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Bagliori a San Pietroburgo

Categorie: Libri

“Fëdor poté venire immediatamente annoverato tra i grandi della letteratura e vivere negli agi. In quella stessa strada, la Malaja Morskaja, viveva Turgenev, nei rari momenti in cui non era all’estero, e Gogol’ quando cominciò Memorie di un pazzo: tutti nella stessa strada, che non era nemmeno molto lunga. È solo a San Pietroburgo che può succedere”


Ciao lettori, oggi vi parlo del romanzo “Bagliori a San Pietroburgo” di Jan Brokken, edito Iperborea.

Gli intellettuali di San Pietroburgo

Brokken rievoca Anna Achmatova in piedi fuori dal carcere, sulla riva della Neva, di fronte alla fortezza del terrore, la famigerata prigione di Krestij, giorno e notte in attesa di notizie del figlio arrestato. In piedi immobile sotto la neve, proprio dove poi erigeranno la sua statua, simile alla moglie di Lot, trasformata nel mito in una statua di sale.

In un altro flashback ci appare Solženicyn, immortale autore di Una giornata di Ivan Denisovičche non ha il coraggio di comparire al cospetto di Nabokov e se ne rimane fuori dalla porta a bussola del Montreux Palace. Anche lui sotto la neve, stropicciando il cappello che tiene nelle mani (come Renzo e i suoi capponi), mentre all’interno Vladimir e Vera Nabokov attendono invano, sorseggiando un tè davanti al caminetto.

Un saturnino Rachmaninov preda del male oscuro, che fissa per tre anni il vuoto, bloccato nella cupa inerzia della depressione, e finisce in cura dall’ipnoterapeuta Nicolaj Dahl, dopo che la sua Sinfonia n.1, eseguita per la prima volta a San Pietroburgo nel 1897, venne fischiata e stroncata dalla critica.

Al contrario ecco l’immagine di un giovane Dostoevskij folgorato dall’inaspettato successo del suo primo romanzoPovera gente, forse dovuto anche a concomitanze topografiche, all’influsso del luogo in cui si trovava quando scrisse l’opera, oltre che frutto precoce dell’indiscusso genio dell’autore.

I simboli di San Pietroburgo

Il celebre Palazzo d’Inverno simbolo del potere zarista con lo splendido museo dell’Hermitage, la Cattedrale di S. Isacco che si staglia sulla città con la sua cupola dorata, la Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato eretta nel luogo dove venne ucciso lo Zar Alessandro II, la Neva e la Prospettiva Nevskij (la strada più famosa della città), sono solo alcuni esempi dei monumenti e luoghi visitati dallo scrittore. Luoghi eternamente sospesi tra il passato imperiale, la svolta rivoluzionaria bolscevica ed il presente nostalgico, a partire dai quali l’autore rievoca suggestioni e ricordi di poeti, scrittori, musicisti entrati a pieno diritto nel club degli “indimenticabili”.

Tra intellettuali e artisti

Spesso si tratta di intellettuali vissuti in questa città durante il periodo zarista o comunista, invisi alla corona od al regime sovietico a seconda dei casi, perché ritenuti scomodi, etichettati come nemici della patria ai quali riservare un periodo di reclusione nei campi di lavoro. Dostoevskij fu uno di questi, scampato alla pena di morte per grazia dello zar, vide la sua pena commutata in anni di reclusione in Siberia per poi tornare in città e dare alla luce capolavori come “Delitto e castigo” od “ I Fratelli Karamazov”.

In epoca Staliniana una sorte analoga toccò a Solzenicyn, mentre altre volte celebri letterati come Nabokov, (l’autore di “Lolita”), scelsero la strada dell’espatrio in nome della libertà, così come altri invece decisero di rimanere a San Pietroburgo continuando a lottare coraggiosamente per i propri diritti. E’ il caso ad esempio della raffinata e affascinante poetessa Anna Achmatova, oggetto del desiderio di Boris Pasternak, dal quale ricevette diverse proposte di matrimonio tutte rifiutate, che non temeva le ritorsioni del regime e lottava affinché le fosse restituito il figlio imprigionato per motivi politici. 

Amore per San Pietroburgo

Brokken dimostra la sua conoscenza ed il suo amore verso la Russia in generale e San Pietroburgo in particolare, discorrendo amabilmente, ed elencando le numerose personalità che hanno lasciato un segno indelebile del loro passaggio. Una sorta di sinfonia musicale di celebrità tra le quali, a proposito di musica, vale certo la pena di citare anche Ciajkovskij.

Ogni tappa diventa un luogo della memoria culturale e personale, in cui i nomi delle vie, dei fiumi, dei monumenti e degli edifici richiamano letture, simboli, testimonianze. Quello che ci viene presentato è un itinerario attraverso artisti molto diversi:


“Tutto è letteratura in questa città, tutto è musica. Anzi, sono la letteratura, la musica, l’arte figurativa, il balletto, il teatro a sprigionare il bagliore che emana questa città”.


Il libro è anche un affresco a campo lungo di un paese che, sia prima che dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, si arroventa intorno alla questione della libertà di espressione.

Oltre a un ritratto austero che mostra la sua inscalfibile fierezza e una statua che la raffigura in dolente attesa di notizie del figlio incarcerato sulle rive della Neva, esiste anche un museo dedicato alla Achmatova, che è “una finestra sulla sua vita e sulle condizioni in cui vivevano gli artisti in Unione Sovietica: intimoriti, ma non necessariamente poveri o costretti a nascondersi”.

Conclusioni

Insomma, per concludere. Brokken ci illustra le magie e i bagliori di San Pietroburgo, i fuochi d’artificio del ricordo, immortalati per vincere e rischiarare la buia notte dell’oblio, scattando queste fugaci istantanee con una vecchia macchina fotografica munita di uno di quei cubici flash al magnesio, che qualcuno ancora si ricorderà.

Chi sono

29 anni, blogger, agente letteraria e mamma di Gemma. Credo fermamente nella bibliodiversità e nelle realtà editoriali indipendenti, le quali spesso nascondono perle di cui pochi sono a conoscenza.

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