Ciao lettori, oggi vi parlo di un libro che mi ha stravolto per la sua bellezza e il suo bagaglio di emozioni che mi ha trasmesso. In più di un passaggio del libro mi sono ritrovata con le lacrime agli occhi, forse perché mi ritrovo molto nel protagonista e in quello che vive. Il libro in questione è “La custodia dei cieli profondi” di Raffaele Riba, edito 66thand2nd.
La trama
Centro nevralgico e pulsante del romanzo è Cascina Odessa, costruita dal nonno di Gabriele, il protagonista, nel 1936, e avente per questo ragazzo una grandissima importanza. Per Gabriele, infatti, Cascina Odessa è molto di più che una semplice casa; Cascina Odessa è per il protagonista il posto dell’anima, il luogo nel quale poter rimanere attaccato ad una vita ormai passata nella quale ha potuto provare la vera felicità, una vita vecchia che ormai non esiste più.
Gabriele è destinato a diventare il Custode di questa Casa e ad essa vi rimarrà legato mentalmente e fisicamente.
Il fratello Emanuele
Come Cascina Odessa, anche il fratello Emanuele vive nel ricordo di Gabriele. Il fratello, infatti, è un personaggio chiave della storia e anche se non è quasi mai presente fisicamente nella narrazione, è sempre e costantemente vivo nei ricordi di Gabriele.
A tal proposito ho sottolineato nel libro un passaggio:
“tutto è contemporaneamente mio e suo. Le stanze, il corridoio, il locale caldaia, l’erba e la terra […].
Avere Emanuele mi ha permesso di provare tutte le gradazioni di un legame.
[…] non ho mai amato nessuno con tutta quella forza e mai odiato nessuno con la brutalità che ho dedicato ad Emanuele”
La maledizione di Cascina Odessa
Leggendo il romanzo di Raffaele Riba ci si rende conto che Cascina Odessa sembra essere stata colpita da una maledizione, o meglio, sembra che chi ha vissuto in quella casa sia stato vittima di una maledizione. Tutti i componenti della famiglia di Gabriele non hanno saputo andarsene da Cascina Odessa e farsi una vita lontano da essa e hanno sviluppato un carattere introverso e tendente al disfacimento personale e sociale.
Il padre di Gabriele è stato un uomo assente che con il suo atteggiamento ha involontariamente allontanato il figlio che, invano, per anni ha cercato di adempiere alle sa aspettative e ai suoi desideri; la madre, invece, è stata una donna incapace di reagire al vuoto che ha colpito la famiglia e Gabriele ha sviluppato un attaccamento quasi patologico a questa casa, tanto da essersi allontano da Agnese, unico vero amore e fonte di grandi rimorsi e sofferenze.
Emanuele
L’unica persona che è stata in grado di allontanarsi da Cascina Odessa e ricostruirsi una vita è stato Emanuele che ha abbandonato il nido per andare a studiare e diventare un importante astrofisico.
Riba ha dato vita ad un capolavoro
Sono due gli aspetti che di questo libro mi hanno colpito e mi hanno lasciato senza parole. Il primo aspetto riguarda il ruolo delle emozioni. In questo romanzo le emozioni e i sentimenti umani vengono descritti al lettore attraverso la fisica e quindi il moto degli astri, il cambiamento calcolabile dei pianeti. È un modo originale e stupefacente di parlare di sentimenti.
Il secondo aspetto, quello che mi ha fatto pensare che Raffaele Riba ha davvero scritto un capolavoro, è stato il parallelismo che ha creato tra Cascina Odessa e la psicologia di Gabriele: la distruzione di Cascina Odessa ha coinciso con quella del protagonista. Mentre i muri della casa si sfaldano, la psiche di Gabriele si logora; come le stanze invecchiate cadono in rovina, così anche la mente di Gabriele si offusca.
Conclusione
Il disfacimento, l’abbandono, il rimorso e la distruzione caratterizzano questo romanzo che vuole parlare dell’impossibilità di fermare la fine che, inesorabile, procede sia sul piano umano, che su quello naturale e del tentativo dell’uomo di perpetrare la sua vita e il suo presente; un tema del quale si discute spesso che viene affrontato da Riba con attenzione, precisione ed uno stile narrativo semplice e piacevole.
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