Cari lettori, la nostra Lina Morselli torna con la recensione de “L’apprendista bardo” di Federico Leonardo Giampà, edito Bookabook narrandoci la trama e facendo delle interessanti considerazioni sulla storia e sullo stile narrativo.
Nel grande mondo dell’editoria per ragazzi, anche Bookabook trova un suo spazio, sempre secondo la sua filosofia: si diffondono online trama e contenuti di una produzione scritta, prevedendo la stampa solo di chi ha ottenuto un buon consenso di pubblico, incuriosito dalla presentazione. Anche “L’Apprendista Bardo” ha dunque superato la prima prova, e ora si presenta nella sua vera veste di libro, rivolgendosi ad un pubblico di ragazzi, e vista l’ambientazione della storia in pieno Alto Medioevo, si ritiene che l’età dei lettori oscilli fra 11 e 12 anni. Certo, la storia di quel periodo è prevista solo in prima media, ma si può sempre contare su una buona conoscenza di cavalieri, dame, draghi, duelli, maghi, streghe, castelli e incantesimi e via dicendo, che a larghe bracciate da anni vediamo scorrere in serie tv, film, giochi online e chi più ne ha più ne metta.
L’AUTORE
L’autore,il calabrese Federico Leonardo Giampà, è sorretto dalla sua Laurea in Filosofia e Storia Antica, e da una grandissima passione per un mondo sì lontano dal suo attuale, ma nel quale si muove talmente a suo agio da farcelo sentire quasi famigliare. Ma veniamo alla trama.
LA TRAMA A GRANDI LINEE
Raymond, giovane rampollo del potentissimo Re di Provenza, non ha nessuna voglia di sviluppare i muscoli in tornei e duelli. Preferisce la musica e la poesia, al contrario del cugino Gilles, convinto interprete della forza e della determinazione proprie di un aspirante al potere. Raymond fugge dal suo castello, e lascia a Gilles l’onore e l’onere di partecipare ad un torneo, il cui vincitore avrà la mano della Principessa erede al trono di Francia, secondo il volere del vecchio Re, malato e debole, vittima di una misteriosa maledizione, che si spera possa essere sciolta da un nuovo sovrano e da un nuovo corso della storia.
La fuga di Raymond si scontra subito con una banda di briganti, ma il rapimento del ragazzo serve per farlo incontrare con Ivano, cavaliere diretto al famoso torneo, e con Luc, una gazza parlante, vittima di un incantesimo. La gazza era un grande bardo, che vuole assolutamente riprendere le sue sembianze umane e sostiene che solo un animo puro come quello di Raymond può arrivare a tanto, purchè egli sia disposto a superare prove, a percorrere strade ignote, a conoscere il magico segreto della musica, capace di modificare la realtà riuscendo ad entrare in sintonia con l’energia della natura.
Tanti sono i colpi di scena, e altrettanti i personaggi , da una cascata che si trasforma in un drago d’acqua, a una luccicante signora simile a una fata, per finire ad una terribile strega dagli occhi rossi. Per non parlare dei luoghi incantati e nascosti agli occhi che non sanno vedere: la foresta di Brocelandia, laghi che nascondono caverne, boscaglie immerse nella nebbia, ma anche Parigi, città piccola, ma già capitale del grande regno erede del valore di Carlo Magno.
Al torneo Ivano non riuscirà a superare il secondo turno, Gilles invece arriverà alla finale, e già pregusta il matrimonio con la Principessa Costanza, che gli permetterà anche di cingere la corona di Francia, ma ancora non sa quanto accaduto a sua insaputa: Costanza si è innamorata di Raymond e della sua musica magica (ha fatto sbocciare una rosa solo per lei!), quindi i due ragazzi si scambiano la solenne promessa, in attesa che Raymond completi la sua missione. Qual è? Ma salvare la Francia dalla sua maledizione, perbacco: basta conoscere la parola magica, che solo la musica può evocare, e che può essere svelata a un solo bardo, e così potrà finire anche l’incantesimo della gazza-Luc.
Tra queste avventure si aggira anche il troll Ric, che fa parte sì dell’eroico drappello in cerca di gloria, ma non si capisce se sia buono o cattivo, e lo stesso sospetto arriva a gravare anche sulla gazza. Ma torniamo all’ordine. Come in tutte le fiabe che si rispettino, anche qui c’è un oggetto magico: è l’arpa di Ossian, nientemeno, e il suo canto magico, direttamente erede di quello del sommo Orfeo. Grazie alle corde d’argento dello splendido strumento sarà possibile sprigionare melodie che sconfiggeranno la strega-dragonessa, che aiuteranno il volo di un ippogrifo, che spalancheranno porte e strade invisibili agli spiriti ciechi e faranno ricomparire il mitico Ossian nella Cava del Bardo.
