Cari lettori, oggi torna a trovarci Costanza Marana, autrice del romanzo “Il crepuscolo del sogno“, protagonista di una delle puntate dello Spritz Letterario. Il romanzo di Costanza Marana è molto profondo e tratta temi trasversali, per questo motivo ho voluto chiacchierare nuovamente con lei per approfondire ulteriormente tre aspetti della storia.
Il romanzo è edito da L’Erudita.
Cara Costanza, grazie per aver accettato nuovamente l’invito di LeggIndipendente. Dopo l’intervista dello scorso dicembre per lo Spritz Letterario, sono felice di poter parlare ancora del tuo romanzo “Il crepuscolo del sogno” perché penso che abbia molto da raccontare.
In questa occasione mi piacerebbe poter approfondire con te alcuni temi presenti nel tuo romanzo:
- Hai affermato che il significato del tuo libro riguarda da molto vicino la tensione che conduce l’uomo verso la propria tonalità primaria. In altre parole, hai voluto sottolineare ed approfondire il rapporto tra la finitezza dell’uomo e il creato che lo circonda, il rapporto tra la contingenza e ciò che è eternabile. Questi sono temi sui quali si è discusso molto e che rappresentano quelle domande esistenziali che tutti, prima o poi, ci ritroviamo a porci. Secondo la tua esperienza, come vive l’uomo questo rapporto tra consapevolezza di essere per natura “limitato”, ma al contempo inserito all’interno di un sistema infinito o, come hai detto te, eternabile? E come vive questo rapporto il tuo protagonista, Aurelian?
Innanzitutto grazie per avermi nuovamente invitata a parlare del mio libro: è un piacere e un onore.
La finitezza dell’uomo e il suo rapporto con l’eterno e l’infinito è un pensiero che caratterizza tutta la cultura classica umanista. Dalla figura mitologica delle Parche che filano la tessitura vitale dell’uomo, all’incombenza del dio Crono che divora ciò che crea, l’uomo ha sempre convissuto con un senso di impotenza, di incertezza. Il memento mori dell’iconografia umanista rinascimentale e il senso di condanna dell’eroe romantico stigmatizzano questa dialettica tra ciò che è finito e ciò che è eterno.
L’uomo attraverso l’arte cerca di profondere in ciò che è eternabile. La letteratura, la poesia, la musica conducono verso la bellezza riposta, non nella contingenza, ma nell’assenza di tempo. L’uomo attraverso la tensione e la ricerca può inserire la sua limitatezza nell’infinito, approdandovi, sfiorandolo, senza mai afferrarlo pienamente.
Aurelian, il protagonista del mio libro, tende ad eludere l’accidentalità della vita e la sua finitezza, attraverso la tensione verso la bellezza in una poetica del quotidiano. Egli filtra ogni aspetto della vita tramite l’intelletto facendo parte di un giogo simbolico in continua dialettica individuo-creato, umano-divino.
- Durante la nostra chiacchierata, nella puntata dello Spritz Letterario, hai parlato del potere visivo della lettura e di come questo ti sia utile anche quando passi dall’essere lettrice all’essere scrittrice. Cosa intendi quando parli di “potenziale visivo della lettura”?
Credo fermamente nell’assetto descrittivo della narrazione poiché in esso vivifica il pensiero e l’immaginazione prende forma. In tal modo, mentre si legge, il potenziale visivo sprigiona i suoi effetti e, come una sceneggiatura, il testo si ricompone in una rappresentazione ideale. Una meravigliosa suggestione che mai illude, ma che traghetta verso le nostre tonalità primarie e il nostro dialogo interiore. Si colora l’incarnato dei personaggi descritti, si sentono le loro voci, si immaginano i luoghi attraversati, sotto la lente della nostra sensibilità e della nostra interiorità.
- Ogni autore scrive per una ragione ben precisa e anche tu hai le idee chiare perché hai dichiarato che la tua scrittura è basata fortemente sulla contemplazione di un tempo continuo che consideri la memoria e il passato elementi fondamentali per interpretare il presente nel quale viviamo e affacciarsi con serenità al futuro. Mi piacerebbe che tu approfondissi per noi questo concetto di continuum temporale in riferimento alla scrittura e alla letteratura.
Sono laureata in storia e penso che la memoria sia elemento fondante della formazione della nostra identità e interiorità. Credo profondamente nella compenetrazione tra storia e letteratura, le quali si suffragano a vicenda per edificare un apparato umano culturale. Non amo la letteratura esclusivamente autoreferenziale poiché apparteniamo ad un continuum. Scrivere è ricordare e anche citare illustri artisti che ci hanno preceduto come un omaggio e atto di umiltà verso la storia che ci precede. L’etica romantica non appartiene esclusivamente all’Ottocento, non esiste contestualizzazione per la bellezza poiché è senza tempo. Ogni artista romantico sfogliava giorno e notte le pagine scritte dai classici.
La scrittura è commistione tra individualismo, conoscenza, riconoscenza al nostro passato e origini.
Grazie Costanza per averci concesso questa intervista.
A presto!
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