“Camurrìa” è la storia di un giovane prete, Don Martino, e di un ragazzino orfano, Mimì, che il prete ha preso sotto la sua ala e del quale si prende cura.
L’inizio di Camurrìa
La storia inizia con il primo incarico assegnato a Don Martino, quello che lo vede trasferirsi in un paesino siciliano nel quale il potere è detenuto da un boss mafioso, ‘zu Pino, conosciuto per la sua violenza.
Mimì non ne vuole sapere di separarsi da Don Martino e andare a vivere in un orfanotrofio. Don Martino, dal canto suo, non si sente sicuro a portare con sè un ragazzino così giovane, in una realtà malavitosa come quella di Marvaggio. La posizione di Mimì, però, è chiara: seguire Don Martino ovunque andasse.
Prete e ragazzo partono, quindi, per Marvaggio dove cercheranno di ambientarsi nella nuova realtà.
Fin da subito, però, Don Martino e Mimì dovranno resistere ad una serie di difficoltà che si abbatteranno su di loro come un temporale estivo.
L’idea di Don Martino, quella che aveva all’inizio prima di partire, era chiara:
“A Marvaggio non è come qui in città, lì gente umile ci sta
e il pane sanno come buscarselo, e magari come
mangiarselo. Una volta ottenuta la loro fiducia,
i fedeli seguiranno il mio esempio e mi sosterranno”.
La vita raccontata in Camurrìa
Ma dal giorno del trasferimento a Marvaggio, Don Martino sente crescere in lui qualche timore. A Marvaggio, infatti, si dice che il paese non può nulla senza il beneplacito del boss Pino Occhipinti.
Data questa realtà dei fatti, fin da subito, Don Martino cerca di seguire le sue priorità: combattere con tutte le sue forze per cambiare la mentalità del paese e indirizzarla verso un futuro più roseo e libero dall’ombra della malavita.
Il libro è permeato da due sentimenti forti: la paura di vivere in un paese nel quale prevale disperazione per la violenza perpetrata e coraggio di andare avanti e voler resistere:
“La violenza è l’unico metedo meschino che conoscono per farci scantare.
Io vi dico che li vinceremo facendo esattamente l’opposto di quello che vorrebbero.
Dobbiamo andare avanti per la nostra strada, mostrandoci indifferenti
alle loro azioni. Ci costerà fatica e denari, ma è l’unica soluzione.
Il loro scanto più grande è di sentirsi impotenti e non riuscire più a dominare la gente”.
Conclusioni di Camurrìa
Un ottimo libro che promuove il coraggio e la resilienza in un paese nel quale i potenti e i mafiosi vorrebbero vedere le persone piegate alla loro volontà.
La scrittura e lo stilo narrativo di Lisa sono piacevoli e la presenza di frasi in dialetto siciliano aiutano il lettore ad immedesimarsi di più nella storia e nei personaggi.
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