Donne scrittrici? Stando ad una ricerca condotta dalle Università dell’Illinois e della California, la percentuale di autrici si sarebbe dimezzata.
Donne scrittrici: la ricerca
La ricerca è nata da un gruppo di studiosi delle Università dell’Illinois e della California, i quali si sono serviti di un algoritmo per analizzare circa 104.000 romanzi di lingua inglese scritti e pubblicati tra il 1780 e il 2007 con lo scopo di verificare come la presenza delle donne nella letteratura sia aumentata nel corso degli anni.
Tutto si sarebbero aspettati, tranne ottenere un dato esattamente contrario all’obiettivo della loro ricerca. Non solo la presenza delle donne nella letteratura non è aumentata, ma si è addirittura dimezzata.
Ciò che questa ricerca rende noto è che c’erano, dunque, più scrittrici ai tempi di Jane Auster, delle sorella Bronte, di Emily Dickinson e di Virginia Woolf, rispetto all’epoca delle suffragette, del femminismo e della liberazione sessuali degli Anni 60.
Non solo donne scrittrici, ma anche protagoniste femminile
Un risultato consececutivo a questa ricerca ha poi sottolineato come non siano dimunuite solo le donne scrittrici, ma anche le protagoniste femminili dei romanzi, dando alla lettura un carattere sempre più dominato dai maschi.
Che cos’è successo? Perché le donne nel corso di quasi due secoli sono progressivamente scomparse dal mondo dei libri?
A rispondere a queste domande sono Ted Underwood, David Bamman e Sabrina Lee, i ricercatori che hanno guidato l’indagine e che hanno poi pubblicato le loro conclusioni sul Jurnal of Culteral Analytics.
Tra le spiegazioni fornite c’è quella che nell’epoca vittoriana scrivere libri non era considerata un’occupazione socialmente rilevante: lo si faceva per passare il tempo, o perché non si era riusciti a trovare una vera e rispettabile occupazione. Quando gli scrittori hanno cominciato a essere socialmente più apprezzati (e pagati meglio) il lavoro ha interessato un sempre maggior numero di uomini. Questo ha portato all’allontanamento delle donne anche dalle pagine dei romanzi.
Al bando anche i termini “femminili”
Con il tempo, anche molte parole sono diventate meno comuni: nel XIX secolo termini considerati «femminili» come lacrime, cuore, sguardo e sorriso erano molto presenti, ma sono stati nel tempo sostituiti da espressioni più «maschili». Le donne sorridono, gli uomini sogghignano o ridacchiano; le donne hanno sensazioni, gli uomini decidono e prendono.
Un altro importante contributo è stato fornito da Kate Mosse, autrice britannica di romanzi storici e fondatrice di un premio per le donne scrittrici. La Mosse ha dato al Guardian una sua spiegazione: «Le cose sono cambiate quando la critica letteraria ha cominciato a essere considerata importante. La critica fatta da uomini ha sempre premiato gli uomini e marginalizzato le donne, basta vedere che cosa è successo nella musica. E se analizziamo i romanzi scritti da donne che vengono premiati, quasi sempre hanno protagonisti maschili e non femminili».
Esempi eccezionali di donne scrittrici
Per quanto se ne può dire, nei risultati di questa indagine c’è sicuramente qualcosa di vero e lo testimonia il fatto che su 111 edizioni del Nobel per la letteratura, solo 14 sono state le donne ad averlo vinto.
Una “piccola” rivincita c’è e si chiama J.K. Rowling. Non avrà vinto il Premio Nobel, né la sua vita sarà stata semplice, ma è stata la prima persona al mondo a superare il miliardo di dollari di guadagni con la scrittura, un traguardo che nessun uomo ha mai raggiunto.
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