Al leggendario cantore dovrà tornare l’arpa, ma prima dovrà rivelarsi la parola magica, che in realtà non viene detta (scritta) palesemente, ma che si intende sia Amore. Alla fine, la gazza tornerà bardo, ma con una veste morale ambigua: subito si atteggerà a cattivo, ma poi sacrificherà la sua vita per salvare quella di Raymond. Lo stesso accadrà al troll Ric, mentre ai due amici protagonisti, il giovane bardo e il cavaliere Ivano, verranno promessi onori e ricchezze, ma entrambi preferiranno dedicarsi l’uno alla musica e alla poesia e l’altro alla missione salvifica dei cavalieri.
E l’amore tra Raymond e Costanza? Eh, quello non continuerà: entrambi riconoscono di avere vite troppo diverse, destini troppo lontani, così, una volta tanto, non c’è il matrimonio finale. Però, grazie ad un capolavoro di diplomazia concordato tra Raymond e il Vescovo di Parigi, la corona di Francia e la mano della Principessa non andranno all’orgoglioso Gilles, e per volere del Re, nel futuro, solo Costanza deciderà del proprio destino, scegliendo il marito che lei vorrà tra i principi d’Europa. In compenso la maledizione sulla Francia si estingue, torna a splendere il sole e la storia può procedere con un Re, il suo Vescovo, i suoi cavalieri e il potente e ricco Regno alleato di Provenza.
ALCUNE CONSIDERAZIONI FINALI
La trama appena descritta in realtà si avvale di colpi di scena quasi ad ogni pagina, e ripercorrere ogni passaggio, ogni capovolgimento di fronte significherebbe togliere il piacere della lettura. Alla fine della quale sono inevitabili considerazioni e commenti. L’evidente tono scanzonato e la scrittura semplice nulla tolgono alla vera e profonda conoscenza di ambienti, leggende, usi e costumi dell’epoca, atmosfere tipiche di un periodo storico per noi tutti ancora ammantato di stupore e lati oscuri (anche se la ricerca storica oggi evidenzia tutta la sua vitalità e dinamicità).
Evidentemente la scelta di un pubblico adolescente fa propendere l’autore per questo stile narrativo, che gli permette anche di sviluppare situazioni di forte impegno morale: la capacità di apprendere ognuno con le proprie forze e i propri tempi, capire chi siamo e chi vorremmo essere, la necessità di testimoniare nobiltà d’animo, fede, valore, amore, la ricerca dell’aiuto degli altri, non fermarsi alle apparenze. Troppo, forse, per una storia che dovrebbe tenere un ritmo serrato lasciando solo alle vicende, e al loro svolgersi, il compito di portare il lettore a considerazioni etico-morali.
E qualche altro scivolone narrativo non passa inosservato, soprattutto nella descrizione di personaggi che sembrano usciti ora da Games of Thrones, ora da Harry Potter, ora da Guerre Stellari. Ma forse la colpa non è dell’autore, colto e capace di citazioni raffinatissime (ogni esergo introduttivo alle varie parti del racconto è prezioso quanto curioso): purtroppo cinema e tv hanno fatto man bassa delle saghe medioevali, lasciando poco spazio alla fantasia e togliendo spesso pathos e sorpresa a situazioni reali o a leggende che costituiscono il patrimonio culturale europeo.
Si spera allora che Federico Leonardo Giampà si cimenti ancora in un romanzo storico medioevale, ma stavolta per il pubblico adulto più vario, e che così possa continuare nella sua crescita letteraria facendo crescere anche la nostra conoscenza.
Alla fine, lasciando ad ogni lettore la libertà di apprezzare o meno tutto l’andamento narrativo, è da riconoscere in questo libro la capacità di suscitare interesse e curiosità per la cultura classica e medioevale, e l’augurio, che ogni adulto spera di veder realizzato, è che almeno qualcuno dei giovani lettori, alla fine della lettura, si alzi dal divano e corra ad aprire un manuale di storia, o un atlante, o un’antologia, per saperne di più senza consultare Wikipedia. Come avrebbero fatto il bardo Raymond e il cavaliere Ivano.
(RECENSIONE DI LINA MORSELLI)
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