Cari lettori, oggi vi parlo di un libro intenso e meraviglioso: “Nelle terre di nessuno” di Chris Offutt, edito Minimum Fax.
Il libro è una raccolta di nove racconti brevi di persone che vivono tra le montagne e le colline degli Appalachi, luogo molto caro allo scrittore in quanto qui vi è nato e cresciuto.
I PERSONAGGI DEL ROMANZO
I protagonisti dei racconti sono, detto in gergo giovanile, “sgamati”; sanno come stare al mondo perchè lo hanno imparato dalle proprie esperienze. Bifolchi, redneck, melungeon, hillibilly, negri e minatori neri per il carbone. Vecchie e vecchi avvizziti, donne timorose di Dio e ragazzini sporchi. Sono i posti dove la gente di città non va, dove la gente vive nelle case mobili, dove la gente prende il sussidio ma odia il governo. Relitti, ma tutti veri e onesti abitanti del Kentucky, nati, vissuti e spesso molto presto morti tra i ruscelli e le foreste di una delle regioni più periferiche d’America.
L’AMBIENTAZIONE
Il Kentucky, terra d’origine dell’autore, si mostra immediatamente con una mappa che apre la raccolta: le strade della cittadina, come i primordi delle civiltà stanziali, seguono l’andamento dei fiumi, mentre i canonici riferimenti topografici lasciano il posto alle collocazioni delle dimore degli abitanti; le case isolate che si diramano nel bianco hanno scavato un posto isolato tra le colline e la boscaglia.
In questa raccolta di racconti il destino dell’uomo è così legato a quello naturale da eliminare qualsiasi altra legge umana. Proprio dove le case sono collegate da strisce di terra tra i boschi, proprio dove sono i cervi a decidere di mostrarsi, l’unione tra ritmi naturali e vita umana si realizza con lo scontro.
I TEMI DEI RACCONTI
Nei racconti di Offutt non c’è bisogno di nessuna brusca redenzione e la presenza del divino è accantonata in favore di un sapere appreso a proprie spese: i suoi personaggi non hanno la spinta a lasciare la terra su cui poggiano i piedi e tutto il significato di futuro si restringe all’intervallo tra un respiro e il momento dello sparo.
Ogni vicenda diventa la finestra su una condizione di vita diversa segnata da un dolore più o meno esplicito. La paura di non farcela prende a questo punto il sopravvento, basti pensare a ogni nostro singolo tentennamento, a tutte quelle volte nelle quali l’antidoto al dolore e al raggiungimento delle nostre intenzioni ci è sembrato così lontano, forzatamente nascosto da un destino già scritto.
“Nelle terre di nessuno” non c’è spazio per i desideri dei figli, questi devono prendere il posto dei propri padri; fuggire da questa vita non è contemplato!
LO STILE NARRATIVO
La scrittura di Offutt è chiara, limpida e diretta; l’autore non mostra peli sulla lingua e narra le vicende, alcune volte crude, così come sono. Il titolo originale del romanzo è “Kentucky Straight” perchè nel sud degli Stati Uniti il whiskey si fa con il granturco e viene chiamato Bourbon. Se chi lo produce rispetta le regole stabilite dall’autorità federale sulla procedura di produzione, allora lo si può chiamare, appunto, Kentuchy Straight.
CONCLUSIONE
“Nelle terre di nessuno” lascia spazio alle voci feroci di un’America dimentica, tanto attraenti quanto brutali. E’ un libro che consiglio molto di leggere!
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