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Violenza degenere. Storie di donne che hanno sconfitto la paura

Autore: Patrizia Maltese & Roberta Fuschi

Categorie: Libri

Storie di violenza, dolore, soprusi. Ma anche storie di donne coraggiose e forti che hanno trovato la via per uscire dalla spirale del terrore. Questo è quello che troverete all’interno del libro “Violenza degenere” delle giornaliste Patrizia Maltese e Roberta Fuschi, edito da Villaggio Maori Edizioni.

La violenza sulle donne è un argomento attuale ed in drammatico aumento. È evidente che c’è ancora molto da fare, culturalmente e giuridicamente, per frenare questa terribile escalation.

Il tema del libro

Questo libro ha un sottotitolo: “Storie di donne che hanno sconfitto la paura”. Questa frase ci fa capire che, malgrado l’argomento terribile, il libro sia alla fine una storia a lieto fine.

Le autrici, Maltese e Fuschi, hanno trascorso un periodo all’interno del Centro antiviolenza Thamaia di Catania. Qui hanno osservato il lavoro delle operatrici e hanno partecipato al corso formativo dedicato alle tirocinanti. Durante il primo periodo non hanno avuto contatti con nessuna delle donne ospiti di questo Centro. Al termine del percorso di formazione hanno potuto incontrare alcune di loro, donne che hanno avuto la forza di rivivere le drammatiche esperienze e che si sono messe a disposizione.

L’obiettivo delle giornaliste

Grazie a al racconto delle donne che hanno subito violenza, Maltese e Fuschi hanno potuto raggiungere i due obiettivi che si erano prefissate: aiutare le vittime a riconoscere gli “indicatori” della violenza, spesso sottovalutati, ignorati o mal interpretati e, successivamente far sapere loro che da quell’incubo si può uscire.

Nella parte introduttiva del testo scrivono:

“Sentimenti che abbiamo cercato di riprodurre riportando fedelmente le loro parole e i salti temporali del racconto e accompagnandole con virgole e puntini di sospensione che a noi, mentre le ascoltavamo, sono apparsi ben “visibili” e che hanno sei significati ben precisi”.

Le tre parti del testo

Ho trovato molto interessante la scelta fatta dalle giornaliste di dividere il libro in tre parti.

La prima parte è dedicata al racconto delle donne vittime di violenza; nella seconda parte le protagoniste sono le operatrici che, giorno dopo giorno, si trovano davanti a storie terribili e donne straziate. Queste operatrici, spesso, si trovano a lavorare gratuitamente per sopperire alla mancanza delle istituzioni e delle pubbliche amministrazioni. La terza ed ultima parte, invece, è di “servizio”. Maltese e Fuschi hanno pensato di riportare per iscritto alcune nozioni imparate durante il corso di formazione con la speranza che possano essere indicazioni utili e che possano aiutare a prendere coscienza di una realtà violenta e disumana e ad agire, prima che sia troppo tardi.

Dati alla mano

Questo libro riporta anche dati sconcertanti, ma purtroppo veri. Ogni otto minuti nel mondo muore una donna vittima della violenza maschile. Solo in Italia si conta che una donna ogni tre giorni viene uccisa da parte di un uomo, che al 93% dei casi risulta essere il partner.

Non avevo mai riflettuto sui numeri ed ora, trovandomeli davanti agli occhi provo una sensazione di indicibile orrore. Stando a questi dati, e ai tanti altri effettuati nel corso degli anni, è stato provato che la violenza è la prima causa di morte per le donne.

Femminicidio

Il termine femminicidio è una parola considerata dai più sgradevole, molti provano fastidio a pronunciarla, ma finché le cose non hanno un nome, restano invisibili. È intervenuta anche l’Accademia della Crusca che l’ha definita nel seguente modo “provocare la morte di una donna, bambina o adulta, da parte del proprio compagna, marito o padre o di un uomo qualsiasi, in conseguenza del mancato assoggettamento fisico o psicologico della vittima”.

La prima legge in Italia contro la violenza sessuale arrivò solo nel 1996, fino ad allora tale violenza veniva considerata reato contro la morale, non contro la persona.

Conclusione

Concludo questa recensione con l’incipit del libro:

“Donne che riescono a chiedere aiuto, donne che si chiedono come abbiamo fatto a resistere tanti anni in un clima di terrore, donne che hanno dovuto nascondere ai parenti le violenze subite e hanno subito la violenza di non essere credute da operatori sociali e forze dell’ordine, donne che hanno avuto paura per i loro figli e provato compassione per il loro aguzzino. Donne, però, che ce l’hanno fatta”

Chi sono

29 anni, blogger, agente letteraria e mamma di Gemma. Credo fermamente nella bibliodiversità e nelle realtà editoriali indipendenti, le quali spesso nascondono perle di cui pochi sono a conoscenza.

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