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Il lavoro e il valore all’epoca dei robot

Autore: A. Surbone - P. Terna - D. Astrologo

Editore: Maltemi Editore

Categorie: Libri

Cari lettori, oggi vi parlo di un libro scritto da un amico, Andrea Surbone, insieme a Pietro Terna e Dunia Astrologo che riflette sull’introduzione della cosiddetta intelligenza artificiale, i robot, nel mondo del lavoro: “Il lavoro e il valore all’epoca dei robot”, edito da Maltemi Editore.

SINOSSI

Che effetto avrà l’intelligenza artificiale sull’occupazione? Lo raccontano Dunia Astrologo, Andrea Surbone e Pietro Terna in un vortice di considerazioni, confutazioni, concertazioni per indagare a fondo il problema, alla ricerca di una sintesi, di una traccia comune che apporti una riflessione condivisa al dibattito sul mondo a venire.

RIFLESSIONI

Leggendo questo libro mi è venuto in mente un articolo che lessi tempo fa sul sito creatoridifuturo.it di Luca Poma, il quale profetizza una sorta di fine del lavoro nell’era dei robot.

Nell’articolo viene presentata una giornata tipo del lavoratore nell’era dell’impiego dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro:

“È un giorno qualunque, nell’era dei robot, e il lavoratore tipo esce di casa per recarsi in ufficio. Le macchine, per strada, si guidano da sole. Il traffico pure: si dirige da sé. Lo sguardo può dunque alzarsi sopra la testa, dove, come ogni giorno, droni consegnano prodotti e generi alimentari di ogni tipo – oggi, per esempio, il pranzo suggerito dal frigorifero “intelligente”.

Sul giornale – quel che ne resta – gli articoli sono firmati da algoritmi. Giunto alla pagina finanziaria, il nostro si abbandona a un sorriso beffardo: il pezzo, scritto da un robot, parla delle transazioni finanziarie compiute, in automatico, da altri algoritmi.

Entrato in fabbrica, poi, l’ipotetico lavoratore di questo futuro (molto) prossimo si trova ancora circondato dall’automazione; per la produzione, ma anche per l’organizzazione, la manutenzione, perfino l’ideazione del prodotto: a dirci cosa piace ai clienti, del resto, sono ancora algoritmi.

Quel che mi resta, pensa ora senza più sorridere, è coordinare robot, o robot che coordinano altri robot. Finché ne avranno bisogno.

IL CONTRIBUTO DI ADAM SMITH

Ma il libro che vi presento oggi riflette non solo sul lavoro nell’era dei robot, ma anche sul valore dell’essere umano, espropriato dello strumento principale attraverso il quale realizzare la propria dignità.

In questo senso risulta illuminante la prefazione che Adam Smith scrive a questo libro:

“Il lettore che abbia famigliarità con il mio trattato sulle origini e le cause della ricchezza delle nazioni ricorderà quale era l’ormeggio da cui le mie meditazioni muovevano per inoltrarsi nell’oceano ancora in gran parte inesplorato della scienza economica: l’importanza della divisione del lavoro.

L’esplorazione di quell’oceano si è compiuta solo in minima parte, e devo constatare con qualche rammarico che a oltre due secoli dal mio tentativo molti esploratori si sono perduti, e altri sono tornati all’approdo millantando la scoperta di nuovi fantastici lidi senza peraltro avere fornito prove adeguate della loro esistenza e della loro collocazione.

Ben pochi degli spazi bianchi nelle mappe di quell’oceano sono stati adeguatamente colorati. Se i risultati sono stati così deludenti non è impossibile che una parte di responsabilità vada attribuita proprio all’enfasi da me introdotta sulla divisione del lavoro: che ha indotto, per continuare con la metafora, molti nocchieri a cercare, nel mare della nostra ignoranza della natura umana e dei sentimenti morali, non dei nuovi continenti ancora sconosciuti ma piuttosto dei piccoli scogli, vicini alla costa e quindi facilmente raggiungibili anche con mezzi modesti, ma perlopiù privi di quelle ignote ricchezze che tanto potrebbero contribuire al progresso dell’umanità.

È quindi con vero piacere che presento al pubblico un’opera in cui la divisione del lavoro viene finalmente intesa come ciò che dovrebbe essere: vale a dire la collaborazione fra ingegni totalmente diversi da loro, con origini intellettuali e professionali talmente differenti da rendere la loro collaborazione un’impresa molto peculiare, e il suo risultato un’autentica opera d’arte. 

Secondo un critico non troppo benevolo delle mie ricerche, tale J.A. Schumpeter, ai miei tempi uno studioso poteva ancora vagare per tutti i campi della scienza e dell’arte e scrivere sui più diversi argomenti. Rivendico con orgoglio questo mio vagare, e sono molto contento che fra i giovani vi sia chi segue le mie orme (il più anziano dei tre au- tori ha un quarto dei miei anni, il più giovane un quinto).

Chi ha scritto il libro che state per leggere ha avuto il coraggio di affrontare, nuovamente e finalmente, dei temi di amplissimo respiro; sì che quando ritornerete dal viaggio nell’empireo cui sarete stati accompagnati potrete guardare alla nostra povera terra con occhi più lustri e più aperti.”

CONCLUSIONE

Consiglio questo libro perché in esso ho riconosciuto l’urgenza di riflettere sulla nostra attualità, su quanto sta cambiando all’interno della nostra società. Ringrazio molto Andrea Surbone, Pietro Terna e Dunia Astrologo per aver scritto un libro su un tema controverso, ma importante!

In questo libro c’è tutto: la concretezza di Dunia Astrologo, con l’esame delle potenzialità alternative al modello capitalistico rese possibili dall’onda dell’innovazione tecnologica; la fantasia di Pietro Terna, nella narrazione di un mondo dell’abbondanza nel quale i prezzi svaniscono; l’utopia di Andrea Surbone, grazie all’uscita dal paradigma del denaro. Gli autori traducono la propria esperienza in una proposta politica, economica e sociale.

Chi sono

29 anni, blogger, agente letteraria e mamma di Gemma. Credo fermamente nella bibliodiversità e nelle realtà editoriali indipendenti, le quali spesso nascondono perle di cui pochi sono a conoscenza.

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