è laureata in Legge. La morte bianca, una delle sue opere di maggiore successo di pubblico e critica, è uscito in Spagna nel 2002 ed è stato tradotto in diverse lingue. Dell’autrice, ricordiamo anche il saggio En el país de las vacas sin ojos (Premio Espiritualidad 2005), El otoño alemán (Premio de Novela Ateneo de Sevilla 2006) e Aunque seamos malditas. È stata la prima scrittrice spagnola ad aggiudicarsi l’International Writing Program presso l’Università dell’Iowa, al quale hanno preso parte scrittori come Raymond Carver e Flannery O’Connor. Vive e lavora a Venezia. Dell’autrice, Elliot ha già pubblicato i romanzi Gli amanti (2017) e Il sentiero del diavolo (2018).
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