Cari lettori, la nostra Serena Pisaneschi recensisce oggi il romanzo “Colori” di Giulia Previtali, edito da Tulipani Edizioni.
Il libro affronta una tematica importante e l’autrice è una ragazza giovane che cerca di far vedere al lettore una dimensione spesso tenuta nascosta.

TRAMA
Ginevra è bulimica, è arrivata al punto di rischiare seriamente la vita. Da un po’ di tempo (non si sa da quanto) è ospite di una clinica nel tentativo di “guarire” e qui fa amicizia con Melanie, artista e anticonformista, che vive il suo stesso “problema”. Le due ragazze hanno instaurato una grande amicizia, sono una l’appoggio dell’altra, pur essendo così diverse. Attorno a Ginevra girano altre persone, sia del suo presente che del suo passato, e le situazioni si avvicendano, spintonandola senza riguardo lungo un percorso tortuoso e personalissimo.
TEMA
Nel libro si parla di disturbi dell’alimentazione, un male che affligge il nostro tempo e che nasconde sempre un disagio ben più profondo, ma che spesso non è indagato. Cosa spinge giovani ragazze e ragazzi a privarsi o a rigettare cibo? Oppure ad abusarne in modo incontrollato e dannoso? Certo, la società non aiuta l’autostima di chi è lievemente “diverso” dai canoni che impone, ma ridurre questo flagello autoimposto a questo è sbagliato, c’è bisogno di scavare dietro, di arrivare alla fonte da cui sgorga l’enorme insicurezza e dolore che portano spesso a rischiare la vita.
COLORI
Sono molto nominati nel libro, fanno da sfondo sia agli ambienti che agli stati d’animo dei personaggi. Se è vero che la nostra vita è come la dipingiamo, nel romanzo spesso i colori sono spenti, tristi, per accendersi là dove l’accento di colore è anche accento di vita.
QUALCHE MANCANZA
Come avete letto il tema trattato è davvero importante. L’autrice ne parla con trasporto ma, secondo me, manca una parte introspettiva dei personaggi principali. Come mai Ginevra e Melanie sono nella clinica? Cosa le spinge a lasciarsi morire di fame, a non reagire di fronte all’evidenza di un terribile declino? Da lettrice, avrei gradito entrare dentro la testa di Ginevra, vedere con i suoi occhi, sentire con il suo cuore. Questo mi avrebbe portato a provare un’empatia più forte, invece leggo che sta male, la vedo piangere, ma non so mai completamente il perché. Io apprendo del suo dolore, ma non riesco a viverlo fino in fondo.
Anche la scrittura non mi ha lasciata completamente soddisfatta. Ho rilevato ripetizioni, frasi fatte e alcuni passaggi non proprio chiarissimi. Mi sarebbero piaciuti flashback un po’ più esplicativi, specialmente i primi, perché in questo romanzo ci sono tanti personaggi ma all’inizio non se ne capisce l’opportunità. Penso che l’autrice abbia deciso per una stesura “veloce” a vantaggio di una lettura più travolgente, ma credo che ne sia andata a discapito la profondità del testo. A mio parere sarebbe servito un editing diverso, più profondo e strutturato, perché un libro che affronta un tema tanto delicato e importante ha il diritto di essere curato come un piccolo tesoro.
CONCLUSIONE
Il libro si fa leggere e sicuramente sarà apprezzato da molti. Personalmente, però, pretendo un po’ di più da un romanzo e non posso fare a meno di pensare che non siano state sfruttare tutte le potenzialità della bella idea narrativa.
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