“Senza il timore di esser soli” è una raccolta di racconti, o almeno così questo libro verrebbe catalogato in una qualsiasi biblioteca. In realtà si tratta più di una corsa fra immagini e persone, con salti di spazio e un susseguirsi di emozioni spesso spiazzanti e ben presto il lettore capisce che nel mondo di Cimino nulla è coma potrebbe apparire ad una prima occhiata, e non si deve cadere nel tranello delle conclusioni scontate, o del facile effetto cinematografico di molti tentativi letterari contemporanei.
TRAME DEI RACCONTI
Proviamo a scorrere alcune tappe di questo viaggio.
All’interno di un carcere maschile la vera pena è il potere di chi, pur potendolo, non permette alcun tipo di spazi personali per i reclusi; in misteriosi sotterranei si aggira uno degli ultimi soldati rimasti sulla Terra, spietato nell’eliminazione delle ultime testimonianze di normalità solo schiacciando un bottone; quando a Napoli il gol di Maradona sconfigge la Juve, si respira qualcosa cha va al di là del tifo, l’incredulità diventa leggenda; un’umanità sopravvissuta trova rifugio sulla vetta di una montagna, e poco importa se la speranza è follia, l’importante è esserci e provare a resistere; all’interno di un piccolo appartamento una vecchina si racconta e quella che appare come un’anziana un po’ maniaca in realtà racchiude in sé il ricordo di un amore che ha resistito al tempo; un pugile al suo ultimo match, tra un round e l’altro, ricorda la sua vita e i pugni dell’avversario si sommano a quelli che la realtà ha inferto prima ai suoi genitori e poi a lui, senza possibilità di riscatto; una scolaresca di bambini educati a scegliere e a decidere mette in scacco la piatta autorità di superiori miopi e mediocri; ascoltare una canzone spesso ha un potere evocativo che sfugge al nostro controllo emotivo e ci fa luccicare gli occhi.
STILI NARRATIVI
Si potrebbero aggiungere dettagli, descrizioni di personaggi, ma solo la lettura può davvero evidenziare l’originalità di questi racconti, magistralmente condotti con stili narrativi diversi, tra fantascienza, dialoghi da copione teatrale, flusso di coscienza, prosa classica da antologia, tono cupo da noir gotico. Spesso si ha l’impressione di toccare con mano la cultura letteraria e non degli ultimi 50 anni: c’è la coscienza della catastrofe da guerra nucleare, ma anche il vissuto legato alla malattia, c’è l’invasione devastante dei contatti online, che rischiano di mandare all’aria il senso stesso dello stare insieme e dei rapporti personali, ma c’è anche la volontà di resistere a tutti i costi per restare dentro ai confini dell’umanità, c’è un rincorrersi di immagini proprio del miglior cinema (più volte le storie potrebbero essere dirette e/o interpretate da Robert De Niro o Clint Eastwood), ma anche il legame forte e senza fronzoli con la realtà territoriale partenopea, con case che si guardano a distanza di poche spanne, come sarebbe piaciuto a De Filippo ( che avrebbe a sua volta ceduto al tiro divino di Maradona). E non per nulla compaiono citazioni forti, come fossero a loro volta personaggi, di Che Guevara e Martin Eden di Jack London.
FILO CONDUTTORE
Eppure una raccolta che si rispetti dovrebbe avere un filo conduttore. Tranquilli, c’è, eccome: è il tempo, in particolare nelle parole “sempre, ora”. Semplici avverbi, secondo la grammatica, ma qui lasciano un’impronta narrativa di grande forza: il tempo diventa padrone, nel vissuto del presente come nel ricordo, ora tiranno ora consolatore, ora indispensabile mattone per l’edificio della resistenza morale, la parola “sempre” diventa eterna e un semplice “ora” imprime una svolta alla vita.
PREMIO
La bravura di Sergio Cimino è talmente immediata ed evidente che appare persino superfluo sottolinearla. Ma è un vero piacere sapere che uno dei suoi racconti, “Stud pensa nell’angolo” (quello del pugile), è il terzo classificato alla XII edizione del Premio Letterario Nazionale Giovane Holden, sezione Romanzo Inedito.
(RECENSIONE DI LINA MORSELLI)
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