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69 sixty-nine

69 SIXTY-NINE

Autore: Ryu Murakami

Editore: Atmosphere Libri

Categorie: Libri | Lina Morselli

Cari lettori, oggi la nostra Lina Morselli ci parla di “69 Sixty-nine” di Ryu Murakami, edito da Atmosphere Libri.

Questo libro sorprende chi era adolescente nel mitico ’68, ma  anche i lettori più giovani. Anzi, molti di loro proveranno persino un po’ di invidia per una generazione che protestava, e nello stesso tempo si divertiva, che si innamorava e intanto sbeffeggiava i professori, che riconosceva il brutto del mondo e si adoperava per renderlo migliore. Ma attenzione: qui non siamo a Berkley, né a Parigi, né a Roma: siamo a Sasebo, una cittadina a Nord- Ovest del Giappone, nel 1969.

I PROTAGONISTI

Protagonisti sono ragazzi diciassettenni di un liceo, provenienti da famiglie di varia estrazione, tutti accomunati dalla passione per Rimbaud, per la grande letteratura, ma anche veri conoscitori dei primi manga e dei nuovi eroi da telefilm. Vivono accompagnati dalle canzoni dei Doors, e da tutto il rock di quegli anni, senza escludere Simon e Garfunkel, e a tratti persino i Concerti Brandeburghesi di Bach.  Fanno tesoro dei consigli dei padri, ma nello stesso tempo non esitano a trasgredire. Sono in eterno conflitto con tutti i professori. Sono affascinati e intimiditi dalle ragazze, che a loro volta sono affascinate e intimidite dai ragazzi. Maschi e femmine danno vita ad un romanzo che potrebbe definirsi picaresco, molto divertente, a tratti didascalico come un copione, ammiccante, clownesco. 

TRAMA IN BREVE

Il protagonista è Ken, circondato da una serie di amici che lo ritengono il loro capo, non foss’altro che per temerarietà, spacconeria, fantasia e simpatia. Ken è innamorato di Lady Jane, la ragazza più bella del Liceo, ma lei pare sia attratta solo da chi si impegna politicamente e socialmente e ignora le timidissime avances del nostro eroe. Così lui decide di seguire quella strada: a se stesso non nasconde di aver ben poco a che fare con la guerra del Vietnam, lo sfruttamento dei più poveri, la limitazione delle libertà, il vecchiume di società false, ipocrite e corrotte, ma sventola proprio quelle bandiere per porsi a capo di una banda finalizzata alla posa di uno striscione di protesta sull’ingresso della sua scuola. Di notte, seguito da tre fedelissimi, penetra nell’edificio, mette in atto il suo progetto e per di più convince il più debole del gruppo a defecare sulla cattedra del preside, nell’assoluta certezza che non verranno mai scoperti. Cosa che invece accade regolarmente, con immenso scandalo di un’intera comunità fino a quel punto tranquilla e lontana da quanto stava accadendo nel resto del mondo giovanile. Vero è che Lady Jane rimane conquistata dal giovane Ken, che, dopo aver scontato una sospensione di 119 giorni da scuola, le promette il ruolo di protagonista in un festival – show dal titolo “Festival delle erezioni mattutine”, con musica rock dal vivo e proiezione di un film sperimentale alla Godard. Il giovane Ken deve fare i conti anche con bande rivali di giovani violenti, e non si farà scrupolo di chiamare in aiuto un manovale della yakuza. Riuscirà il nostro giovane scriteriato finalmente a baciare Lady Jane? E i suoi progetti andranno tutti in porto? E cosa ne sarà dei suoi sodali? Il finale, soprattutto in questo caso, non si svela! 

I CAPITOLI

I titoli dei capitoli sono rappresentativi del tempo e della storia di quegli anni: Arthur Rimbaud, Iron Butterfly, Daniel Cohn-Bendit, Alain Delon, Claudia Cardinale, Non ho l’età (sì, proprio la canzone di Gigliola Cinquetti, la cui traduzione in giapponese manteneva il ritornello in italiano), Lyndon Johnson, Led Zeppelin, Velvet Underground, Wes Montgomery, L’immaginazione al potere. 

IL GIAPPONE E LA GRANDE STORIA

Spesso il Giappone, nell’immaginario di noi occidentali, resta avvolto in una sorta di sospensione spazio/ temporale, e a poco servono le immagini delle grandi città: in noi vince l’idea che ci si vesta ancora in kimono e si viva in un altro mondo. Certo, il Giappone è unico e inimitabile, ma sempre ci si sorprende nel constatare quanto rapidamente una società chiusa, con un Dio-Imperatore al suo comando, sia diventata in tutto e per tutto un Paese di tipo occidentale, dove si ascoltano Bach e Vivaldi, dove jazz e rock sono la colonna sonora della vita quotidiana. Anche gli anni della grande protesta hanno attraversato quel mondo, che restava in verità sonnacchioso al di fuori delle grandi città, ma in fondo la stessa cosa è accaduta un po’ dovunque, negli USA, in Europa e anche in Italia.

Giovani arrabbiati, sì, ma in fondo ingenui e impauriti, e grandi discorsi sulle libertà, soprattutto sessuali, mettendo in pratica, in realtà, ben poco di quanto si diceva. E genitori spaesati, quasi sconvolti da figli così diversi. E insegnanti impotenti, impreparati a dare risposte, incapaci di provare a comprendere. 

L’AUTORE E I PREMI LETTERARI

Murakami Ryū nasce nel 1952 e molto di quanto scrive è autobiografico. Insieme a Murakami Haruki è il responsabile dello sconvolgimento letterario nipponico del dopoguerra, sia nella ricerca stilistica lontana dalla tradizione, sia nel ruolo della musica nella narrazione. Qui la lettura ha una continua colonna sonora in sottofondo, e proprio questo escamotage, più di mille parole, diventa rivoluzionario, portando la letteratura giapponese all’interno della vita e delle storie della cultura occidentale. Col suo primo libro, “Blu quasi trasparente”, Murakami Ryū ha vinto nel 1976 il Premio Akutagawa, che corrisponde al nostro Strega. L’altro Murakami, Haruki, che per noi è molto più famoso, non l’ha mai vinto e lui stesso vive con profondo disappunto questa mancanza nella sua carriera letteraria. Perché lui no, e Ryū sì? Mah, misteri della critica, tanto in Giappone quanto qui da noi. 

 

(RECENSIONE DI LINA MORSELLI)

Chi sono

29 anni, blogger, agente letteraria e mamma di Gemma. Credo fermamente nella bibliodiversità e nelle realtà editoriali indipendenti, le quali spesso nascondono perle di cui pochi sono a conoscenza.

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[SEGNALAZIONE]: “Al presente, tutto”

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