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L’America di Jack London nella Serie dei fratelli Coen

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Spesso ai grandi registi capita di scrivere storie che riescono a sviluppare solo quando hanno ormai raggiunto una certa notorietà.

L’ultima fatica dei fratelli Coen, “La Ballata di Buster Scruggs, 6 cortometraggi condensati in 2 ore e 15 minuti di pellicola distribuiti da Netflix, sembra aver seguito un percorso di gestazione simile. Sono gli stessi Joel ed Ethan a raccontare in una conferenza stampa che non hanno mai nemmeno pensato di concretizzare le loro mini-storie fino ad almeno 8-10 anni fa, “quando abbiamo iniziato a pensare: beh, forse possiamo farcela.”

SEGUENDO SERGIO LEONE

Fortemente influenzati dalle pellicole di un Maestro del cinema italiano, Sergio Leone, hanno iniziato a lavorare per dare vita a quel progetto fino ad allora rimasto alla fase embrionale. Per capire quanto anche questa volta abbiano colto nel segno (dopo il celeberrimo adattamento cinematografico di “Non è un paese per vecchi” dal capolavoro del gigante della letteratura Cormac McCarthy) basta dire che una di queste sei storie, All Gold Canyon, è un cortometraggio basato interamente sull’omonimo racconto di uno dei più grandi cantori dell’America profonda e grezza, che lascia il sapore di whiskey scadente e fagioli riscaldati in pentola: il marinaio, sindacalista, reporter e scrittore Jack London. Nessuno meglio di lui ha saputo raccontare la corsa all’oro, il rapporto di sussistenza tra essere umano e natura incontaminata: se si vuol capire come ci si sente a preparare un fuoco mentre si è intorpiditi dalla morsa del freddo, come sia cercare un riparo per superare la notte con i vestiti zuppi dalla pioggia, se si vuol capire che segni lasci sul volto e nell’anima l’America del Klondike, la scelta migliore è affidarsi a Jack London come narratore. 

JACK LONDON

Il cortometraggio dei fratelli Coen in onore di John Griffith London (in arte Jack London) ripercorre fedelmente il racconto da lui scritto. Le immagini proiettate dalla mente durante la lettura di quelle righe si sovrappongono perfettamente a quelle presentate sullo schermo dal geniale duo americano. La vallata spaccata dal corso del fiume dove il protagonista poggia le sue vecchie ginocchia per immergere i piatti adibiti al setaccio per dividere la terra dall’oro, il metodo di ricerca del prezioso materiale, la felicità di chi, giorno dopo giorno, raccoglie frammenti d’oro sempre più grandi, avvicinandosi alla fonte. Ma l’America nelle sue foreste nasconde sempre molte insidie, pronte a manifestarsi quando tutto sembra andare per il verso giusto. E per il vecchio portare a casa quel dannato, prezioso, luccicante metallo incastonato nella roccia sarà più difficile del previsto.

CONCLUSIONE

All’interno dei confini statunitensi narrati da Jack London e ridisegnati egregiamente dai Coen non c’è spazio per il lieto fine e, quando c’è, non è mai assoluto. Ha il sapore di un brandello di vita: quello che ti strappa sempre un sorriso malinconico tipico di chi accetta la sua condizione, cercando di prenderne il meglio, senza lamentarsi troppo. 

Chi sono

29 anni, blogger, agente letteraria e mamma di Gemma. Credo fermamente nella bibliodiversità e nelle realtà editoriali indipendenti, le quali spesso nascondono perle di cui pochi sono a conoscenza.

[SEGNALAZIONE]: “Il Viaggio. Le lacrime di Venere”

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