C’è un’immagine della quale ho un ricordo molto bello e che, ancora oggi dopo diversi anni mi torna in mente con piacere e nostalgia: il periodo delle elementari. Solo dopo aver ascoltato un’intervista di Massimo Recalcati, psicoanalista, ho capito il perché. Il piacere del mio ricordo non sta tanto nel periodo delle elementari, quanto in una figura molto importante, che ha caratterizzato quegli anni, la mia maestra. Chi non ricorda il nome della propria maestra o del proprio maestro?
Massimo Recalcati riflette su questo aspetto sostenendo che gli insegnanti dei quali non ci siamo dimenticati sono quelli di cui noi ricordiamo profondamente lo stile, non tanto ciò che ci hanno insegnato. Il contenuto delle loro spiegazioni è qualcosa che si dissolve nel tempo, ma quello che resta nella memoria è il modo in cui insegnavano, quello attraverso cui trasmettevano il sapere.
Lo psicanalista afferma poi che, attraverso un semplice esercizio mentale, tutti gli insegnanti che ognuno di noi ricorda hanno un tratto in comune, che li contraddistingue dagli altri di cui non abbiamo ricordo, ossia il fatto che non solo dimostravano di sapere il sapere, ma soprattutto di amare il sapere. E’ l’amore per il sapere che rende possibile la trasmissione e l’apprendimento del sapere.
Insegnare significa, etimologicamente, lasciare un segno nell’allievo, e quindi ecco che il segno più importante che un insegnante può lasciare al proprio allievo è, non tanto il sapere trasmesso, quanto l’amore per il sapere, la voglia di conoscere, di esplorare e di continuare a ricercare.
Detto questo, sento di dover sottolineare una cosa importante; ogni insegnante dovrebbe tenere a mente il gesto di Socrate e quindi muovere l’allievo verso il sapere e non riempirlo e indottrinarlo in modo passivo e sterile. Quello che ogni insegnante dovrebbe fare, e che la mia maestra delle elementari fece con i suoi studenti, è quello di animare i propri ragazzi al desiderio del sapere. E’ questo, secondo Recalcati e secondo me, l’arte dell’insegnamento.
Riguardo al metodo di apprendimento Recalcati dice una cosa alla quale io sento di essere molto d’accordo. Il metodo di apprendimento è qualcosa di misterioso e succede che l’apprendimento per ripetizione porta a risultati nefasti. Lo psicanalista fa un esempio esaustivo in questo senso: un bambino che deve imparare a nuotare non potrà farlo se il suo istruttore è fuori dall’acqua e mostra a lui le azioni da compiere, questo perché l’impatto con le onde (e, fuori da questo esempio, con la vita) è qualcosa di diverso dall’azione ripetuta e limitandosi solo a tale azione si avrà un risultato falso e distorto dell’azione in se e della vita. Non si impara dal maestro, ma con il maestro!
Massimo Recalcati, verso la fine dell’intervista evoca un ricordo che nella sua mente è rimasto impresso indelebilmente: frequentava la seconda elementare quando il suo insegnante, entrando in classe, disse, “voi siete tutti tronchi di vite storti, io sono il bastone e il fil di ferro che le raddrizzerà“. Ecco, insegnare non è questo, non è disprezzare le storture e cercare di raddrizzarle, ma amare ogni singola differenza, ogni singolo difetto e far di questo un’opera d’arte!
Bisogna amara la stortura di ogni essere vivente perché essa non è il peccato, ma è l’esigenza della normalizzazione che produce la follia!
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